Non una di meno. Cronaca della mobilitazione a Firenze per l’otto marzo 2017: sciopero generale globale contro la violenza di genere sulle donne e contro lo sfruttamento.

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Insieme siam partite insieme torneremo, non una di meno, non una di meno!
Grazie a tutte e tutti quelle/i che hanno partecipato allo sciopero e alle manifestazioni convocate per l’otto marzo 2017.

E’ stata una giornata di grande mobilitazione. Il corteo ha coinvolto 8.000 persone e a partire dal mattino, dalle 10 fino alle 18, la piazza Santissima Annunziata è diventata la piazza del desiderio, dove ognuna/o poteva essere libera/o di essere quello che voleva. La piazza Santissima Annunziata, è stata scelta come luogo simbolo per protestare contro la chiusura dei consultori. In piazza si sono tenuti laboratori femministi, la consultoria autogestita, c’erano banchini dei sindacati che hanno indetto lo sciopero lanciato da non una di meno, e c’era un microfono aperto che ha visto alternarsi interventi sulle ragioni e il valore dello sciopero nella produzione e nella riproduzione, sugli otto punti per l’otto marzo, interventi di lavoratrici in sciopero, lettura di poesie, prosa, proposte e performance teatrali. E musica.

Contemporaneamente si sono tenuti presidi in diversi luoghi della città: consultori, servizi salute e sociali sono stati presidiati e sono stati oggetto di proteste da parte di lavoratrici e lavoratori della sanità pubblica e delle donne sotto sfratto. Presidi anche delle lavoratrici ATAF e Publiacqua. Si sono tenute azioni di protesta per lo smantellamento della sanità pubblica e chiusura dei consultori anche nel Mugello, da dove una delegazione ha raggiunto la piazza.

La piazza Santissima Annunziata è stata frequentata da migliaia di persone dalla mattina fino alle 18 quanto è partito il corteo. Durante il corteo ci sono state delle soste con performance di protesta: di fronte alla Regione contro la chiusura dei consultori, di fronte alle scuole contro la “buona scuola” e contro il sessismo, davanti alle farmacie contro chi obietta e non dà la RU486, di fronte al punto vendita H&M contro la precarietà del lavoro qui e lo sfruttamento in paesi lontani per produrre la merce, di fronte alla curia contro le ingerenze del Vaticano sulle scelte delle donne e contro l’obiezione di coscienza. Fra gli slogan: il corpo è mio, decido io!; ma quale papa ma quale dio, del corpo mio decido io; fuori la chiesa dai consultori; laici gli ospedali, laici i consultori, obiettiamo gli obiettori; fuori la chiesa dalle mutande!; no alla violenza del patriarcato, se non valiamo non produciamo; no alla violenza del patriarcato, se non valiamo noi scioperiamo; dentro le case non ritorneremo, sempre più in piazza noi saremo; la notte ci piace vogliamo uscire in pace; la nostra libertà non si tocca, la difenderemo con la lotta. In piazza tantissime giovani e giovanissime a sottolineare che la lotta continua! All’arrivo in piazza Santo Spirito, la serata è andata avanti con musica femminista in piazza.

Abbiamo notato la scarsa copertura da parte dei media, ma di fronte all’insorgere di un rinnovato impegno a costruire libertà ed autonomia da parte di chi non ne dispone, la prima difesa del potere è occultare. Inoltre sappiamo che opporsi al Vaticano e criticarlo in Italia è tabù.

Va sottolineato che tutta la mobilitazione dell’otto marzo a Firenze è stata decisa in autonomia e autogestione da Non una di meno Firenze. Infatti dopo l’incontro di Bologna del 3-4 febbraio (dove 2000 persone si sono riunite per scrivere il piano femminista contro la violenza contro le donne), ogni mercoledì “non una di meno Firenze” ha tenuto affollatissime assemblee aperte (90 persone alla volta) prima presso la Libreria delle donne e poi presso Santa Verdiana, Facoltà di Architettura, per organizzare l’otto marzo. Durante questi incontri abbiamo scritto insieme il volantino, abbiamo deciso di fare il presidio in piazza dalle 10 alle 18 e la manifestazione alle 18 (per permettere di partecipare a chi ha lavori precari e lo sciopero non lo può fare); abbiamo deciso insieme il percorso del corteo e le fermate performance che lo hanno animato; abbiamo deciso come organizzare le varie attività nello spazio della piazza. La manifestazione ha espresso tanto entusiasmo e fierezza come non se ne vedeva da tempo.

