Il “caso” Rimezzano non può dirsi risolto, ma i cittadini hanno ottenuto una prima importante vittoria. Gli uffici tecnici del Comune di Bagno a Ripoli hanno comunicato un preavviso di respingimento della documentazione presentata da ISF (The International School of Florence) per la costruzione del nuovo complesso della scuola americana nella valle sopra Ponte a Ema. La notizia è stata data dal sindaco, che non disdegna i piccoli colpi di teatro, in risposta a un’interrogazione di Sonia Redini e Francesca Cellini, consigliere rispettivamente di Cittadinanza Attiva e Bagno a Ripoli Futura, nel corso della riunione del Consiglio comunale tenutosi il 26 settembre davanti a un folto pubblico, a dimostrazione di quanto la questione stia a cuore dei residenti.
Per chi non avesse seguito la vicenda, che la scorsa primavera è stata uno di punti più dibattuti durante la campagna per le elezioni locali, è opportuno ricordare che si tratta di una previsione urbanistica che autorizza l’edificazione di 12.000 mq su terreni agricoli.
La scheda norma, inserita nel Piano Operativo Comunale approvato dalla precedente Amministrazione guidata da Francesco Casini, non è l’unica apparentemente incomprensibile in un POC ad alto consumo di suolo in cui spiccano gli oltre 30 ettari del Viola Park. Ciò che colpisce nel caso specifico sono le evidenti contraddizioni del documento che, evidenziando tutti i pregi del luogo, area protetta da vincolo paesaggistico, situata al centro di una zona di ripopolamento e priva di strade, impone un edificio “completamente ipogeo”.
I motivi del respingimento erano insomma già tutti impliciti fin dall’inizio, a testimonianza del fatto che davanti alla volontà politica gli argomenti tecnici, e quelli del buon senso, vengono spesso messi da parte. Le proroghe concesse al beneficiario fin dallo scorso gennaio hanno permesso che si arrivasse all’avvicendamento della Giunta. Ora la situazione è cambiata e il nuovo sindaco ha ritenuto, davanti alla forte pressione esercitata dall’opinione pubblica, di fermare il progetto.
La vicenda, paradigmatica nel suo svolgimento, fa emergere alcuni punti notevoli. Intanto la disattenzione di chi avrebbe dovuto esaminare il Piano Operativo in sede di osservazioni, associazioni ambientaliste in testa. Poi l’altrettanto, se non più grave, indifferenza degli enti che fanno parte della Conferenza dei Servizi, Regione, Soprintendenza e Città Metropolitana, titolare della riserva. Infine la schizofrenia del partito di maggioranza che governa tutte le Amministrazioni locali coinvolte, si dichiara ambientalista, annuncia politiche di sviluppo a zero consumo di suolo, e in realtà ammette qualsiasi tipo di edificazione, ormai non più solo a Firenze, ma nel circondario, mettendo a rischio, il nostro patrimonio più prezioso: le colline.

In senso positivo invece è da sottolineare il fatto che, una volta tanto, una campagna, non ideologica ma combattuta nel merito, abbia dato dei risultati. A distanza di un anno tutte le perplessità evidenziate dai residenti sono state fatte proprie da tecnici e dirigenti dei settori dell’Amministrazione: ambiente, urbanistica, viabilità. Un notevole salto mortale.
Il caso è ben lungi dall’essere chiuso. Il beneficiario può presentare ulteriori documenti e modifiche progettuali fino ad ottenere il permesso a costruire. A quel punto sarà la Soprintendenza ad avere l’ultima parola, ma solo per la valutazione dell’impatto sul paesaggio.
Dispiace che le forze di opposizione e chi si occupa di territorio non sia in grado di sfruttare un’occasione così ghiotta per mettere in discussione la legislazione regionale esistente [in part. la L 65/2014, detta “legge Marson”, le cui disposizioni in merito alla tutela del paesaggio e al controllo delle trasformazioni urbane sono state fortemente indebolite durante le legislature successive, NdR]. Entrare nel merito di vicende come questa dovrebbe infatti essere il punto di partenza per raggiungere risultati concreti. Questa autorizzazione, come quella del Viola Park, è il risultato della possibilità, prevista dalla legge, di realizzare un “ampliamento funzionale di edificio non residenziale” senza limiti di metratura, invadendo terreni non edificabili e a quanto pare anche in aree protette. Sarebbe compito di tutte le realtà politiche e sociali che hanno a cuore la tutela del territorio, coinvolgendo l’opinione pubblica ormai molto sensibile alle tematiche ambientali, di sollevare la questione nelle sedi opportune. Il piccolo gruppo dei cittadini di Rimezzano ci ha provato, senza però trovare sponde nel capoluogo.

Neri Fadigati

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