Passeggiare oggi per San Salvi stringe il cuore. Gran parte del complesso giace in uno stato di deplorevole conservazione, una condizione segnata da troppi anni d’incuria e aggravata dal devastante uragano dello scorso anno che ha infierito pesantemente sugli edifici e sul patrimonio arboreo del parco.
Un’area di grande qualità e bellezza, ricca di molteplici potenzialità, si va inesorabilmente trasformando nel suo opposto: in un luogo sempre più connotato dal degrado e dalla desolazione, in un atroce monumento allo spreco di una risorsa urbana tanto preziosa quanto indispensabile alla diffusa domanda di salute ambientale e di benessere collettivo. Essa sembra così assurgere a simbolo emblematico del destino riservato, dalla nostra classe dirigente, ai beni culturali e ambientali: quanto patrimonio edilizio storico viene similmente lasciato in abbandono, svuotato di ogni funzione per essere poi eventualmente svenduto al primo offerente, reso esclusivo e trasformato in fonte di speculazione immobiliare o turistica.
Nel caso di San Salvi, Regione, Comune e Asl, in dispregio delle volontà espresse dalla cittadinanza attiva interessata alla sua trasformazione, si adoperano unicamente per privatizzare (il Piano Urbanistico Esecutivo adottato nel 2007 è tutt’ora in essere) o per recintare e chiudere le parti attualmente adibite alle funzioni amministrative, lasciando tutto il resto nel degrado. Il riferimento è alla delibera dell’ASL n. 86 del 22/02/2016 dove si prevede che tutta l’area ovest di San Salvi con gli ex padiglioni che un tempo costituivano l’ospedale psichiatrico vero e proprio, occupata attualmente dagli uffici dell’Ente per i Servizi Tecnico- Amministrativi Regionali (ESTAR) e dalla contigua RSA “Le Civette”, verrà delimitata e chiusa con le aree esterne di pertinenza “opportunamente arredate e sistemate” (sic!) e con i porticati ad arco resi “di esclusivo servizio alla sede” dell’ESTAR.
I dirigenti del servizio sanitario toscano sembrano dimenticare che il PIANO STRUTTURALE 2010 destina il Parco storico di San Salvi, a Parco pubblico facente parte integrante del sistema del verde del Quartiere 2 e che, sin dal maggio 1993, l’area è sottoposta a Vincolo della Soprintendenza per la salvaguardia del carattere più pregiato del complesso monumentale, quello relativo al suo disegno unitario, ispirato ad una funzionale e sapiente fusione fra interno ed esterno, fra padiglioni e parco circostante. Una configurazione rispondente all’atto della sua progettazione a fine ‘800, ad una concezione estremamente avanzata di terapia psichiatrica strettamente legata all’ambiente di cura, oggi da preservare come importante memoria del luogo e della sua storia.
Per i cittadini, da entrambi questi fattori dovrebbe derivare l’obbligo istituzionale della conservazione di San Salvi, a cominciare da quanto danneggiato dall’uragano, e dall’adozione di una corretta manutenzione del Parco da anni fortemente compromesso sul piano fitosanitario e decimato dagli ultimi eventi meteorologici nella sua dotazione di verde. Occorre salvaguardare e ripristinare la cornice verde dei magnifici viali alberati, i giardini e boschetti interni all’edificato con le loro essenze vegetali originarie, la loro sapiente interconnessione appositamente creata dai passaggi sotto i graziosi porticati ad arco e da un reticolo di percorsi che si snodano fra i padiglioni.
Inserire ulteriori barriere in un contesto, già gravato da recinzioni improprie (v. il caso di Villa Fabbri) oltre a compromettere il suo “tessuto comunicante e variegato” (Fondazione Michelucci) oggetto primario della tutela ambientale, contraddice l’istituzione stessa di Parco pubblico, che di regola dovrebbe essere il più possibile aperto al godimento e alla piena fruizione di tutti i cittadini.
Il nostro comitato continuerà a opporsi ad ogni espropriazione di San Salvi, a promuovere il recupero sociale e culturale dell’ex ospedale psichiatrico e la valorizzazione ecologica del suo parco storico, in consonanza con le proposte formulate di recente da un numeroso gruppo di cittadini, che hanno attivato e concluso un importante Processo partecipativo, finanziato dalla stessa Regione, denominato significativamente “San Salvi per tutti”.
*Comitato San Salvi chi può
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