E’ vero che alla base del crollo sul Lungarno c’è un evento meccanico accidentale come la rottura di una dorsale dell’acquedotto, ma è anche vero che la città è soggetta a rischi, pericoli, incidenti, anche fatalità. Invece di imprecare oggi contro la sorte malvagia e ria, e da domani continuare ad aumentare i rischi con interventi vari, bisogna cercare di creare reti di protezione, diminuendo i fattori di rischio o creando le condizioni per minimizzare i danni sulle strutture esistenti.
Publiacqua investa gli utili netti, che nel 2015 ammontano a 29 milioni di euro, nel controllo, nella manutenzione e nell’ammodernamento della rete (http://www.usbpubliacqua.it/spip.php?article3600).
Visto che i fiorentini pagano, tra l’alto, le tariffe più care d’Italia non meritano di essere tartassati e subire anche i danni di una rete idrica che fa acqua da tutte le parti, con tubi vecchi di 60 anni (mentre dovrebbero essere al massimo di 40). Ma è il modello di gestione dell’acqua pubblico-privato che piace tanto a Renzi che impone di investire gli utili in parte nella remunerazione del capitale e in parte in fondo investimenti, anziché nella manutenzione delle strutture come sarebbe necessario.
perUnaltracittà
Ultimi post di perUnaltracittà (vedi tutti)
- Le università pubbliche sono sotto attacco. Anche il rettore Montanari lo è - 21 Novembre 2024
- Crisi climatica e ecologia conflittuale: parliamone il 28 novembre a San Niccolò - 9 Novembre 2024
- Firenze: le sorprendenti (vecchie) idee della Soprintendente - 28 Ottobre 2024