Nella mattinata di sabato 4 maggio i facchini di Esselunga hanno inaugurato uno sciopero che coinvolge le sedi di Campi Bisenzio, Livorno, Porcari (LU) e Montecatini. La mobilitazione, promossa congiuntamente da Si Cobas e USB, mette in luce i meccanismi di sfruttamento, l’assenza di condizioni di sicurezza e il mancato rispetto del CCNL. A seguito dei continui rifiuti da parte dell’azienda di accogliere le istanze dei sindacati, la mobilitazione continua.
Arturo Gambassi del Si Cobas Prato e Firenze ci aiuta a comprendere cosa sta accadendo nei magazzini della nota catena di supermercati.
Come è nato questo sciopero e quali sono le rivendicazioni dei lavoratori?
Da giovedì i facchini Esselunga sono entrati in sciopero. Sabato abbiamo allestito un picchetto presso il magazzino di Campi Bisenzio che rifornisce tutti i punti vendita della Toscana insieme ai lavoratori di Livorno, Porcari e Montecatini. Le motivazioni sono analoghe a quelle che avanzammo per Mondo Convenienza. È strano, certo, ma si tratta di una grande azienda che si avvale di un sistema di appalti e subappalti con cooperative che ricattano i dipendenti. I lavoratori vengono costretti a svolgere straordinari obbligatori, arrivando a turni di 16 ore al giorno. Spesso i facchini sono obbligati a svolgere i doppi turni e – traffico permettendo – non sanno a che ora torneranno a casa. Ciò significa stare 12/14 ore al giorno sul furgone.
Precarietà, sfruttamento, subappalti: è un sistema molto simile a quello presente in Mondo Convenienza fino a pochi mesi fa.
Esatto. Basti pensare che in tal caso anche l’arco di tempo in cui i lavoratori entrano in magazzino e caricano il furgone non viene pagato. A ciò si aggiunga che le ore di straordinario vengono retribuite meno rispetto a quelle ordinarie stabilite dal CCNL. Si tratta di meccanismi di forfettizzazione a vantaggio dell’azienda. Abbiamo inoltre riscontrato gravi ritorsioni ai danni di coloro che hanno deciso di aderire al sindacato: chiunque si rifiuta di prestare straordinari riceve dall’azienda delle rotte più difficili e faticose. Stiamo parlando di veri e propri ricatti ai danni di chi non abbassa la testa in un regime di ricatto costante.
Trascorrere 14 ore al giorno su un furgone è molto pericoloso. Ne consegue che a risentirne sia anche la sicurezza del lavoratore, giusto?
Questo è un altro punto fondamentale. L’assenza di sicurezza riguarda in primis i driver, in quanto spesso i freni non funzionano, le gomme sono sgonfie e l’azienda non svolge alcuna manutenzione ordinaria. Ma non solo. Si tratta di un sistema insalubre anche per noi consumatori: in quasi tutti i furgoni non sono presenti aree apposite per i prodotti surgelati e – come denunciato da numerosi lavoratori – le condizioni sono pessime a livello igienico, con muffa e sporcizia.
Nei prossimi giorni ci saranno ulteriori mobilitazioni?
Questa lotta riguarda tutte e tutti e non si risolverà domani. Soprattutto alla luce di quanto accaduto in Via Mariti, per i morti che ha sulla coscienza questo marchio. Siamo in lotta contro un’azienda che è già stata commissariata dalla Procura e che attualmente è indagata per sfruttamento ai danni dei propri facchini.
Nelle prossime settimane porteremo avanti molteplici iniziative insieme ai lavoratori degli altri stabilimenti toscani.

Lorenzo Villani

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L’effetto nel supermercato è stato notevole, stile embargo cubano, ma sono mancate le ragioni dei facchini giustamente scioperanti.
Un volantino di Esselunga sugli scaffali vuoti comunicava ai sorpresi acquirenti generiche cause non imputabili alla società.
Sarebbe stato utile alla causa un volantino/manifesto fuori/nei pressi della grande distribuzione.