Il Codice etico del Gruppo Coop Alleanza 3.0, approvato dal Consiglio di amministrazione del 22 dicembre 2021 recita: “La cooperativa è basata sui valori dell’uguaglianza dei diritti, della democrazia, della solidarietà, della responsabilità individuale, dell’equità.”
Il boicottaggio è una nobile tradizione non violenta, i boicottaggi più storicamente citati sono quello a cui Gandhi invitò il popolo indiano nei confronti dei tessuti inglesi, trasformando il charka, l’arcolaio, in un simbolo della trentennale resistenza contro l’occupazione britannica; più recentemente, nella seconda metà del secolo scorso, l’intera comunità internazionale prese posizione contro l’apartheid sudafricana, l’isolamento fu generale, nel 1964 fu ritirato l’invito a partecipare alle Olimpiadi e il boicottaggio commerciale fu fortissimo e giocò sicuramente un ruolo di rilievo nella resa del regime razzista.
Da anni BDS -Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni, un’associazione che mette in atto una forma nonviolenta di solidarietà con la lotta dei palestinesi, attua una campagna di pressione su Israele per il per il riconoscimento dei loro diritti.
Tra le azioni intraprese il boicottaggio di aziende che operavano nei territori occupati e l’invito ai singoli al boicottaggio dei marchi più diffusi di prodotti israeliani e di multinazionali della GDO, Carrefour in particolare, fortemente legati, tramite accordi commerciali, con il governo israeliano.
Già nel 2002 l’associazione Ya Basta! invitava al boicottaggio di una serie di prodotti, questi sono solo due tra i molti esempi di azioni intraprese da singoli ed associazioni negli anni.
L’attuale situazione di guerra in Palestina ha riportato l’attenzione di alcune migliaia di consumatori più attenti e sensibili della Coop, sia in Toscana che in altre regioni, sulla provenienza di alcuni prodotti, in particolare arachidi e avocados, e alla richiesta di ritirare ogni prodotto proveniente da Israele dai banchi della cooperativa; “Non vogliamo essere complici del genocidio in Palestina”. Sono stati distribuiti volantini, fatti interventi alle assemblee territoriali, ma la risposta della Coop è stata a dir poco deludente:
“Coop sostiene le istanze di pace e giustizia tra il popolo palestinese e Israele, ma ciò non comporta attivare azioni di boicottaggio che Coop non ha mai praticato. Tutte le scelte di acquisto o di “non acquisto” sono legittime, strumentalizzazioni e interpretazioni non corrette sono ingiustificate. Così riteniamo di tutelare il punto di vista di una platea di oltre 6 milioni di soci che rappresentano valori, opinioni e sensibilità inevitabilmente diverse e tutte analogamente da rispettare.”
Sostanzialmente nascondendosi dietro al rispetto di “valori, opinioni e sensibilità” Coop sceglie di non scegliere e quindi di porsi dalla parte del più forte con il quale intrattiene fruttuose relazioni di affari, tanto che nei propri punti vendita sceglie di offrire arachidi a marchio Coop provenienti da Israele.
Non abbiamo memoria di azioni intraprese nei confronti del Sudafrica, ma siamo ragionevolmente certi che anche Coop abbia aderito al boicottaggio internazionale nei confronti del regime di apartheid.
La presenza di un regime di apartheid in Palestina ad opera di Israele non è sostenuta da gruppi sovversivi e fiancheggiatori dei terroristi ma da ogni istituzione internazionale: ONU, Corte Penale Internazionale, la maggioranza dei governi mondiali rappresentati presso le Nazioni Unite.
Il governo israeliano, da decenni non riconosce pari diritti politici, legali e sociali ad un gruppo rispetto ad un altro appartenente alla stessa area geografica, sulla base dell’identità etnica, nazionale o razziale. Il che corrisponde esattamente alla definizione di apartheid.
Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina, ha denunciato l’uso da parte di Israele di vari mezzi, fisici, burocratici, militari e di sorveglianza, per “de-palestinizzare” il territorio occupato, e sottolineato l’importanza che la comunità internazionale faccia in ogni modo pressione affinché abbia fine la situazione di pericolo per l’esistenza stessa dei palestinesi come popolo.
Ogni tipo di reazione internazionale non sembra turbare i governi israeliani se, tra gli altri, Alon Pinkas sul quotidiano Haaretz si chiede se si aia passati da un’occupazione ad un’annessione de facto.
In base al codice etico stesso di Coop, oltre che molteplici appelli internazionali siamo quindi solidali con i soci che denunciano che “sui banchi di Coop sono presenti diversi prodotti di aziende israeliane” e “non vogliamo essere complici di genocidio, occupazione, pulizia etnica e apartheid nei confronti dei palestinesi”, quindi si appellano per “interrompere immediatamente ogni relazione commerciale con ditte che producono o commercializzano prodotti israeliani”.
I promotori dell’iniziativa, “si impegnano a scoraggiare soci e persone dall’acquistare prodotti provenienti da aziende ma soprattutto ad impegnare la Coop di non commercializzare più prodotti israeliani”. Sosteniamoli.

Fiammetta Benati

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