In occasione della recente presentazione del nuovo stadio dei fratelli Della Valle a Firenze è andato in scena un vero e proprio festival del provincialismo e del servilismo.
Provincialismo, perché questo progetto, dopo decenni di frustrazione bottegaia, secondo la comunicazione dominante, potrà finalmente consentire a Firenze il meritato riscatto (ne ha davvero bisogno?) rispetto al fior fiore delle metropoli internazionali, a tal punto che “Tokyo in confronto sembrerà Sorgane”, mentre i turisti “visiteranno la periferia nord fiorentina con lo stesso sguardo sognante che indossano quando passano su Ponte Vecchio”, solleticati dall’aria “molto sexy” di questa arena. Chissà cosa potranno combinare: ne vedremo delle belle.
Il nuovo stadio della città, affermano, non avrà nulla da invidiare a quelli di Monaco, Bilbao, Bordeaux, Nizza. Perdinci! “Qui a Firenze non siamo secondi a nessuno” sembrano dire in coro i protagonisti della surreale vicenda.
Servilismo, perché a scorrere i commenti sembra di rileggere le trionfanti lodi alle imprese del trascorso ventennio fascista. Cosa pensare quando si legge che le “morbide volute” dello stadio gareggeranno con “le guglie aguzze” del Palazzo di Giustizia “in una gara ideale di architetture contemporanee”? “Costruiremo un tempio sopraelevato che ci permetterà di superare i nostri limiti”, sarà uno “stadio da Rinascimento”, mentre la “rivoluzione” comincia qui e ora con i Della Valle e la corte dei loro valletti.
I cronisti fanno a gara nel paragonare, in maniera blasfema, le forme del nuovo stadio all’ottagono del Battistero, e, visto che ci siamo, all’ottagono del tamburo della cupola del Brunelleschi e, perché no, anche a quello delle Cappelle Medicee. Per di più ricorda anche il Giglio di Firenze, così siamo tutti contenti, storici dell’arte, tifosi e concittadini mossi dal sacro furore campanilista.
Al di là della retorica roboante di questi giorni, pensiamo sia necessaria un po’ di onesta intellettuale: le cose vanno chiamate con il proprio nome.
Siamo di fronte ad una grossa operazione finanziaria e immobiliare che utilizza strumentalmente un bene comune, la nostra città, quella dei vecchi e dei nuovi abitanti, per consentire alle società coinvolte di occupare una superficie di 48 ettari, di costruire volumi edilizi esorbitanti, per ricavare alla fine un utile di circa 30 milioni l’anno. La faccenda sta tutta qui, in questo semplice calcolo economico.
Non interessa poi se, con l’avallo dell’amministrazione comunale, si mette a ferro e fuoco un intero sistema urbano, se si fa sprofondare tutta la zona ovest, da Rifredi a Novoli a Peretola sotto il peso di questa pesante speculazione immobiliare, se si alterano i delicati equilibri del rapporto tra la città, la Piana e il suo ambiente. Tanto le regole e i controlli sono saltati, si conformano ai desiderata dei privati. Anzi sembra che l’amministrazione pubblica e il suo apparato tecnico si siano trasformati in una sorta di consulenti, di facilitatori a disposizione del privato, in questo caso dei Della Valle, affinché il progetto proposto possa passare indenne attraverso le maglie della vituperata burocrazia comunale.
Altro che urbanistica liquida, qui siamo proprio di fronte all’urbanistica evaporata, evanescente, le cui “regole” sono delle finzioni senza più alcuna credibilità.
La retorica dei valletti di turno servirà poi a giustificare e a far sembrare necessarie queste operazioni.
L’ingorgo è garantito, sarà pesantissimo. Basta osservare la mappa della zona: in pochi chilometri si concentreranno questi nuovi volumi, stadio, alberghi e centro commerciale (poco più piccolo di quello dei Gigli di Campi Bisenzio), oltre alla Scuola dei Marescialli, Nuova Mercafir, Autostrada Firenze Mare e Nuovo aeroporto intercontinentale. Una micidiale successione di funzioni molto ingombranti che andranno ad intasare la principale via di accesso e di uscita da Firenze verso la Piana e l’Appennino. Un vero e proprio tappo la cui retroazione si farà sentire sull’intero sistema dei trasporti della città, appesantendolo enormemente.
I profitti saranno privati, i costi socializzati e scaricati sull’intero sistema territoriale.
Sulla localizzazione di queste funzioni grava anche il rischio di incidente aereo messo in evidenza dalla Commissione nazionale di VIA sul nuovo aeroporto di Firenze. Lo stadio e gli annessi volumi commerciali si trovano sulla direzione di sorvolo degli aerei a poche decine di metri e, stante il parere del Ministero, non sono stati valutati a sufficienza gli “scenari probabilistici sul rischio di incidenti aerei” di questa opera che, come afferma il Presidente del TAR Armando Pozzi, è “viziata da eccesso di potere per difetto di istruttoria, irrazionalità e illogicità”.
In questi giorni abbiamo sentito impropriamente parlare di rivoluzione, vorremmo ricordare che, secondo noi, “oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza”. Quella che ci viene imposta è in realtà una pericolosa involuzione culturale, politica e sociale.
In un’epoca di profondo ripensamento degli scenari economici, di nuova attenzione ai contesti ambientali e alla qualità della vita delle persone, di nuovi modelli urbani ecologici e socialmente equilibrati, i Della Valle e i loro sodali continuano a proporci progetti monstre obsoleti, vecchi, datati, testimoni della loro afasia culturale e intellettuale, incubi alla “Truman show” del tutto superati.
Invitiamo coloro ai quali sta realmente a cuore Firenze, a partire dai numerosi tifosi fiorentini, ad estendere e approfondire il dibattito sulle presunte qualità delle scelte in corso, ad adoperarsi affinché questa vergognosa operazione sia bloccata per riaffermare un’idea di città amministrata in nome dell’interesse collettivo dei suoi cittadini e non del solito dominus di turno.
La follia speculativa e la sottomissione amministrativa stanno preparando un tormentato futuro che tutti noi vorremmo evitare.
*Antonio Fiorentino
Antonio Fiorentino
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Un altro diluvio di cemento dopo la vergognosa vicenda della Scuola sottufficiali CC., una vera cittadella militare avulsa dalla città vera. Panem et circenses è la nuova frontiera dei partiti-comitati di affari. I tifosi dovrebbero ricordare che i della Valle non hanno vinto il benché minimo trofeo da quando sono alla testa della Fiorentina e che hanno sempre subordinato le sorti della squadra a questo invadente e faraonico progetto speculativo.