30 giugno 2016: Dario Nardella, Sindaco di Firenze (e quindi anche del suo sottosuolo, e della relativa falda, ma evidentemente a sua insaputa) si è accorto, e ha dichiarato con enfasi, che il sottoattraversamento Tav di Firenze è una pessima idea, ma proprio pessima, mancava solo che aggiungesse “non so a chi gli è venuta in mente una simile castroneria, perbacco!”
Naturalmente fino al 29 giugno la musica era un’altra, le grandi opere infrastrutturali non si possono fermare, l’ammodernamento, il progresso, lo sviluppo… e chi non lo capisce sono solo i gufi, i partigiani del no a prescindere e via banalizzando.
Tant’è. Prendiamo atto che, forse, qualche disastro potrà esserci risparmiato, e che, forse, hanno buttato dalla finestra (sotto c’era chi li prendeva) solo una parte dei tanti tanti soldi che dovevano essere ingoiati dalle voragini fiorentine.
Si indovina una effervescenza amara e imbarazzata che tracima dai palazzi del potere; la novità non pare molto gradita a chi ha urlato per venti anni che questo progetto era “strategico”, “indispensabile per il sistema ferroviario”, che “portava Firenze in Europa”, che “la TAV non può saltare Firenze“, ma si è subito adeguato.
È bastato che Nardella spacciasse per sua la decisione di abbandonare il progetto (in realtà questa viene da lontano), che il ministro Graziano Delrio la confermasse in un convegno organizzato dalla Regione, e subito tutti si sono allineati alle nuove strategiche e miracolose innovazioni tecnologiche che potenzierebbero il sistema ferroviario fiorentino invece degli sciagurati tunnel.
[perfectpullquote align=”left” cite=”” link=”” color=”” class=”” size=””]Le imbarazzanti acrobazie politiciste degli amministratori pubblici[/perfectpullquote]
In un paese normale molti avrebbero perso la faccia in queste acrobazie politiciste, ma si sa che le facce del potere sono spesso di bronzo, inossidabili e sempre pronte a sorridere a chi li sovrasta. In 24 ore tutti, o quasi, sono passati a parlare di tecnologie che garantirebbero la moltiplicazione dei treni senza scavare tunnel. Nessuno dice che queste tecnologie non sono nate due mesi fa, ma esistono da decenni.
È comunque palpabile l’imbarazzo, perché le proposte che stanno uscendo sono esattamente quelle di buon senso fatte da chi si è opposto al progetto Tav. Vogliamo dire che avevano ragione i cittadini mentre la politica si è presa un granchio ventennale?
Il gruppo perUnaltracittà si è posto fin dall’inizio (era il 2004), accanto al glorioso Comitato No Tunnel Tav, a denunciare l’assurdità di due gallerie che avrebbero danneggiato molte migliaia di appartamenti, ad una stazione sotterranea scollegata da ogni altro servizio ferroviario che ha bloccato il naturale flusso della falda creando enormi rischi.
Ci sarebbe da fare la storia dei cantieri Tav a Firenze, di tutte le forzature per imporre un progetto dalle lacune enormi, del verminaio di aziende e politica (da quella locale a quella nazionale) cresciuto attorno ai lavori: due inchieste della magistratura hanno fatto luce sulla corruzione, sulle frodi, sulle mafie infiltrate, sui disastri ambientali per un criminale smaltimento di terre inquinate; si è arrivati addirittura al montaggio di una fresa taroccata che non poteva scavare. Una di queste inchieste della magistratura è partita proprio dall’esposto depositato in Procura nel luglio 2010 e firmato dalla consigliera Ornella De Zordo, dopo che il gruppo perUnaltracittà aveva inoltrato varie segnalazioni anche alla Commissione Europea.
Non crediamo siano le innovazioni tecnologiche ad aver fatto cambiare idea al sindaco Nardella e al governo, ma la coscienza che questo progetto, se fosse andato avanti, sarebbe stato un disastro ambientale, economico, urbanistico e politico. Questa coscienza è nata, si è diffusa ed è cresciuta per il lavoro di chi, fin da subito, ha denunciato che il progetto Tav fiorentino era una follia.
