Bel Paese, terra di inchini!
Come non dimenticare quello disastroso di Schettino all’isola del Giglio: 32 morti con contorno di disastro ambientale. Oppure quello celebrato a Roma durante i funerali del boss Casamonica, con tanto di elicottero distributore dall’alto di variopinti e profumati petali di rosa. Amaramente famoso quello di Corleone, dove, al suono della campanella, la processione si ferma, guarda caso, proprio davanti alla casa del boss mafioso Totò Riina.
La storiografia degli inchini è ricca di episodi in cui sacro e profano si intrecciano strettamente, in cui è molto difficile separare il grano di una presunta cortesia dal loglio di un servilismo ad arte camuffato.
Nell’incertezza, la definizione della Treccani ci soccorre: l’inchino è inteso come “Atto di riverenza che si fa piegando un po’ la persona o anche soltanto il capo (talvolta accompagnato, spec. nel passato, da una leggera genuflessione): fare un inchino; s’allontanò con mille inchini; inchino col baciamano; fare un inchino davanti alla croce, a una reliquia, in segno di venerazione e di culto. Figurativo, atto di umiliazione, comportamento di ossequio interessato: è arrivato a quel posto a forza d’inchini”.
Come non ascrivere quindi alla categoria degli “inchini” più o meno ossequiosi la presentazione della riforma, in realtà della controriforma della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) che Carlo Galletti, sorprendentemente Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, terrà il 27 luglio nella sede della Confindustria a Roma?
È proprio curioso constatare che, a soli sei giorni dall’entrata in vigore, il Decreto Legislativo n. 104/2017, quello che, forzando la corretta interpretazione della relativa Direttiva europea, rende risibile qualsiasi residua affidabilità delle verifiche di compatibilità ambientale dei progetti delle grandi opere, non sia presentato nelle competenti sedi istituzionali.
A queste, con grande solerzia e tempestività, il ministero ha deciso di privilegiare (rendere omaggio?) l’interlocuzione con l’associazione degli industriali, che, come è noto, raccoglie gli interessi dei costruttori, dei proponenti i progetti, che hanno tutto l’interesse nel vedere smantellate le precedenti procedure della Valutazione di Impatto Ambientale.
Il ministro ci spieghi il motivo di questa scelta che riteniamo errata e profondamente ingiusta, pregiudizievole dell’autonomia che il ministero dovrebbe rigorosamente esprimere nei confronti delle parti in causa di un suo provvedimento. Davvero singolare!
Non solo, ma visto che un considerevole numero di associazioni ambientaliste, comitati e gruppi di cittadini, durante l’iter di approvazione del Decreto, ha presentato serie e motivate osservazioni, peraltro limitatamente prese in considerazione laddove il testo di legge era palesemente errato, visto che si era anche formato un vasto movimento di opinione, perché preferire la Confindustria al mondo della cittadinanza che sarà costretta a subire le conseguenze della pericolosa controriforma del ministero?
Forse perché prevale il fondato timore di incorrere, in questo caso, in una pubblica e sonora bocciatura del provvedimento, al contrario di quanto potrà avvenire nella accogliente e riconoscente assise degli industriali?
Perché il ministero non promuove una serie di incontri con la popolazione durante i quali avrebbe l’opportunità di celebrare le maggiori garanzie di tutela della salute e dell’ambiente offerte da questo decreto? Perché si sottrae al confronto?
Forse sarebbe in difficoltà se dovesse spiegare che il decreto in questione prevede una minore partecipazione dei cittadini, una semplificazione degli elaborati dei progetti, la facoltà da parte dei proponenti di contrattare il dettaglio degli elaborati, la nomina ministeriale dei componenti della Commissione Via, in precedenza selezionati per concorso, la risibilità delle sanzioni previste e la possibilità di proseguire i lavori anche in caso di inadempienza, l’invenzione del Provvedimento unico in materia ambientale che, accogliendo la richiesta di tempi di approvazione più brevi, semplifica pericolosamente le procedure di verifica e approvazione.
Perché il ministro non viene a Firenze a spiegarci la bontà del suo provvedimento, proprio là dove un aeroporto intercontinentale potrebbe prendere il posto del tanto desiderato Parco della Piana, là dove in virtù del suo nuovo Decreto, le 142 prescrizioni della Commissione VIA potranno essere strappate e al loro posto Enac potrà aderire alle nuove e più vantaggiose norme, presentare progetti meno dettagliati e sperare in procedure e verifiche più che semplificate?
Noi aspettiamo il ministro, che però potrà stare sicuro che ci adopereremo in tutte le sedi, da Bruxelles a Roma a Firenze, per dimostrare il minor grado di tutela del suo Decreto e ricusarne l’approvazione, ci impegneremo a contribuire alla costruzione di un vasto movimento in difesa della salute e dell’ambiente, pericolosamente minacciati dal suo decreto.
*Antonio Fiorentino
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Antonio Fiorentino
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