“Più o meno, su ogni ettaro coltivato nel mondo transitano fino a quattro tonnellate di plastica ogni anno. Non tutta ovviamente si deposita e contamina i suoli, ma con quantitativi così elevati è matematico che una frazione rimanga a terra, quasi sempre sbriciolata. Un esempio: la pacciamatura intensiva consiste nello stendere dei film di plastica sui suolo (tipo pellicola Domopak, ma nera). Sono film dallo spessore finissimo: da 8 a 25 micron (μm). Più sottili sono e meno costano. In un solo ettaro ne vengono stesi dai 60 ai 200 kg all’anno. Parte di quei film si sbriciolano disperdendosi; parte sono schiacciati dai trattori finendo nei suoli e parte sono trinciati in loco e lasciati a terra, evitando così i costi di recupero, custodia e smaltimento. Alla fine dei conti, di quei film agricoli rimane per sempre in campo una quota variabile dal 10 al 70%. Questo vuol dire che nei casi peggiori (e non dolosi, se no è pure peggio) dopo appena 25 anni la plastica dispersa nel terreno potrebbe arrivare ad essere oltre una tonnellata per ettaro, e solo a causa dei film di pacciamatura. Chiaro il disastro? E questo è solo uno delle possibili dispersioni di plastiche usate in agricoltura: ci sono poi i fili di legatura, i tubicini di irrigazione goccia-goccia, etc. Le plastiche così disperse vanno ad aggiungersi ad altri inquinanti che già intossicano i suoli: erbicidi, pesticidi e fertilizzanti di sintesi. Studi recenti hanno dimostrato che le microplastiche alterano la composizione batterica dei suoli, degradando il loro equilibrio (Palansooriya, 2022) . (…) E (…) secondo alcuni studi, nei suoli agricoli vi potrebbero essere più microplastiche che negli oceani (Nizzetto, 2020). Essendo molto leggere, frazioni di grammo, plastiche e microplastiche sono facilmente disperse dal vento e dalle acque, inghiottite dagli animali e dagli insetti del terreno e così continuano a muoversi su e giù per i suoli.” (Paolo Pileri, Dalla parte del suolo, Laterza, 2024, pagg. 86-87).
Pare opportuno aprire con questa lunga citazione un primo ragionamento sul tema dell’impatto sul territorio dei vivai in generale e pistoiesi in particolare. Sia perché quella di Pileri è una delle tante riflessioni documentate, aggiornate ed opportune prodotte da tempo da questo autore (vedi, sempre su La città invisibile) sia perché uno degli esempi migliori di quanto Pileri scrive lo si può riscontrare proprio nella vasta piana pistoiese, laddove le colture dei vivai dominano il panorama rurale.
E ciò non solo per le facili esperienze dirette che chiunque può fare andando a spasso in quest’area, ma anche perché diversi studi specialistici e la pubblicistica vecchia e nuova, concordano nel considerare solo parzialmente vera l’immagine pubblica che i vivaisti danno alla propria attività, attribuendole solo ogni qualità positiva e progressiva sotto i punti di vista economico, sociale ed ambientale. Gli imprenditori ovviamente tendono a ‘vendere la propria merce’ quanto meglio possibile ed a chiunque, ma il ruolo che la Costituzione oltre che il generale sviluppo culturale umano, attribuiscono all’impresa non è certo quello di “andare in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (art. 41) .
Per fortuna non siamo certo i primi o gli unici ad evidenziare che la verde e relativamente ordinata sequenza di campi in cui a Pistoia si coltivano specie arboree ed arbustive a scopo ornamentale, nei vari stadi di crescita, è solo la faccia esterna e apparentemente rassicurante di un sistema produttivo semi-agricolo o meglio industrial-rurale ben organizzato ma alquanto critico. Di ciò i riferimenti a studi e indagini riportati in coda allo scritto ne danno una seppur sintetica prova.
Tale sistema ha infatti considerato il territorio locale quasi solo per la sua dimensione che definiremmo di ‘superficie sfruttabile indifferenziata’ più che per quella di sistema ecologico complesso e interconnesso, a partire dalle sue profondità geologiche fino alla sua ‘pelle’ di contatto con le dinamiche atmosferiche. In conseguenza di ciò il sistema delle colture ornamentali ha da tempo operato una profonda alterazione della locale risorsa suolo originaria, a causa di quella che diremmo una netta semplificazione delle sue peculiari e vitali caratteristiche, derivante dalle prassi colturali connesse alla vivaistica. Due dei testi universitari di settore, che non a caso citano ampiamente il caso pistoiese, descrivono bene le suddette prassi, e fanno comprendere quanto ambientalmente impattanti siano, se guardate con la ‘eco-sensibilità’ odierna1 .
La suddetta alterazione della risorsa suolo prevede fra l’altro che erbe, insetti e microrganismi presenti (specie se definiti ‘infestanti’ per le specie vegetali coltivate) vengano combattuti e tendenzialmente annientati mediante una vasta gamma di fitofarmaci e pesticidi, e di conseguenza viene resa difficile, o impossibile, la sopravvivenza nel breve e nel lungo periodo dei vertebrati da questi dipendenti dal punto di vista ecologico.
Il processo descritto si estremizza ancor più quando dalle colture arboree ed arbustive ornamentali in piena terra, si passi a considerare la cosiddetta “vasetteria” cioè la coltura delle piante entro contenitori poggiati sul terreno, riempiti con un medium nutritivo appositamente studiato per le varietà messe a dimora e quindi spesso molto diverso, come struttura fisica e profilo chimico, dal suolo del luogo. In questa pratica il terreno locale serve ancor più come supporto semi-sterile, pianeggiante e regolarissimo, da ‘sigillare’ con migliaia di metri quadrati di tessuti plastici, drenanti ma inibenti ogni manifestazione vitale sottostante, su cui poggiare milioni di vasi, pure rigorosamente in plastica, recanti le piantine pronte per la commercializzazione .
Ovviamente a servizio dei campi sia del primo che del secondo tipo, troviamo chilometri di condutture plastiche di vario diametro, che portano le risorse idriche locali – talvolta anche inquinate dalle sostanze chimiche anzidette – a disposizione di queste inquietanti mega-nursey di vegetali ornamentali.
In sostanza, a Pistoia e in altre parti d’Italia e del mondo accade come per altre e più famose monocolture agricole: un territorio viene sacrificato nella sua originaria e originale complessità ecologica, per impiantarvi la produzione massiva di vegetali utili all’alimentazione, alla produzione (di carta, di legname), agli usi energetici (biocarburanti), a produzioni voluttuarie e/o legate all’abbellimento/rinverdimento di contesti urbani – ma ancora marginalmente alla rinaturalizzazione e riforestazione di aree critiche. Ovviamente tali vegetali devono essere anch’essi il più possibile ‘standardizzati’ (cioè con caratteristiche strutturali e comportamentali costanti , attraverso prassi di fitogenetica su cui qui non ci soffermeremo) al fine di essere destinati a scambi commerciali sicuri e redditizi con altri territori e comunità, in base alle maggiori o minori capacità di marketing degli imprenditori ed alle richieste più o meno modaiole del mercato.