[perfectpullquote align=”right” cite=”” link=”” color=”” class=”” size=””]Buttati ad oggi 760 milioni di euro. Chi risarcirà i cittadini?[/perfectpullquote]
Ci sarebbe da chiedere a quelli che in 24 ore hanno cambiato idea chi risponderà della voragine fisica ai Macelli e della voragine economica che questa follia è costata: 760 milioni di euro! Una cifra enorme con la quale si sarebbero potuti comprare treni nuovi per i pendolari, potenziare le linee esistenti, costruire un sistema di trasporto pubblico nella Piana.
C’è da chiedere conto delle ferite profonde lasciate alla città: il polmone verde dei Macelli ha lasciato il posto ad una voragine lunga 500 metri, larga 50 e profonda più di 10 metri e ad un’area di cantiere di diversi ettari; sia ai Macelli che a Campo di Marte la falda è impattata e andrà ripristinata; in via Zeffirini soprattutto, ma in tutte le aree attorno ai cantieri, si sono esposte le persone a polveri e rumori; per il rischio di danni collegati al lavoro della fresa si è abbattuto il valore degli immobili per almeno 20 anni danneggiando gravemente migliaia di famiglie.
Chi ci ripaga di tutto ciò? I responsabili devono rendere conto dello sperpero e delle ferite già inferte alla città, e noi li conosciamo: sono stati tutti nella passerella politica di Firenze, della Toscana e dei vari governi, non si possono dimenticare.
Noi siamo stati e saremo alternativa a tutto questo.
*perUnaltracittà, laboratorio politico – Firenze
perUnaltracittà
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Il passaggio dell’Alta Velocità da Firenze ha una storia antica…
Iniziarono le FFSS commissionando un progetto di massima a Pierluigi Spadolini, con la stazione in superficie a Campo di Marte e poi la linea che si interrava sotto la collina del Poggetto e si ricollegava a Castello con la linea per Bologna (un tracciato ottimale da un punto di vista trasportistico).
Le forze politiche della Città si opposero, e con la parola d’ordine della “centralità di S.M.Novella” l’allora sindaco Mario Primicerio affidò lo studio del masterplan al “Gruppo Zevi” , di cui ho fatto parte, che in contrapposizione, a volte anche vivace, con FFSS , definì il tracciato attuale ipotizzando la stazione sotterranea nell’area a fianco di Viale Redi.
Il progetto fu presentato nel Salone dei 500, presente l’allora ministro dei trasporti Burlando.
La Soprintendenza si oppose per salvaguardare l’edificio del Mazzoni, sull’angolo di viale Redi (quello dal quale adesso fanno uscire la tramvia…)
Il progetto fu nuovamente cambiato e collocato nell’area dei macelli, a fianco di viale Corsica e fu commissionato a Italferr il progetto definitivo (al quale collaborò anche il Gruppo Zevi)
Nel frattempo erano sorte molte criticità, le elezioni erano prossime, Primicerio rinunciò a ricandidarsi, e già si parlava dell’esigenza di un nuovo progetto.
Avendo studiato a fondo il problema, incontrammo Domenici prima delle elezioni, e gli dicemmo chiaramente che la soluzione migliore per Firenze sarebbe stata il sottoattraversamento a monte (senza disturbare la città) e la stazione a Castello, raccordata a S.M.Novella con un breve tratto di metropolitana in superficie, sui binari ferroviari esistenti.
Fu l’ultima volta che lo vedemmo.
Dopo poco decise (in giunta) di spostare la stazione di 300 metri, (per poter spostare Mucchilatte) e di fare un nuovo progetto (affidato a Foster)
Inutilmente ci furono critiche e progetti contro (come quello di Maschietto per la stazione a Castello coincidente la nuova aerostazione) …
Il resto è cronaca di oggi
Grazie per la ricostruzione storica…certo, al di là di come la si pensi sul tunnel, la classe politica che si è succeduta negli ultimi 20 anni ha mostrato tutta la sua incapacità a governare anche questo processo (tra i tanti).
Belle parole, belle davvero. Mi compiaccio per il lavoro di Un’altra città e naturalmente buon proseguimento