L’ultimo romanzo del colombiano Gamboa, Preghiere notturne, ci porta, a mio avviso, nel ‘nonsolonoir’, perché non ci troviamo di fronte a vari omicidi da cui scaturiscono le indagini del tutore dell’ordine, sia esso commissario o altro, a cui fa da semplice sottofondo lo scenario socio/politico in cui si svolge il tutto.
In questo caso quanto viene descritto ha certamente al centro un mistero che, pagina dopo pagina, induce il lettore a vedere come può andare a finire, ma lo sfondo socio/politico passa in primo piano o quanto meno va in parallelo con l’evolversi dell’azione nel romanzo.
Non potrebbe essere altrimenti con uno scrittore colombiano. In primo piano c’è la Colombia con il suo narcotraffico, i paramilitari, i desaparecidos, le famiglie spaccate al proprio interno dagli avvenimenti che si susseguono in progressione, in definitiva una società malata, anzi marcia, ma anche l’Iran col suo oscurantismo religioso, l’India, il Giappone e la famigerata Thailandia con le sue carceri tristemente famose e il suo turismo sessuale.
Fili che si intrecciano e fanno emergere i due protagonisti del romanzo (due fratelli). Ma l’evoluzione del romanzo attorno al rapporto tra i due porta con sé l’affermarsi di una figura femminile, lasciando un po’ indietro l’altro protagonista, e distanti tutti gli altri. Una figura femminile che riesce a racchiudere in sé tutta la storia narrata da Gamboa. Un romanzo a tratti anche forte nella descrizione degli avvenimenti, in tutti i suoi aspetti: da quelli affettivi a quelli più esplicitamente erotici, da quelli prettamente politici a quelli più narrativi.
Anche il finale rientra in tutto questo: un finale che non è una fine o meglio lascia aperte varie possibilità: una prosecuzione oppure, cosa ancora più probabile, un non/finale. Un romanzo che dà ragione a MV Montalban nel definire Gomboa l’autore colombiano più importante insieme a Gabriel Garcia Marquez.
Santiago Gamboa: Preghiere notturne, edizioni E/O, Roma 2013
*Edoardo Todaro, libreria Majakowskij CPA-Fi sud
Edoardo Todaro
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