Quando si parla di ‘territorio’ si indica una porzione del nostro Pianeta con tutte le sue componenti di tipo ambientale, ma anche economico, socio-politico e demografico. Gli imprenditori vivaisti del territorio pistoiese hanno fortemente connotato il loro, da decenni, forti della consapevolezza locale del loro ruolo e delle loro attività. Si è fatta molta strada dal lontano 1849, in cui Antonio Bartolini aprì il primo vivaio dentro le mura urbane, ed il ‘peso’ dei vivaisti nel contesto pistoiese è enormemente aumentato. Secondo dati del 2019 il settore conta “1.453 aziende; 3.600 occupati diretti e circa 3.000 indiretti; oltre 5.000 ettari ad uso vivai nella piana pistoiese e in parte in Val di Nievole; 600 milioni di fatturato (in crescita), un terzo del fatturato totale agricolo toscano; export in 56 Paesi del mondo; è la prima voce dell’export dell’area pistoiese, pari a quasi 20 euro ogni 100 euro di export pistoiese.”
Ma tale ‘peso’ dei vivaisti non dovrebbe impedire un libero controcanto al loro racconto, che ripetiamo, è necessario e giustificato, specie in un periodo in cui l’ecosistema terrestre sta presentando il proprio conto salato all’ipocrisia del cosiddetto homo sapiens.
Non ci sono solo i fatturati ed i bilanci aziendali , i valori occupazionali, il marketing: c’è anche l’indifferibile tutela dei residui beni comuni naturali che vanno fortemente protetti dal grande e accertato peso di determinate attività umane, pur esteriormente ‘green’. E ciò anche se il modello produttivo – e in fin dei conti socio-ambientale – proposto dagli imprenditori del vivaismo è stato accettato con entusiasmo da pressoché tutti gli amministratori politici, sempre sensibili ai rapporti di forza economici locali, nonché da larga parte della cittadinanza che spesso fonda la propria ragion d’essere economica, in modo diretto o indiretto, proprio sulle colture ornamentali ed il loro indotto.
I riferimenti bibliografici e web che si possono leggere in calce a questo scritto, aiutano a orientarsi un poco fra le tematiche solo qui accennate, e a creare una personale opinione fondata. Nonostante la messe di informazioni più o meno organizzate già esistente, ci accorgiamo però che il quadro conoscitivo pubblicamente disponibile, almeno per l’area pistoiese, è alquanto lacunoso. E come si sa, la mancanza anche parziale di conoscenze affidabili e consolidate può fare posto a convinzioni fittizie, basate su nozioni superficiali, incomplete e/o tendenziose.
Occorrerebbero diversi approfondimenti condotti con metodi rigorosi, su alcuni temi fondamentali riguardanti l’effettiva compatibilità fra le colture ornamentali nel pistoiese e la vita sana degli abitanti delle zone rurali e peri-urbane che le ospitano. Qui ne elenchiamo alcuni, e ci scusiamo in anticipo con i lettori specialisti di settore, che magari non troveranno la nostra terminologia adeguata a quanto ci si propone di cercare o di stimolare (ma quanto scritto vuol proprio essere un invito alla partecipazione: l’unione fa la forza… e l’accuratezza!)
- Dimensioni esatte dell’area con colture ‘in piena terra’ (A, per brevità)
- Dimensioni esatte dell’area con colture fuori terra, dette ‘vasetteria’ (B, per brevità)
- Dimensioni esatte delle aree ‘in transizione’ da A a B, se censibilì.
- Dimensioni esatte dell’area ad erbacee in A.
- Dimensioni esatte dell’area ad erbacee in B.
- Dimensioni esatte dell’area ad arbusti in A
- Dimensioni esatte dell’area ad arbusti in B
- Dimensioni esatte dell’area ad alberi di vario fusto in A
- Dimensioni esatte dell’area ad alberi di vario fusto in B
- Consumo idrico tipico, in media stagionale (lt/mq) per ognuna delle tipologie d’area di cui sopra.
- Utilizzo di pesticidi tipico, in media stagionale (gr o altro/mq) per ognuna delle tipologie d’area di cui sopra.
- Utilizzo tipico di materiale plastico, in media (kg/mq) per ognuna delle tipologie d’area di cui sopra.
- Tipologia e quantità di interventi abituali di lavorazione meccanizzata dei terreni e/o delle colture, nella varia periodicità stagionale, per quelle in piena terra (vedi valutazioni dimensionali in a), d), f) .
- Calcolo delle emissioni totali di CO2 caratteristiche delle tipologie d’area di cui sopra, (tenendo presente la sommatoria delle emissioni derivanti da: a) energia per il pompaggio di acqua dal sottosuolo, se utilizzato, e la derivazione idrica; b) produzione e diffusione in campo dei pesticidi; c) produzione e posa in opera di tutti i materiali plastici abitualmente previsti per la coltura, a seconda se di tipo A o B).
- Calcolo dell’impermeabilizzazione del suolo che la gestione di ognuna delle tipologie d’area provoca, valutato secondo i parametri in uso (tempo di corrivazione superficiale e altro).
- Accertamenti riguardanti l’esistenza e la consistenza dei dati raccolti ed utilizzati, in tutto o in parte, per realizzare eventuali scenari di ‘risposta ambientale’ dipendente della pressione ambientale, che ogni tipologia d’area esprime stagionalmente a causa delle colture relative.
- Accertamenti riguardanti l’esistenza e la consistenza di elaborazioni dei dati di cui sopra utili a delineare i costi ed i tempi necessari al risanamento delle matrici ambientali di ogni tipologia d’area.
- Accertamenti riguardanti l’esistenza e la consistenza di screening sanitari massivi e non condotti a campione, sulla popolazione residente e/o occupata stabilmente nelle aree di cui sopra.
- Accertamenti riguardanti l’esistenza e la consistenza di correlazioni fra gli studi indicati in q) ed r) al fine di definire l’incidenza delle situazioni critiche riscontrate sul quadro socio-sanitario della popolazione insediata e/o localmente occupata.
Su alcuni di questi temi giova ricordare almeno gli sforzi analitici condotto da singole entità imprenditoriali che però, concentrandosi sui soli conteggi delle emissioni climalteranti derivanti dal ciclo produttivo vivaistico, trascurano l’impatto sanitario (quindi anch’esso energetico!) ed ecologico dell’utilizzo dei pesticidi nella vivaistica. Questo infatti si deve definire in un ambito di indagine ben diverso, più complesso e parecchio meno ‘rassicurante’ rispetto ai soli conteggi della CO2 emessa e assorbita dal sistema produttivo agricolo considerato.
