Un sindaco di piccola statura, messo lì in sostituzione di un più grosso calibro, ha deciso di dare una ripulita alla città. Che cosa ha fatto allora? Ha colpito duramente la speculazione edilizia? Ha denunciato casi di corruzione? Niente di tutto questo, anzi…
Prendendo alla lettera il significato della frase, per ripulire la città si è presentato sul sagrato di una chiesa a mezzogiorno e ha cominciato a versare acqua sui gradini.
Sembrava di vedere L’Apprendista stregone: l’acqua fluiva ovunque, scioglieva macchie di gelato e deiezioni aviarie in una broda che si raccoglieva alla base della scalinata andando a formare pozzanghere marezzate come carta fiorentina.
L’intento dichiarato di questa azione dimostrativa era quello di prevenire la sosta sui gradini dei turisti all’ora del panino. Dunque via il turismo mordi e fuggi per fare spazio al turismo siedi e paga!
L’operazione di facciata che consisteva nell’annaffiare la pietra serena era stata allestita con gran pompa (scusate il bisticcio): per l’occasione il sindaco si era circondato di dipendenti e di divise di ogni foggia, dall’innocuo pizzardone agli inquietanti marò, più qualche fotografo per confezionare il solito stucchevole spot contro il degrado.
Gli organizzatori avevano scelto come location la facciata della chiesa che conserva le spoglie mortali degli spiriti magni, proprio il luogo di cui il poeta disse che “Ove speme di gloria agli animosi intelletti rifulga ed all’Italia, quinci trarrem gli auspici”.
Se le premesse sono queste, trarremo le nostre conclusioni.
Tra le malaugurate premesse sotto cui nasce l’iniziativa di bagnare i sedili va annoverata l’ignoranza, che in questi amministratori, non privi di una certa infarinatura, assume la forma di un calcolato disprezzo di tutto il sapere che li contraddice.
Da sempre infatti i sagrati delle chiese e le gradinate dei palazzi ospitano pellegrini, sfaccendati e mendicanti, ma anche artisti filosofi e pittori.
In caso contrario non sarebbe stata dipinta la Scuola di Atene, non sarebbe stata scolpita l’enigmatica testa sul muro di Palazzo Vecchio e quel poeta milanese non avrebbe raccontato le disavventure della nobildonna che si vedeva assalita dagli accattoni.
E se qualcuno si è stancato di volare alto e preferisce discutere di cose più terra terra, eccolo accontentato: l’acqua usata dal comune non per rinfrescare i visitatori ma per scacciarli, sarà messa in conto ai cittadini. Questo accade nell’epoca in cui sembra che il mondo stia divorando a gran velocità le sue risorse, prima fra tutte l’acqua pura.
Al sindaco non interessa.
Non fu scritta per lui quella poesia di Pablo Neruda che elogiava nel primo cittadino di Firenze la maestà del popolo.
Il sindaco attuale ha in uggia il popolo, il mondo e i suoi problemi, a lui preme soltanto vendere la città al miglior offerente e fargliela trovare linda e pinta.
*Massimo De Micco
Massimo De Micco
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IL VERO DEGRADO DI FIRENZE è Nardella che fa acqua sui marciapiedi. E in via dè Neri s’incazzano… http://www.firenzetoday.it/cronaca/acqua-bivacchi-guerra-paninari-palazzo-vecchio.html
noi fiorentini,in esilio a Bergamo lo vediamo ancora meglio nella sua grandissima piccolezza.Grazie e un saluto
Potremmo proporre a questo sindaco innaffiatore di provare (provare perchè più difficile che innaffiare) ad andare a rifare vari selciati sempre in pietra serena completamente sconnessi e che circondano il palazzo ove risiede. Egli non li conosce, gira in macchina e non passa da lì…..
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