Un moto di sorpresa e democratico sdegno sta attraversando gran parte dei partiti e dei media mainstream di fronte alla crescita delle azioni, della visibilità e del consenso di gruppi ed esponenti neofascisti.
Dalle azioni squadriste come a Como o solo ieri davanti a Repubblica, alle bandiere esposte nella caserma dei carabinieri, al disegno di Mussolini inciso sui banchi universitari a Firenze, passando per tanti episodi piccoli o grandi che stanno emergendo, un coro (quasi) unanime di allarme accomuna politici, giornalisti, personaggi pubblici.
Noi ci stupiamo solo del loro stupore.
Prima di tutto perché c’è stata per decenni una generale sottovalutazione delle attività dei gruppuscoli neofascisti: smessa la fascia tricolore per la annuale cerimonia, pronunciato il vibrante discorso di circostanza, l’antifascismo smette di essere presente nelle agende di politici e amministratori. Non solo, si legittimano formazioni apertamente neofasciste con dibattiti, ospitate, confronti pubblici, si concedono spazi, si autorizzano cortei. Esponenti politici li ospitano in sedi istituzionali, come nel caso del presidente del consiglio regionale Eugenio Giani che più di una volta ha presenziato a iniziative dell’associazione Progetto Dinamo, costola della formazione neo nazista Lealtà e Azione. Lo stesso Giani che, presidente del consiglio comunale, nel 2014 è arrivato addirittura a partecipare alle manifestazioni del 10 febbraio organizzate dagli stessi soggetti che il 25 aprile di ogni anno sono a Trespiano per rendere “onore ai caduti della Repubblica sociale”.
Naturalmente le attività di questi gruppi non si limitano a convegni o dibattiti, tutt’altro. Le cronache sono costellate da anni ormai di episodi di violenza esercitata quasi quotidianamente nei confronti di militanti antifascisti, frequentatori di centri sociali o case del popolo, immigrati. Troppo lungo l’elenco, ricordiamo solo che Gianluca Casseri, che il 13 dicembre 2011 ha ucciso in piazza Dalmazia Samb Modou e Diop Mor, ferendo gravemente Sougou Mor, era organico a Casa Pound e fotografato in più di una iniziativa con Saverio Di Giulio, responsabile fiorentino dell’organizzazione.
Al contrario le numerose e costanti iniziative dei movimenti antifascisti per denunciare e contrastare le attività dei neofascisti sono sempre state avversate e represse dalle istituzioni, fino alle denunce per semplici presidi che hanno colpito decine di ragazzi che non erano, e fortunatamente non sono, disposti ad osservare in silenzio il montare della marea nera che oggi sembra sorprendere tutti.
In secondo luogo le politiche messe in atto da anni dai governi nazionali e dalle amministrazioni locali, e dai partiti che le esprimono, hanno contribuito non poco all’emersione del fenomeno. Se il ministro degli interni legittima, rivendica, e finanzia il massacro che sta avvenendo nel mediterraneo e nei campi in Libia, se la stella polare dell’amministrazione fiorentina sta nella guerra ai poveri in nome di una città che si scrive “smart” ma si legge “a misura di turista ricco”, se le uniche risposte ad una crisi tutta interna al sistema capitalista viene fatta pagare alle classi più deboli, colpendo il lavoro, i diritti, i servizi sociali, si aprono praterie per le retoriche del “prima gli italiani” o “prima i fiorentini”, ed è un attimo arrivare ai pogrom per immigrati, emarginati, diversi.
Nelle guerre fra poveri vince solo che guarda da fuori: le classi dominanti e le élites economico finanziarie. E del resto basta leggere la storia: il fascismo prospera quando è utile idiota e braccio armato per il mantenimento dei privilegi di quelle classi e di quelle élites, contro ogni ipotesi di riscatto ed emancipazione degli esclusi e degli sfruttati.
Per questo noi non siamo affatto stupiti di fronte alla crescita esponenziale dei gruppuscoli neofascisti: continueremo con l’unico antifascismo che riconosciamo, quello praticato quotidianamente nei quartieri, nelle strade e nelle piazze, così come nei luoghi di lavoro e di aggregazione, perché non può essere disgiunto da una azione politica volta alla trasformazione dello stato di cose esistente.
Sabato 16 dicembre ore 15 piazza San Jacopino manifestazione indetta da Firenze Antifascista in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Samb Modou e Diop Mor.
*perUnaltracittà
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Bell’articolo davvero. Concordo pienamente e aggiungo solo una mia considerazione, d’altronde già presente in nuce nello stesso articolo. L’Italia non si è mai liberata dal fascismo, è dal 1922 che ce lo troviamo tra i piedi, figlio della grande guerra che lo ha preceduto.