In tal senso risulta ovvio che le ricerche e conoscenze nuove o rinnovate che auspichiamo, debbano essere condotte da entità terze rispetto ai soggetti coinvolti negli studi. Queste potranno quindi confluire in un contenitore organizzato e condiviso, di cui si potrà giovare l’azione di quei gruppi di cittadini che vorranno proporre, ed anche civilmente imporre, i necessari e forti aggiustamenti ‘dal basso’ delle linee di sviluppo produttivo ed ambientale del territorio in cui vivono. Tutto ciò per la salvaguardia dei beni comuni e della salute collettiva.
La forza e la tempestività delle dinamiche sociali e politiche che supporteranno quanto qui auspicato renderanno chiare le prospettive reali che abbiamo davanti. Se ne nascerà solo inazione e silenzio, o solo semplici mugugni, comprenderemo che non c’è spazio – né voglia – per il contrasto serio e fondato alla narrazione dominante dei vivaisti. Che quindi dovremo subire in futuro anche nelle sue conseguenze meno desiderabili per la collettività.
Ma probabilmente le parti più giovani e attive della società, pistoiese e non solo, con la loro capacità di studio, di connessione e di ‘memoria militante’, sapranno cogliere i nostri piccoli stimoli attuali, ed i molti altri precedenti.
Bibliografia e webliografia minime (2011-2024). Stralci e commenti.
- C.Vezzosi, Vivaistica ornamentale, Edagricole, 1985; R.Tesi, Colture protette – Ortoflorovivaismo, Edizioni agricole.
- https://www.stilenaturale.com/si-inaugura-il-vivaio-eco-sostenibile-per-le-piante-da-orto-e-giardino/ (2011) Buone pratiche florovivaistiche fiorentine.
- https://www.lanazione.it/pistoia/cronaca/vivai-e-guerra-ai-pesticidi-il-caso-pistoia-a-report-aa32a5d8 (2012) Vedi puntata di Report del 15 novembre 2012 (sui vivai pistoiesi dal minuto 48:07) https://www.raiplay.it/video/2021/11/Report—Puntata-del-15112021-c4827fab-9880-4cc0-b9bd-367f0e742bbb.html
- http://cespevi.it/vis/Manuale_VIS.pdf (2013) GESTIONE SOSTENIBILE DEI VIVAI, Controllo fisico della flora infestante in pieno campo, Metodi preventivi: “Un altro metodo preventivo è rappresentato dall’impiego di colture di copertura (“cover crops”). Si tratta di colture di specie erbacee (appartenenti principalmente alla famiglia delle Graminacee, delle Brassicacee e delle Leguminose) che riescono a controllare lo sviluppo e la diffusione delle infestanti inibendone la germinazione (mediante la produzione di sostanze allelopatiche). (…) Un’alternativa (a basso costo) alle “cover crops” è rappresentata dall’inerbimento naturale tra le file dell’impianto. Questa tecnica dovrebbe consentire di ottenere vantaggi assimilabili a quelli di una “cover crops” con una spesa decisamente contenuta (Kuhns et al., 2007). Tuttavia per il contenimento della specie spontanee utilizzate per l’inerbimento è necessario intensificare gli interventi di sfalcio: infatti, molte di queste specie sono dotate di stoloni o altri organi di propagazione vegetativa e sono in grado di invadere anche la striscia di terreno sulla fila della coltura ornamentale, che invece deve invece rimanere libera (Kuhns et al., 2007)” (pagg 46-47). Le enunciazioni per superare in linea teorica l’impostazione metodologica ed operativa abituale del vivaismo qui non mancano. Si vorrebbe però chiedere quali e quante pratiche di questo testo del 2013 siano state realmente attivate presso le aziende pistoiesi. Ciò perché già dal brano citato traspare che le ipotesi di lavoro ‘sostenibili’ sono fatte cozzare subito con i costi ed i conti aziendali, sottolineandone il maggiore peso economico che ne provocherebbe il sicuro rigetto nella pratica… Il problema reale è, secondo chi scrive, il rimodellamento profondo che ogni impresa che utilizza beni di comune ed universale disponibilità – aria, acqua, suolo – dovrebbe subire. Diventando vera ‘impresa socialmente utile’ non solo per il fatturato che genera e per l’occupazione – sperabilmente responsabile – che garantisce, ma anche per il rispetto vero delle matrici ambientali che utilizza. (Tale rispetto non dovrebbe prevedere monetizzazioni e risarcimenti economici di sorta verso l’imprenditore, dato che questi avrebbe dovuto già da molto tempo re-inventare il suo ruolo e la sua impresa alla luce della sempre più evidente scarsità di risorse comuni. Opportunamente evidenziata, questa, da organismi pubblici competenti e non condizionabili. Ma si sa, tutto ciò oggi pare appartenere all’utopia più sfrenata.)
- http://www.cespevi.it/vis/doc.htm (2013) Ricerca di tipo LCA (Life Cycle Assessment – Analisi del ciclo di vita) su software GABI – PE International, secondo norme ISO 14040. http://www.cespevi.it/vis/ConvConcDIPSA.pdf “La ‘vasetteria’ è risultata maggiormente impattante rispetto alla coltivazione ‘in pieno campo’ per effetto soprattutto del largo uso di torbe e plastiche”. “Per il vivaio in pieno campo si può osservare come ci sia un saldo positivo fra CO2 emessa e sequestrata, cosa che non si rileva invece per la vasetteria per le medie e piccole piante.”
- https://www.researchgate.net/publication/263274445_Assessing_environmental_impacts_of_nursery_production_Methodological_issues_and_results_from_a_case_study_in_Italy (2014)
- https://www.floraviva.it/news/notizie/cia-sul-no-del-comune-di-pistoia-a-estensioni-dei-vivai-e-un-no-anche-alle-aree-della-piana-tra-i-vivai.html (2016)
- https://www.isde.it/wp-content/uploads/2018/01/2017.12.-Contaminazione-pesticidi-Italia-finale.pdf (2017) “Gli esiti del monitoraggio [ARPAT] 2017 indicano che la presenza di residui di fitofarmaci nelle acque riguarda per le acque superficiali il 95% delle stazioni controllate e per le acque sotterranee circa il 42% delle stazioni controllate. Il 10 % dei campioni di acque superficiali e il 5 % dei campioni di acque sotterranee analizzati presenta concentrazioni di pesticidi maggiori o uguali a 0,1 μg/L, valore che rappresenta per la maggior parte delle sostanze lo standard di qualità ambientale ed anche il limite di legge per la qualità delle acque potabili. Particolarmente frequenti l’insetticida imidacloprid, i fungicidi fluopicolide, tebuconazolo, dimetomorf, gli erbicidi glifosate boscalid, terbutilazina. Spiccano per elevata concentrazione e frequenza di rilevamento l’AMPA (metabolita del glifosate), il glifosate, il dimetomorf. (…) Nell’ultimo biennio in Toscana si è rilevata presenza di glifosate e/o del suo metabolita AMPA nelle acque in oltre il 60% dei campioni analizzati con punte di concentrazione anche elevate (> 1μg/L). Il glifosate da diversi anni è la sostanza attiva più venduta in Italia ed in Toscana, se si eccettuano lo zolfo e i composti rameici. “ (pagg. 49-50)
- https://www.provincia.pistoia.it/articolo/2010/12/distretto-rurale-vivaistico-ornamentale-di-pistoia (2018)
- https://www.provincia.pistoia.it/articolo/2009/10/statuto-del-distretto-vivaistico-ornamentale-di-pistoia?origin=serp_auto (2018)
- https://www.provincia.pistoia.it/system/files/articolo/1770/Descrizione_Distretto_Vivaistico.pdf (Descrittivo, non datato).
