2010-02-06 08:51:09
>[La Repubblica Firenze, 06/02/2010] Nel vuoto dei lunghi porticati c’è qualcosa di metafisico. «Per certi versi affascinante, ma è un vuoto che non vorrei sentissero i miei figli», dice Yuri Domenici. Trentuno anni, nel 2007 aveva colto il nuovo quartiere di Novoli come un’opportunità. Ora lo vede deperire, congelato alle prospettive di sviluppo dei progetti originari. «Non ce la raccontiamo, è un quartiere dormitorio, anni luce dal disegno di riqualificazione urbana di un’intera area della città. Una zona densamente popolata di giorno e risucchiata nel nulla di sera». Yuri e sua moglie Anna sono una delle 350 famiglie ad aver scelto il futuro fra i nuovi palazzi costruiti dalla Immobiliare Novoli. Un futuro di 62 metri quadrati incollato a 300mila euro spalmati su un mutuo di 30 anni. Un modello di trasformazione urbana che avrebbe dovuto rivitalizzare una periferia degradata, in una sintesi fra la vocazione commerciale e quella abitativa. «Se il Comune trasferirà i suoi uffici nel Multiplex senza creare un’attrattiva e servizi per i residenti, come asili, luoghi di ritrovo per anziani o spazi culturali, ogni speranza di veder vivere il quartiere oltre le cinque del pomeriggio andrà in fumo», conclude Yuri che da giorni appiccica volantini ai portoni dei vicini. Spera che lunedì alle 18.30 si presentino sotto in via Fazzi per una raccolta di firme da inviare a Matteo Renzi. Tramontata l’idea del cinema nella mega struttura, i residenti vorrebbero che Palazzo Vecchio ascoltasse le loro richieste. Marco, 23 anni, studente a scienze politiche, allarga le braccia: «Non c’è un teatro, non ci sono pub, ristoranti, palestre. Né un negozio di alimentari o un panificio. Come può vivere di sera un posto così?» La vita qui, incastonata tra il Palagiustizia e il cantiere del Multiplex, ha il cordone ombelicale attaccato al polo universitario. Le luci della biblioteca sono un interruttore per tutti, anche per i (pochi) commercianti. «Quando si spengono sai che le ore successive, se terrai aperto, sono a perdere», alza le spalle Lorenzo Ciolli, gestore del Caffè La Corte. Insieme a lui, aspettano di spartirsi la promessa dello sviluppo commerciale sbandierato in questi anni, un altro bar, una yogurteria, un negozio di sport, un centro estetico, un parrucchiere e una farmacia. Oltre all’Hotel Hilton, sono gli unici ad aver occupato i 37mila metri quadrati destinati ad uffici ed esercizi. Perché la realtà è tutta come quella riflessa nelle vetrine del 18 di via Pandette. Sfitta. Decine e decine di fondi vuoti senza qualcuno che sia interessato ad aprirci un’attività. L’affitto medio per un vano di 500 metri oscilla dai 12mila ai 15mila euro al mese. «Un valore che non rispecchia più le aspettative del mercato», dice Leonardo Azzerlini, titolare della farmacia. «I clienti sono pochi, il bilancio in rosso e la luce in fondo al tunnel sempre più flebile. Sulla carta doveva essere un posto dalle potenzialità enormi: il parco di 12 ettari, il Palagiustizia con 3000 dipendenti e 6000 fra avvocati, notai e professionisti che avrebbe dovuto gravitare sull’area come possibili clienti». E invece? «Invece anche fare due strisce pedonali su viale Guidoni per rendere l’area accessibile sembra un problema insormontabile. Il Comune dice che si ingolferebbe una delle arterie principali di entrata in città e intanto la gente da qui passa, guarda, dice bello,e tira dritto. Così addio indotto». Un potenziale, però, che non si è volatilizzato. «Poco importa se al Multiplex arrivano uffici o il megastore, l’importante è che qualcosa ci facciano e che i fiorentini comincino a circolare anche qui. Comunque il Palagiustizia sembra stia per partire e noi siamo fiduciosi», dice Claudia, parrucchiera da Alex. L’ufficio postale è aperto a singhiozzo (ieri era chiuso), i marciapiedi fasciati dalle catene per scongiurarei parcheggi selvaggi e la piazza pronta ma ancora transennata. Mancano all’appello il megastore e il centro commerciale. Finché non arriveranno quelli e il Palagiustizia, nessuno si affaccerà qui con l’idea di investire. «E a San Donato – dice Paola sotto i portici – chi passerà, dirà bello e poi via in centro, dove c’è vita».<br />Di Mario Neri

Redazione

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