Al bordo del confine ovest del comune di Firenze, si apre uno spazio indeterminato, ancora apparentemente vuoto, in realtà gravido di tensioni, di errori, di interessi speculativi morbosi, di paure, e, nonostante tutto, anche di speranze e di qualità ambientali, certo residue, ma ancora di alta potenzialità. E’ un ambito quindi strategico, ma per strategie contrapposte, che inevitabilmente si confrontano nell’unico spazio rimasto, che diviene punto di attrazione di logiche antitetiche, nodo al pettine di tutte le contraddizioni in atto.
Al momento sembrerebbe che prevalga la logica dei più aggressivi, il partito dell’aeroporto parallelo con la pista lunga, che così “asfalterebbe” tutte le possibili alternative, oltre che, in maniera non figurativa ma reale, una gran parte del residuo Parco della Piana. Le diverse strategie delle politiche contrapposte sono note, eccole in sintetizzate.
Esse vanno appunto da quelle della “grande opera aeroporto” che intende appropriarsi dell’intero e unico spazio disponibile sviluppando una soluzione talmente grossolana da schiacciare tutto l’esistente circostante, mettendo inoltre a rischio l’incolumità e la sicurezza della città e dello stesso Centro Storico di Firenze e cioè della fonte stessa della ragione dell’opera, con un intervento dove non si capisce cosa sia prevalente se il cinismo o l’irresponsabilità. E se pensate che questa valutazione sia esagerata o di parte, tenete conto di quanto l’ineffabile sindaco di Firenze ha risposto oggi agli studenti del Polo Scientifico che contestavano la scelta dell’aeroporto (che tra l’altro mette fuori uso le apparecchiature scientifiche del Polo stesso) affermando che l’opera è voluta dal mondo imprenditoriale, che nel futuro sarà quello che darà loro il tanto sospirato lavoro, e di cui quindi il comune si fa tranquillamente garante.
La prevaricazione della soluzione aeroporto mette in difficoltà anche le altre manovre speculative di scala urbana- metropolitana dal nuovo Stadio alla Fondiaria oltre la scuola carabinieri, al nuovo Inceneritore (perché di questo in ultima analisi si tratta), al complesso infrastrutturale delle diverse mobilità comunque esistenti ed in espansione. Si tratta di un insieme che costituisce e che ha costituito il nodo strategico delle miopi visioni urbanistico-affaristiche delle politiche territoriali fiorentine.
Vi è infine la questione, anch’essa strategica nel sistema ambientale urbano e metropolitano che vede nelle aree del nodo della Piana fiorentina l’ultima soluzione, sebbene assai problematica, di potere mantenere alcune continuità ambientali essenziali, per l’intero sistema ecologico metropolitano, e contemporaneamente per consentire alla città e alle periferie fiorentine di potersi allacciare al Parco della Piana.
Ma il Parco potrà esistere solo se l’aeroporto non verrà fatto, poiché esso in realtà occupa proprio le aree a loro volta più “strategiche” del Parco stesso, comprese anche alcune zone ecologiche di pregio. L’aeroporto più che altro tenderà ad occupare le zone del “cuore del bacino fiorentino”, prolungando la città dentro lo spazio del Parco, fino alla Chiesa dell’Autostrada, dividendo così in due l’area del Parco stesso. Il Parco, o comunque una grande area ecologica, di agricoltura periurbana e di sostegno e di rinnovo delle periferie delle città è al centro della intera strategia alternativa metropolitana.
Ma vi è anche un insieme di situazioni e di fenomeni nel nodo Piana fiorentina che raramente sono tenuti presenti e che costituiscono invece un aggregato disomogeneo di crisi laceranti, che vanno dalle popolazioni espulse ormai anche dai luoghi dell’abbandono periferico, ai livelli di inquinamento sempre più spesso oltre ogni limite di tolleranza, allo stato di tensione sociale ed economico delle periferie limitrofe alla Piana, alla trascuratezza delle trame idriche e allo stato di abbandono dei terreni agricoli, fino a una serie di situazioni “border line”, tutte neppure ben note, e pure in crescita continua. Questa situazione complessiva non è ufficiale ma è comunque già ben presente, e ignorarla è colpevole e pericoloso.
Evidentemente queste strategie non son conciliabili e compatibili, ma quelle che dovessero risultare perdenti e compromesse, inevitabilmente riaffioreranno di fianco, o con dinamiche di retroazione tanto più irruente quanto più saranno state espulse dal nodo centrale metropolitano della Piana fiorentina, da parte di politiche territoriali ed umane aggressive, totalizzanti e autoritarie.
Giorgio Pizziolo è un urbanista
Giorgio Pizziolo
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