- https://www.glistatigenerali.com/economia-e-lavoro/agricoltura/pistoia-nella-citta-verde-deuropa-acqua-e-aria-sono-impestate-di-pesticidi/ (2018) Nel 2014, secondo le ultime stime disponibili dell’ASL di Pistoia, gli impieghi di sostanze attive di sintesi nel florovivaismo sono stati «fino al triplo dei consumi medi nazionali e quasi il quadruplo di quelli toscani». Circa la metà era glifosato, l’erbicida sui cui effetti per la salute si continua a dibattere, classificato come probabile cancerogeno dall’Organizzazione mondiale della sanità ma autorizzato in Europa fino al 2022 sulla scorta di una valutazione opposta dell’Agenzia per la sicurezza alimentare comunitaria. Dati più nuovi non ce ne sono. Per l’Arpat (…) «L’Istat mantiene il segreto statistico sui dati per singola sostanza. Tuttavia, per quanto riguarda il glifosato posso dire che nel 2016 in provincia di Pistoia abbiamo il quantitativo venduto più alto delle province toscane, pari a circa il 20% sul totale regionale», rivela Alessandro Franchi, esperto di pesticidi dell’Agenzia regionale. Sempre secondo gli ultimi rilevamenti del Centro per il florovivaismo dell’Asl relativi al periodo 2011-14, ogni azienda impiega in un anno oltre mezza tonnellata di prodotti, con un aumento di oltre 10 kg per ettaro all’anno tra il periodo 2005-07 e il 2011-14: 49 kg contro 39 kg. Tra il 2011 e il 2014, la percentuale di sostanze pericolose impiegate è passata dal 30% al 35% del totale. Ai primi posti ci sono gli erbicidi glifosato e pendimetalin, insieme all’olio minerale. Tutte sostanze regolarmente autorizzate, anche se non senza effetti sull’ambiente e l’uomo. Il glifosato, dichiarato probabile cancerogeno dallo Iarc, secondo l’Agenzia europea delle sostanze chimiche provoca gravi lesioni oculari ed è tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata, mentre il pendimetalin è dichiarato molto tossico per gli organismi acquatici e può provocare reazione allergica cutanea.
Pozzi, tra i 4 e i 5mila tra agricoli e domestici.
…esposti a “una significativa vulnerabilità alla contaminazione da fitofarmaci, con conseguente rischio di contaminazione della falda”. Su appena sette pozzi monitorati nel 2016, ben quattro hanno riportato tracce seppur contenute di pesticidi. Controlli fatti nel 2017 dopo uno sversamento accidentale di erbicidi, hanno trovato in dieci pozzi domestici sostanze differenti da quelle fuoriuscite nell’incidente, scoprendo una contaminazione sconosciuta. “L’incidente non era stato denunciato dal vivaista, al pari di tutti gli altri sversamenti accidentali verificatisi nel tempo”, rivela Poggi. (Patrizia Gentilini) «L’esposizione cronica a pesticidi può comportare alterazioni di svariati organi e sistemi dell’organismo umano come quello nervoso, endocrino, immunitario, riproduttivo, renale, cardiovascolare e respiratorio. La scienza ha documentato un aumento del rischio per molteplici patologie, tra cui cancro, diabete, patologie respiratorie, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, disturbi della sfera riproduttiva, disfunzioni metaboliche ed ormonali, specialmente della tiroide. Rischi ancora più elevati se l’esposizione avviene nelle fasi più precoci della vita, a cominciare già dall’embrione». Di fronte a queste evidenze, gli ambientalisti ci tengono a ripeterlo sempre: «Non chiediamo assolutamente la chiusura dei vivai, che sono importanti per l’economia della zona, ma un dialogo con le imprese del settore attraverso l’Osservatorio sul vivaismo non riconvocato da anni nonostante le nostre richieste e una riconversione ecologica», chiariscono il presidente di Wwf Pistoia Marco Beneforti e lo storico esponente dell’Associazione Pier Luigi Palandri, ex consigliere comunale dei Verdi.
- https://provinciadiprato.wordpress.com/2018/10/13/piano-operativo-e-vivai/ (2018) “Oggi i vivai provenienti da Pistoia, dove evidentemente sollevano forti preoccupazioni ma dove è forte la lobby dei vivaisti che rappresentano una delle poche attività economiche di un certo rilievo, hanno colonizzato (spesso sui terreni di un unico grande proprietario fondiario), quasi tutta la fascia fluviale dell’Ombrone, per la quale si richiama, ormai inutilmente, una “tutela ambientale al fine di riconoscere quanto emerso negli studi sulla funzionalità ecologica e sulla sicurezza idraulica”. Detto questo, il Piano Operativo consente ampliamenti e nuovi impianti vivaistici (compresi abitazioni e capannoni “agricoli”), nell’Ambito Rurale 4 “aree agricole diffuse” in contraddizione con le considerazione precedenti. Si tratta di ampie zone poste a sud-ovest e in particolare nell’area subito a sud dell’abitato di Iolo. Tale futura localizzazione dei vivai, a diretto contatto con l’abitato, è in contrasto sia con le affermazioni di principio, sia con la possibile esistenza (sempre futura) di un effettivo Parco Agricolo della Piana.”
- https://www.floraviva.it/news/servizi/positivo-il-bilancio-co2-del-distretto-pistoiese-lo-dice-uno-studio-nei-vivai-mati.html (2019)”Dallo studio del Cesaf di Pistoia su un campione di 30 ettari dei Vivai Mati 1909, rappresentativi della produzione aziendale e del Distretto pistoiese (70% pieno campo, 30% vasetteria), risultano in quei 30 ettari ogni anno 250 tonnellate di anidride carbonica (CO2) sequestrate contro le 202 t di CO2eq emesse nei processi produttivi. Stimati i benefici ambientali dell’intero distretto, fra cui pure gli inquinanti atmosferici rimossi in un anno. Incomparabilmente minori le emissioni di CO2 del vivaismo rispetto ad altri settori industriali. Il sequestro di CO2 ad ettaro del verde urbano risulta 1/4 di quello di vivai e foreste, mentre nell’assorbimento di altri inquinanti gassosi e PM10 il vivaio supera anche il bosco.”