Eppure c’è stato chi ha remato contro con tutte le sue forze e chi non ha aderito perché “lo sciopero costa a chi lo fa e può essere convocato solo se connesso a obiettivi raggiungibili a breve” (parole della Camusso): eppure lo sciopero è stato indetto e ha visto una larga partecipazione. La cosa infame è affermare che la lotta contro la violenza di genere contro le donne sia un obiettivo non ottenibile a breve, affermando implicitamente di rinunciare a una lotta forte e determinata per vincere quella violenza ed eliminarla qui ed ora.

Lo sciopero è stato indetto su obiettivi primari e irrinunciabili, è stato uno sciopero che ha coinvolto donne e uomini in 51 paesi e chi ha guardato le foto delle manifestazioni ha verificato quanto siano state partecipate in tutto il mondo.

Il sindacalismo non può essere ridotto a questioni settoriali, ma riguarda i grandi temi di libertà, autonomia, diritto a fruire di tutto quanto viene socialmente prodotto, compreso l’accesso ai beni comuni. E poi neppure gli obiettivi settoriali oggi sono ottenibili senza una lotta contro neoliberismo ed austerity che deve avere un respiro europeo e internazionale. Ci sono obiettivi come quello dell’autonomia e della libertà delle donne, su cui non solo vale la pena lottare, ma che segnano la differenza fra persone che sono umane (e lo ritengono un obiettivo irrinunciabile) e persone che non lo sono (e pensano che non valga la pena di far nulla). Certo mi riferisco ad una rinnovata concezione di cosa significhi essere umani. Una contrapposizione simile a quanto è successo durante il fascismo dove c’è stato chi ha pensato che non ci fosse nulla da fare contro una forza brutale e inumana e chi invece ha capito e ha lottato fino alla liberazione.

Chi ha scioperato e ha partecipato alle iniziative ha dimostrato che le donne e gli uomini che mettono al primo posto la libertà e l’autonomia non sono rassegnati a pensare che eliminare la violenza contro le donne non sia un obiettivo raggiungibile a breve.

La lotta non è che all’inizio, perché Non una di meno sta preparando il piano nazionale femminista contro la violenza che non è un elenco astratto di diritti ma la definizione di azioni concrete e di politiche da realizzare per ottenere la fine del sessismo, del razzismo e dello sfruttamento. Azioni concrete che devono modificare le relazioni sociali nei luoghi di lavoro, nelle famiglie, negli spazi urbani, negli ospedali e nei consultori, nei servizi pubblici e privati, nelle scuole e nelle università, nella politica locale e internazionale, nelle tante frontiere da abbattere. Segno che le donne sanno di dover agire per non subire discriminazioni e ingiustizie. Contro sessismo, razzismo e divisione in classi per costruire la vera libertà.

Prossimi incontri a Firenze il 2 aprile e a Roma il 22 e 23 aprile.

*Marvi Maggio – Cobas Regione Toscana

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Marvi Maggio

Marvi Maggio, ricercatrice indipendente in questioni urbane e territoriali; socia fondatrice dell'International Network for Urban Research and Action; Architetta (laurea in Architettura Politecnico di Torino); abilitazione alla professione di architetto; Dottoressa di Ricerca in pianificazione territoriale ed urbana (Università di Roma La Sapienza); Master post lauream in Scuola di Governo del Territorio (SUM e Università di Firenze); Abilitazione Scientifica Nazionale alle funzioni di professore di seconda fascia per il settore disciplinare 8/F1 pianificazione e progettazione urbanistica e territoriale.

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