E’ improcrastinabile la trasformazione del modo in cui il mondo produce cibo e gestisce i suoli. Circa 4,9 miliardi ettari, pari a un terzo delle terre emerse del pianeta, sono oggi utilizzati per l’agricoltura. Decenni di espansione dell’agricoltura chimica, della silvicoltura e dell’allevamento intensivo, le lavorazioni meccaniche, l’uso eccessivo di fertilizzanti e pesticidi, hanno portato, ad una diffusa contaminazione dei terreni, dell’acqua e dei cibi, ad erosione, degradazione e consumo dei suoli, con conseguente perdita di fertilità, di biodiversità. Il mancato stoccaggio del carbonio, che viene liberato in atmosfera determina l’ aumento dell’effetto serra e l’aggravamento dei cambiamenti climatici. L’allevamento intensivo del bestiame, che produce grandi quantità di metano (un gas serra con potere riscaldante 30 volte superiore alla CO2) e l’agricoltura industriale sono responsabili di circa l’11% delle emissioni globali. In totale, un quarto delle emissioni globali di gas serra.
Il taglia e brucia
In questi giorni stanno bruciando con la foresta amazzonica, il clima, la biodiversità e le culture indigene. ‘La responsabilità è attribuita agli agricoltori e alle grandi imprese zootecniche e agro-industriali, che usano il metodo “taglia e brucia” per liberare la terra, non solo dalla vegetazione, ma anche dalle popolazioni locali e indigene[…] L’allevamento del bestiame è responsabile dell’80% della deforestazione in corso nella foresta pluviale amazzonica. Una parte significativa dell’offerta globale di carne bovina, compresa gran parte dell’offerta di carne in scatola in Europa, proviene da terreni che un tempo erano la foresta pluviale amazzonica[…]La foresta pluviale amazzonica produce enormi quantità di ossigeno. La sua vegetazione trattiene miliardi di tonnellate di carbonio nella vegetazione, nella lettiera e nel suolo, che potrebbero ossidarsi e liberarsi in atmosfera, aumentando l’effetto serra.’ [Leggi l’articolo per intero sul sito dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)]
Tutto questo, se non si capovolgerà l’attuale sistema agro-industriale contribuirà a peggiorare ulteriormente il clima ed a mettere ancora più a rischio la sicurezza alimentare dei Paesi e dei gruppi sociali con meno risorse, innescando migrazioni di massa e conflitti. La soluzione è fare uno scarto di civilizzazione e passare all’agroecologia avviando nel contempo strategie e misure concrete, immediate, di lotta allo sfruttamento, allo spreco alimentare e di trasformazione delle diete.
Per un quadro complessivo ed aggiornato consulta gratuitamente il nostro ebook Agricoltura senza padroni.
*Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti

Ultimi post di Gian Luca Garetti (vedi tutti)
- Dall’Ipnocrazia all’Ateismo cristiano - 15 Aprile 2025
- Ipnocrazia. Trump, Musk e la nuova architettura della realtà - 18 Marzo 2025
- Alga tossica. Pensare dopo Gaza - 2 Marzo 2025