- http://www.wwfpistoia.it/wpwwf/chi-difende-salute-ed-ambiente-dai-pesticidi-non-va-in-vacanza/ (2019) “Il nuovo PAN non ha grandi pretese di tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente dato che le distanze dalle aree frequentate dalla popolazione che vuole ammettere per i trattamenti con pesticidi, possono essere ridotte a soli 5 metri, concedendo come nel porecedente PAN deroghe anche alle irrorazioni aeree! (…) Il 30 luglio, giorno della Conferenza Stampa, era anche l’anniversario del “tragico PUFF”, licenziato dal Presidente Rossi proprio il 30 luglio 2018. Questa data è stata ricordata da Gentilini all’inizio del suo intervento perché è paradossale che la Regione Toscana abbia legalizzato la contaminazione dell’acqua destinata al consumo umano, consentendo l’uso di oltre 160 pesticidi nell’area di salvaguardia di 200 metri circostante i pozzi dell’acquedotto.”
- https://www.aboutplants.eu/notizie/ricerca/linquinamento-da-microplastiche-danni-anche-per-le-piante “…la biomassa vegetale (sostanza organica totale), la composizione tissutale, i tratti radicali e l’attività microbica all’interno del suolo sono cambiate in modo significativo, fornendo la prova che sia le piante che il suolo sono molto influenzabili dalla presenza di microplastiche.” cit. https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.est.9b01339 (2019)
- https://archivio.greenreport.it/news/inquinamenti/vivai-e-salute-valutare-lesposizione-ai-fitofarmaci-di-chi-lavora-nel-florovivaismo/ (2019) “…la Regione Toscana ha finanziato con 195.000 euro il progetto triennale “Vivai e Salute”, condotto dalla Asl Toscana centro, che interesserà gran parte del territorio della provincia di Pistoia dedito all’attività florovivaistica per valutare il rischio per la salute dei lavoratori nelle aziende florovivaistiche a fronte di una possibile esposizione all’utilizzo di fitofarmaci.”
- https://www.lanazione.it/pistoia/cronaca/vannucci-zero-glifosate-83c36e63 (2019) Buone pratiche florovivaistiche pistoiesi. Occorrerebbe conoscere l’applicazione pratica di esse, ad oggi, in termini di ettari interessati, sul totale esistente.https://www.toscanachiantiambiente.it/pesticidi-e-vivai-legambiente-pistoia-subito-unindagine-epidemiologica/ (2019) Conferenza stampa del Circolo Legambiente pistoia per denunciare la contaminazione delle acque in provincia di Pistoia, la mancanza del registro dei tumori, la non convocazione del tavolo istituzionale sull’emergenza ambientale nel pistoiese.
- https://archivio.greenreport.it/news/agricoltura/i-dati-sullinquinamento-da-pesticidi-nel-pistoiese-spiegati-dal-wwf/ (2020) “Nel 2019 sono stati analizzati [dall’ARPAT] 73 campioni di acque superficiali e sotterranee. In quasi tutti è stato riscontrato un valore al di sopra del limite di quantificazione , eccezion fatta [guarda caso!] per i torrenti montani Sestaione e Limestre. Lo Standard di Qualità Ambientale è stato superato in 6 stazioni su 14, mentre l’anno precedente fu superato in 9 stazioni su 16. Vero è che si parla soprattutto di acque superficiali (comunque fonte di vita e di biodiversità) ma, come afferma testualmente ARPAT “… il superamento degli Standard di Qualità ha interessato un significativo gruppo di corpi idrici, per i quali sussiste un concreto rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità prevista dalle normative comunitarie, nazionali e regionali”. La maggior parte dei superamenti degli standard, sia come pesticidi totali che come singolo principio attivo, è dovuta al diserbante Glifosate ed al suo metabolita AMPA che hanno raggiunto concentrazioni notevoli.”
- http://www.valdinievoleoggi.it/a80330-contaminazione-delle-acque-il-wwf-e-estremamente-preoccupato-per-la-situazione-in-varie-zone-della-provincia.html (2020) Denunce del WWF su inquinanti nelle acque nel pistoiese: cloruro di vinile, tri e tetracloroetilene. Alarme sarcomi.
- https://www.toscanachiantiambiente.it/ancora-elevata-la-contaminazione-da-pesticidi-nel-pistoiese-il-nuovo-report-di-arpat/ (2020) “Continua a preoccupare l’inquinamento da fitofarmaci nei corsi d’acqua del Pistoiese. Con alcuni valori da far rizzare i capelli, come quelli relativi al tratto terminale dell’Ombrone. È stato pubblicato da ARPAT – ed è ora disponibile on line – il report Andamento della contaminazione da fitofarmaci nel territorio pistoiese con i risultati delle indagini svolte dall’agenzia regionale sulle acque superficiali e sotterranee nel biennio 2018-2019. (…) Il monitoraggio, eseguito dal dipartimento pistoiese dell’Agenzia regionale, ha riguardato tre reti idriche: le acque superficiali (laghi, fiumi e torrenti), quelle destinate alla potabilizzazione e le acque sotterranee (pozzi). Più di 100 i principi attivi ricercati (erbicidi, fungicidi e insetticidi), tra questi l’erbicida Glifosate e il suo prodotto di degradazione, l’acido aminometilfosfonico (AMPA).”
- http://www.valdinievoleoggi.it/a87020-inquinamento-da-cloruro-cluster-di-sarcomi-pesticidi-nei-vivai-l-impegno-di-legambiente-ai-tempi-della-pandemia.html (2020) “In relazione alla vicenda dell’inquinamento da cloruro di vinile dei pozzi siti in zona Casalguidi, Legambiente Pistoia ha già depositato nell’ottobre 2019 un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia, finalizzato a stimolare indagini per reati ambientali e far luce su eventuali responsabilità di rilevanza penale. L’associazione chiede oggi che tutti gli altri enti preposti alle verifiche su questa vicenda, continuino a svolgere il proprio ruolo nella ricerca delle cause e delle possibili soluzioni all’inquinamento. Quanto all’indagine epidemiologica sul cluster di sarcomi rilevato nella frazione Casalguidi-Cantagrillo, condotta dall’Azienda Usl Toscana Centro e i cui risultati sono stati diffusi nella primavera scorsa, Legambiente Pistoia chiede che vengano comunicate informazioni relativamente allo stato avanzamento delle indagini supplementari che già erano programmate per il settembre scorso e, a seguire, per i primi mesi del 2021.”
