Crisi Seves, il forno non si farà a rischio l’azienda di Castello

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2010-01-21 07:30:43

>[Il Firenze, 21/01/2010]<br />Il forno della Seves non si farà, almeno per il momento. Ieri l’azienda ha riconfermato la sua posizione davanti alla Regione, Provincia e Comune. Sarebbe l’attuale andamento del mercato a scoraggiare gli investimenti. La riaccensione, sempre mercato permettendo, potrebbe avvenire solo a fine 2010. Tempi troppo lunghi per i lavoratori. Un altro giorno nero per i 170 lavoratori della Seves. Da inizio febbraio 135 di loro andranno in cassa integrazione straordinaria. Al tavolo, con i vertici dell’azienda c’erano l’assessore al lavoro regionale Gianfranco Simoncini, l’assessore al lavoro della Provincia, Elisa Simoni, e il vice sindaco, Dario Nardella. L’incontro era stato convocato per provare a riaprire il tavolo fra le parti. Ma, al momento nessun dialogo pare possibile. «Come possiamo confrontarci con un’azienda che disattende gli accordi presi – commenta Luca Paoli della Filcem Cgil – La riattivazione del forno in tempi brevi è vitale. Così facendo l’azienda mette sul tavolo una pistola carica e chiede di suicidarci ». Le carte non sono state tutte scoperte, anche se la volontà di scorporare lo stabilimento di Castello dal gruppo è già stata manifestata dalla Seves. «Se vogliono vendere lo dicano – continua il sindacalista Cgil – Siamo disposti a confrontarci con tutti, purché si parta dalla salvaguardia dei posti di lavoro ». Questa mattina, davanti ai cancelli della Seves, in via Reginaldo Giuliani, arriverà anche il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Enrico Rossi. E domani ci sarà l’incontro cruciale in Provincia tra sindacati, azienda e istituzioni per decidere sulla cassa integrazione straordinaria. Se salterà l’accordo, tutto passerebbe sul tavolo nazionale. Ma oltre alla Seves, ieri si è parlato anche della Decor Italia, che conta 84 dipendenti nello stabilimento di Calenzano. L’assessore Simoncini ha incontrato sindacati, Comune d Calenzano e Provincia di Firenze per affrontare il problema. L’azienda ha avviato infatti la procedura fallimentare. I lavoratori avrebbero però intenzione di costituirsi in una cooperativa che potrebbe concorrere, insieme ad altri soggetti, a rilevare l’azienda.  <br />di D’Acunto