- https://www.toscanachiantiambiente.it/area-vivaistica-pistoiese-via-libera-al-monitoraggio-dellinquinamento/ (2020) “La Regione Toscana (assessorato Diritti di cittadinanza e coesione sociale) e l’Ausl Toscana Centro hanno approvato il progetto “Vivai e Salute” che sarà sviluppato nel triennio 2020-2022 . Le azioni previste, in collaborazione con Arpat, Ispro (Istituto per lo studio la prevenzione e la rete regionale oncologica) e Ars (Agenzia regionale di Sanità della Toscana) hanno come oggetto il monitoraggio della qualità dell’aria nelle abitazioni, la misurazione dei residui di pesticidi in frutta e verdura negli orti in prossimità dei vivai e la valutazione di impatto sulla salute dei residenti. Per quanto riguarda la qualità dell’acqua destinata al consumo umano sarà fatta, spiega una nota dell’Asl Toscana Centro, una revisione critica dei dati disponibili da tutte le fonti (Igiene Pubblica Ausl, Arpat e gestore dell’acquedotto) insieme alla valutazione della collocazione dei pozzi privati (in collaborazione con il Genio Civile) in rapporto alla distribuzione dei vivai.” A cosa ha portato questo progetto?…
- https://www.regione.toscana.it/-/progetto-vivaio-4.0-sostenibilit%C3%A0-ambientale-e-innovazione-in-agricoltura (2020) Progetto “Vivaio 4.0” finanziato con fondi POR FESR (50% UE, 35% Stato, 15% Regione T.) per monitorare le principali grandezze relative allo stato di salute e di crescita delle piante ed il funzionamento degli impianti, nei vivai di piante ornamentali.
- http://www.valdinievoleoggi.it/a84452-allarma-inquinamento-da-pesticidi-fattori-toscana-a-sinistra-promuovere-florovivaismo-sostenibile-e-senza-veleni.html (2020) inistra Italiana (Fattori) denuncia situazione sanitaria insostenibile nel pistoiese, a causa dei pesticidi in pozzi ed acque superficiali.
- https://www.isde.it/le-associazioni-pistoiesi-ci-chiamavano-allarmisti-ora-il-progetto-vivai-e-salute-ci-da-ragione/ (2020) Alleanza Beni Comuni Pistoia, BioDistretto Montalbano, Acqua Bene Comune Pistoia e Valdinievole, Obiettivo Periferia, ISDE – Medici per l’Ambiente producono una riflessione sul progetto triennale “Vivai e Salute” allora varato dalla Regione Toscana, e più in generale sull’utilizzo di pesticidi nelle aree vivaistiche e in agricoltura. “Come associazioni e comitati da sempre interessati e vigili sulle problematiche ambientali e sanitarie del territorio siamo stati più volte accusati di essere “allarmisti”, “esagerati” e perfino “isterici”. Oggi il progetto “Vivai e Salute”, che recentemente ha avuto grande risonanza sui media locali, riconosce invece la fondatezza delle preoccupazioni da noi più volte espresse pubblicamente.”
- https://www.piantemati.com/wp-content/uploads/2019/11/DGR-1304_2019-Protocollo-buone-pratiche-Vivaismo-con-segnalazioni-.pdf (2020 +/- ; non specificato in documento, ma deducibile) Importante protocollo d’intesa triennale fra Regione Toscana (Ass.ri Fratoni, Remaschi, Saccardi) Associazione Vivaisti Italiani per il Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia (pres. Magazzini). Utile per le sintesi contenute sulla situazione del settore, all’epoca.
- http://www.valdinievoleoggi.it/a86672-webinar-sul-progetto-di-sorveglianza-fitosanitaria-sostenibile-nel-vivaismo-ornamentale.html (2020) Webinar sul progetto “Autofitoviv” di sorveglianza fitosanitaria che coinvolge AVI, Distretto vivaistico ornamentale pistoiese, CREA, CNR, UniPisa e UniFirenze.
- http://www.valdinievoleoggi.it/a82707-cluster-sarcomi-casaguidi-cantagrillo-indagine-esclude-analogie-tra-pazienti-e-familiari.html (2020) ARS inizia a verificare le correlazioni fra inquinanti riscontrati da ARPAT e sarcomi diagnosticati. Necessitano indagini più ampie.
- http://www.valdinievoleoggi.it/a87020-inquinamento-da-cloruro-cluster-di-sarcomi-pesticidi-nei-vivai-l-impegno-di-legambiente-ai-tempi-della-pandemia.html (2020) Denunce di Legambiente Pistoia riguardo l’inquinamento da cloruro di vinile dei pozzi di Casalguidi, e il cluster di sarcomi rilevato in zona dall’AUSL Toscana Centro.
- https://www.quinewspistoia.it/pistoia-logistica-vivai-intraviva-coldiretti.htm (2021) InTraViva (Innovazione nei trasferimenti vivaistici) https://www.intraviva.it/ https://www.intraviva.it/wp-content/uploads/2020/10/doc-ufficiale-1-progetto-All.C-definitivo.19.3.18-1.pdf Giusto pensare all’impatto ambientale della logistica nel totale sistema della vivaistica, che come per altri settori produttivi e dei servizi, ha un grosso peso riguardo all’energia impiegata ed alle emissioni climalteranti del settore. Ma non bisogna dimenticare che le matrici ambientali direttamente e fortemente investite in questo campo di attività rurali sono quelle alla base della vita di ogni specie vivente: acqua, suolo, aria.
- https://www.iltirreno.it/pistoia/cronaca/2021/12/11/news/nei-vivai-pistoiesi-ci-si-ammala-di-meno-ma-alcuni-tumori-sono-sopra-la-media-1.41018541?origin=serp_auto (2021)
- https://www.youtube.com/watch?v=dOhJFZqD4VY (2021) Il progetto di Regione Toscana “Vivaismo per un futuro sostenibile”, colture meristematiche ovvero di clonazione in vitro delle piante.
- https://www.confedercontribuenti.it/smart-agriculture-liot-per-la-coltivazione-intelligente-e-sostenibile-delle-piante-nei-vivai/ (2021) Buone pratiche florovivaistiche toscane, con l’ausilio di strumentazioni tecniche IoT in ambito della cosidetta ‘Smart Agriculture’.
- https://www.freshplaza.it/article/9431266/l-importanza-della-gestione-sostenibile-del-vivaio-sulla-futura-produzione-delle-piante/ (2022) Il Monitoraggio Nutrizionale (Crop Nutricional Monitoring, CNM) come strumento per ottimizzare le fertirrigazioni, ridurre le lisciviazioni e l’impatto ambientale, raggiungere una maggiore qualità del prodotto, ridurre l’uso dei fertilizzanti, migliorare la produttività e il rendimento della coltura. Prassi connessa con la cosiddetta ‘”agricoltura di precisione”, tanto cara anche all’UE.
- https://ancitoscana.it/privacy/3893-alla-mostra-dei-fiori-di-firenze-via-agli-incontri-sul-vivaio-sostenibile.html (2022) Primo incontro di Anci Toscana sul tema del “Vivaio sostenibile” e la diffusione dell’innovazione ambientale presso i territori toscani.
- http://www.valdinievoleoggi.it/a100133-un-convegno-sul-vivaismo-sostenibile.html (2022) Convegno “Vivaismo, sostenibilità ed ecologia”. Organizza Aboutplants.eu con GEA (Green Economy and Agriculture) Pistoia e Coldiretti. Esperienze imprenditoriali e tecniche a confronto.
- https://www.linkiesta.it/2023/08/alberi-cattura-co2-danni-temperature-eventi-estremi/ (2023) Necessità di attenzione verso la tipologia di alberi che si usano per riforestare le città e non solo. La grande disponibilità presso i vivaisti di specie alloctone non è spesso funzionale alle nuove e attente pratiche di riforestazione urbana, ma segue mode e tendenze che prescindono da queste pratiche. Al riguardo qualche esperto potrebbe azzardare infatti che tutta la varietà disponibile di cultivar orticole al limite del kitsch non sia fondamentale, e che il verde urbano pubblico e privato vada invece realizzato con specie botaniche della flora locale o naturalizzata capaci di creare anche in città habitat di pregio naturalistico.
- https://www.piantemati.com/wp-content/uploads/2019/09/Analisi-ambientale-Vivai-Piante-Mati-compensazioni-e-confronti.pdf (ago 2023) Calcolo assorbimento medio CO2 ed altri inquinanti aerei da parte di alberi in vivaio, nonché calcolo emissione di O2 da parte degli stessi.
VALORI STIMATI RIFERITI ALL’INTERO DISTRETTO VIVAISTICO PISTOIESE
Il ruolo positivo delle piante coltivate nei vivai nel mitigare alcune problematiche ambientali può essere esteso all’intero distretto vivaistico pistoiese, che è costituito da un totale di 5200 ha di cui 3700 ha coltivati a pieno campo e la restante parte (1500 ha) occupati dalla produzione in contenitore.
Utilizzando come campione i valori per unità di superficie calcolati precedentemente per i vivai Mati si sono ottenuti i seguenti dati indicativi riferiti ad un anno:
• 63 150 t di CO2 rimossa, pari ad un valore di € 2 756 498;
• il bilancio netto di CO2 sequestrata dalle piante è pari a 2304 t;
• 45 780 t di ossigeno liberato in atmosfera, sufficienti per circa 157 000 persone;
• 563 t di inquinanti atmosferici potenzialmente rimossi o assorbiti, pari ad un valore di € 3 293 070.
Si stima pertanto che l’intero distretto vivaistico sequestra quindi mediamente 12 t/ha/anno di CO2, assorbe 108 kg/ha/anno di inquinanti atmosferici, liberando 9 t/ha/anno di ossigeno.
- https://cordis.europa.eu/article/id/448181-reducing-plastic-waste-with-bio-based-biodegradable-plant-pots/it (2023) “Alternativa biodegradabile ai vasi di plastica. Il progetto PlanticsInside ha cercato di affrontare questa sfida creando prodotti con una bioresina unica, basata su un’invenzione rivoluzionaria dell’Università di Amsterdam. In particolare, il team del progetto voleva sostituire i vasi di plastica per piante con un’alternativa biodegradabile. Ogni anno miliardi di vasi per piante finiscono tra i rifiuti. La gente li porta a casa dai vivai e magari li mette nei sacchi per i rifiuti misti in plastica. Molto spesso, però, questa plastica non viene selezionata e viene bruciata. La soluzione di Plantic è stata quella di combinare questa bioresina con la carta pressata, per produrre un vaso per piante completamente biodegradabile con un aspetto naturale. Il vaso può essere messo nel terreno insieme alla pianta, dove si decompone in modo simile ai rifiuti organici.”
- https://floraviva.it/news/il-vivaista/il-vivaismo-pistoiese-regge-alle-crisi-geopolitiche-e-punta-sulla-sostenibilita-totale-per-vincere-la-sfida-della-competitivita.html?origin=serp_auto (2023)
- https://archivio.greenreport.it/news/inquinamenti/inquinamento-da-fitofarmaci-nelle-acque-di-pistoia-10-stazioni-di-monitoraggio-su-16-oltre-i-limiti/ (2024) “Nel 2023, sedici stazioni sono state oggetto di monitoraggio per i fitofarmaci: in dieci di queste sono state superate le concentrazioni degli Standard di Qualità Ambientale previsti dalla normativa (sia per il parametro Pesticidi Totali che per Singolo principio attivo). I superamenti hanno interessato i tratti finali o di pianura dei corsi d’acqua della piana Pistoiese (ad esempio Brana, Ombrone in località Caserana), della Valdinievole e nell’area del Padule di Fucecchio (Canale Usciana, Pescia, Nievole). Le stazioni posizionate in territorio montano e collinare (Reno, Bure di Santomoro, Vincio, Ombrone) non hanno mostrato criticità. Come rilevato negli anni precedenti, il Glifosate e il suo prodotto di degradazione AMPA sono responsabili del superamento degli Standard di Qualità Ambientale in buona parte delle stazioni monitorate. Glifosate e AMPA si riscontrano rispettivamente nel 75% e nel 95% dei campioni prelevati nelle stazioni di monitoraggio dell’acqua superficiale nella provincia di Pistoia.
- https://www.greenretail.it/vivai-bernabei-piante-sostenibili-nel-cuore-delle-marche/ (2023) Buone pratiche florovivaistiche marchigiane.
- https://greenreport.it/toscana/1202-da-vaso-a-vaso-nasce-in-toscana-la-prima-filiera-corta-per-il-riciclo-della-plastica-dei-vivai?highlight=WyJ2aXZhaW8iLCJ2aXZhaSIsInZpdmFpc3RpIiwidml2YWlzdGljaGUiLCJmbG9yb3ZpdmFpc3RpY2FcdTIwMWQuIiwiZmxvcm92aXZhaXNtbyIsImZsb3Jvdml2YWlzdGljbyIsImZsb3Jvdml2YWlzdGljYSIsImZpcmVuemUtcHJhdG8tcGlzdG9pYSIsInBpc3RvaWEiXQ (2024) “A partire da settembre, dunque, Revet inizierà a raccogliere i vasi (e i tubi di irrigazione) scartati dai vivai pistoiesi (direttamente nelle grandi aziende vivaistiche o nell’apposito centro di stoccaggio costituito presso Agribios); a Pontedera questi materiali verranno dunque riciclati insieme alle plastiche provenienti dalla raccolta differenziata degli imballaggi dei cittadini toscani, per arrivare a produrre quel granulo poliolefinico che costituisce la materia prima riciclata già adesso utilizzata per la produzione di vasi riciclati. Alcune grandi aziende di stampaggio di vasi di Pistoia e dintorni, firmatarie dell’accordo di filiera, acquisteranno infine tale granulo per produrre vasi certificati che saranno poi acquistati e commercializzati da alcune importanti agrarie (anch’esse firmatarie dell’accordo) dove i vivaisti normalmente si riforniscono per l’acquisto di vasi e di tutto ciò di cui hanno bisogno. Un vantaggio netto per le casse dei vivaisti tanto quanto per l’ambiente, dato che le plastiche riciclate da Revet comportano emissioni di CO2 ridotte del 75% rispetto a quelle legate alla produzione di plastica vergine.”
- https://www.arpat.toscana.it/notizie/2024/monitoraggio-fitofarmaci-2023-territorio-di-pt/i-fitofarmaci-nel-territorio-pistoiese/?searchterm=Andamento%20contaminazione%20fitofarmaci%20Pistoia (2024, analisi del 2023) “Come rilevato negli anni precedenti, il Glifosate e il suo prodotto di degradazione AMPA sono responsabili del superamento degli Standard di Qualità Ambientale in buona parte delle stazioni monitorate. Glifosate e AMPA si riscontrano rispettivamente nel 75% e nel 95% dei campioni prelevati nelle stazioni di monitoraggio dell’acqua superficiale nella provincia di Pistoia. Per le stazioni poste nelle aree della piana pistoiese a sud della città queste due molecole sono con concentrazioni particolarmente elevate (nel 2023 si è registrato il valore più alto di sempre a livello regionale per il Glifosate, pari a 92 µg/L nel Fosso Dogaia Quadrelli). Nelle stesse stazioni è stata riscontrata una significativa presenza di altre sostanze, sia erbicidi, insetticidi e fungicidi.” E ancora: “ Il monitoraggio del 2023 ha previsto il campionamento di dodici pozzi nella provincia di Pistoia, di cui undici in Valdinievole ed uno nel Comune di Pistoia (zona Badia a Pacciana). In generale, come per gli anni passati, la maggior parte dei campioni prelevati dai pozzi non presenta principi attivi con concentrazioni misurabili. Nel 2023 in due pozzi, uno nel Comune di Pistoia ed uno nel Comune di Ponte Buggianese, è stata riscontrata la presenza di Glifosate e AMPA in concentrazioni significative.” I risultati sono già così chiari e gravi, tuttavia sfugge la logica secondo cui in una zona che vede le acque superficiali abbondantemente inquinate, non si facciano indagini accurate anche sui pozzi là presenti, ma si indaghi altrove…
- https://www.ars.toscana.it/il-progetto-vivai-e-salute-in-toscana/i-dati-prima-del-progetto-ves-centro-di-riferimento-regionale-prevenzione-salute-e-sicurezza-nel-florovivaismo-crrfv/salute-dei-lavoratori/salute-florivivaisti-e-loro-familiari.html (2024) “…uno spaccato sulla condizione di salute della popolazione florovivaistica e dei loro familiari . Il campione è costituito da 1700 nominativi (il 74% delle ditte operanti nei 4 comuni) estratti dagli elenchi forniti dall’Amministrazione Provinciale (…) e dalla Provincia.” Allegato: https://www.ars.toscana.it/images/vivai_e_salute/All._1-Indagine_salute_florovivaisti_e_loro_familiari.pdf “Un ulteriore dato da non sottovalutare riguarda le intossicazioni acute (27 casi; 2,69%), la causa prevalente è da attribuire ai fitofarmaci, anche per le esposizioni indirette (i casi avvenuti in soggetti che svolgono altre attività sono dovuti a pratiche di diserbo dei floro-vivaisti limitrofi). Un altro aspetto è il 22,8% di donne che hanno avuto aborti spontanei: il 23,2% ha lavorato nel florovivaismo (rispetto al 21,5% di donne che hanno svolto altre attività). Se si analizza il numero degli eventi la differenza fra le due categorie aumenta, più della metà delle florovivaisti (53,8%) ha lavorato in serra.” (pag. 1)
- https://www.intoscana.it/it/il-vivaismo-diventa-smart-e-sostenibile-il-progetto-delluniversita-di-pisa/ (2024) https://www.pisatoday.it/cronaca/progetto-vinstein-sostenibilita-tecnologia-vivai-universita-pisa.html (2024) Il progetto “Vinstein”, che utilizza fondi della Regione Toscana al fine di sperimentare sistemi di monitoraggio della salute delle piante e di gestire le coltivazioni utilizzando le reti telematiche diffuse (come il 5G) e i metodi statistici avanzati (detti I.A.). Unipisa, CNR, ATCV, Fastweb, Zelari Piante, Netsens.
- https://www.ars.toscana.it/il-progetto-vivai-e-salute-in-toscana/ (2024) “Il Progetto “Vivai e Salute (VeS)” del 2019 ed i suoi 2 bracci: “Vivai e Salute – Lavoro” e “Vivai e Salute – Popolazione generale”. Il Progetto “VeS” nasce nel 2019 con priorità operative, obiettivi e modalità di gestione condivise con i partecipanti al Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale della Provincia di Pistoia e con il PISLL di Pistoia della AUSL TC. I due bracci progettuali sono stati affidati operativamente alla UFC Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione dell’AUSL TC, e sono “VeS-Lavoro” e “VeS-Pop gen”. L’attività sul Progetto VeS-Pop Gen si è svolta fino ad oggi in modo discontinuo e frammentario…” ed è consistita essenzialmente nel mettere insieme gli studi preesistenti di tipo ambientale e sanitario. Ma non è stato prodotto ancora nulla di originale.
- http://www.valdinievoleoggi.it/a115762-in-un-convegno-si-parla-di-riutilizzo-delle-acque-a-scopi-irrigui-nel-vivaismo.html (2024)
- https://www.ars.toscana.it/vivai-e-salute/5209-studio-sulla-mortalitC3%A0-generale-e-per-causa-specifica-nei-florovivaisti-della-provincia-di-pistoia.html (2024) “Gli Autori, nell’ultima versione, pubblicata sulla rivista scientifica Epidemiologia & Prevenzione, evidenziano come “Dai risultati dello studio emerge un quadro di mortalità in difetto per tutte le cause e per tutti i tumori oltre a molte cause specifiche, mentre alcune cause tumorali risultano in eccesso; tra queste, i tumori del pancreas e dell’apparato genitourinario. Le analisi per quinquennio nel corso del follow-up hanno, inoltre, mostrato un aumento dei tumori del tessuto emolinfopoietico.”Leggendo l’articolo e le relative tabelle si capisce che gli Autori hanno ritenuto opportuno sottolineare la tendenza verso l’eccesso dei rischi per le sedi tumorali per le quali ci sono già evidenze della letteratura che suggeriscono una correlazione con l’esposizione a pesticidi, anche se i dati analizzati non mostrano la significatività statistica.(…) Non è così per il gruppo ‘tumori dell’apparato digerente e peritoneo’ che negli uomini di una delle due corti analizzate mostra un significativo eccesso rispetto all’atteso, mentre nell’altra un difetto non significativo. Il problema derivante dai numeri relativamente piccoli e quindi dalla cospicua fluttuazione statistica porta gli Autori ad auspicare un allargamento della coorte che coinvolga ditte di maggiori dimensioni, al fine di approfondire il profilo di rischio e di rilevare informazioni utili a comporre un quadro completo sullo stato di salute dei lavoratori di questo comparto.”
- https://www.lanazione.it/pistoia/cronaca/vivaismo-per-un-futuro-sostenibile-concluso-il-progetto-di-distretto-arrivano-45-milioni-per-42-aziende-4451d7f7?origin=serp_auto (2024)
- http://www.valdinievoleoggi.it/a115544-un-convegno-sul-florovivaismo-e-la-gestione-fitosanitaria-sostenibile.html (2024) Convegno di CIA presso GEA (Green Economy and Agriculture) Pistoia.

Antonino Prizzi

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