Mediterranea Saving Humans: i dati di una politica persecutoria contro migranti e flotta di soccorso

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Dal 17 febbraio la nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans si trova in cantiere nel porto di Napoli per le operazioni necessarie ogni tre anni a confermarne il Certificato di navigazione. Nei dieci giorni precedenti si sono svolti gli Open Days di visita alla nave da parte degli Equipaggi di terra, fra cui anche molta parte dell’EDT di Firenze: è stata un’occasione appassionata e partecipatissima di conoscenza dal vivo  degli spazi della nave e delle persone dell’Equipaggio di mare. 

Dall’ottobre 2018 ad oggi sono 1.290 le persone soccorse da Mediterranea Saving Humans, di cui 688 solo nell’ultimo anno da ottobre 2023 a novembre 2024, la ventesima e finora ultima missione è stata tenuta dalla barca a vela Safira che ha soccorso fra il 26 e il 29 novembre u.s. 79 persone  sbarcandole a Lampedusa.  

La precedente diciannovesima missione della Mare Jonio, fra il 9 e il 15 ottobre 2024, aveva soccorso 83 persone finalmente sbarcate a Porto Empedocle, dopo un lungo braccio di ferro via e-mail e telefono con le Autorità italiane, contro l’ordine di sbarco al porto lontano di Napoli, distante ben 360 miglia nautiche. Sarebbero stati altri ben due giorni di navigazione,  considerate le condizioni precarie dei naufraghi e il fatto che erano stati soccorsi dopo quasi tre giorni trascorsi in mare, disperati perché convinti che nessuno più sarebbe arrivato a salvarli, senza più cibo né acqua e molti dei quali con i sintomi di una grave disidratazione. Una volta attraccati è ripiombato il verbale di sanzione (4.000 euro) e quello di “fermo amministrativo” per altri venti giorni per la nave, colpita per la terza volta in due anni.

Tutte le notizie dettagliate  sulle missioni di mare e di terra di Mediterranea  si trovano qui:

I dati di una politica persecutoria

Quanto accaduto alla Mare Jonio rispecchia la condizione che tutta la Flotta civile di soccorso nel Mediterraneo centrale è costretta a subire in questi ultimi due anni:  meno risorse per il soccorso, prolungamento delle sofferenze per i naufraghi, aumento delle morti in mare e aumento dei costi di gestione delle operazioni in mare: tutti i dati del Decreto Piantedosi (poi Legge 15-2023) e degli effetti della pratica di assegnazione dei porti lontani sono stati resi noti nella Conferenza stampa tenuta  alla Camera dei deputati da SOS MEDITERRANEE, di cui qui il report completo.

Qui trovi tutta la Flotta civile.

Nel biennio 2023-2024, le navi delle Ong attive nel Mediterraneo sono state tenute lontane dalle zone di salvataggio e soccorso per un totale di 735 giorni, a causa dell’assegnazione di porti lontani, e hanno percorso un totale di 275mila km aggiuntivi: sei volte e mezzo il giro del mondo. Le multe inflitte alle ONG ammontano a 76.263 €, a fronte di 25.238 salvataggi, soltanto l’11% del totale degli arrivi in Italia nel periodo. In realtà una ben piccola parte, a dimostrare tutta la falsità della propaganda del governo che indica la guerra alle ONG come strumento fondamentale per fermare il flusso di migranti nel Mediterraneo Centrale, ma gli attacchi contro le organizzazioni della società civile continuano perché il vero obiettivo è ridurne la presenza in mare e rendere le loro operazioni finanziariamente non sostenibili.

“Ma la cosa più grave – ha spiegato Valeria Taurino direttrice di SOS MEDITERRANEE – al netto dei danni oggettivi per le navi del soccorso civile, è che lasciando scoperta questa lingua di mare, il Mediterraneo centrale è diventato ancora più pericoloso per le persone che provano ad attraversarlo: nei 735 giorni totali in cui le navi delle Ong sono state tenute lontane, quante persone sono scomparse o sono state intercettate dalla guardia costiera libica? La cosa certa è che nei due anni di applicazione del Decreto Piantedosi, sono morte 4.225 persone in quel tratto di mare: di fronte a questa tragedia, sono state le persone a pagare il prezzo più alto delle politiche italiane; politiche che ostacolano in ogni modo chi lavora per salvare uomini, donne e bambini.” “Oggi siamo qui – ha continuato Taurino – per chiedere che il Governo garantisca il rispetto del diritto marittimo internazionale e decida la fine della consuetudine di assegnare porti di sbarco lontani, che prolungano inutilmente le sofferenze dei naufraghi a bordo delle navi delle Ong; inoltre, chiediamo di revocare il decreto-legge 1/2023 e il decreto–legge 145/2024 eliminando le restrizioni che ostacolano le operazioni di soccorso”.

Equipaggio di Terra di Firenze a Napoli 16 febbraio 2025

Omertà e crudeltà

Non stupisce in questo quadro, anche se per fortuna ha fatto notizia, il fatto che il torturatore libico Almasri sia stato trattato dal governo Meloni con gli onori di un Capo di Stato, in barba alla Corte Penale Internazionale ed alle denunce che moltissime persone migranti hanno fatto, fra cui è particolarmente preziosa la voce di Refugees in Libya, instancabile rete di rivendicazione di diritti nata nelle strade di Tripoli e nei campi di prigionia libici.

I trafficanti di esseri umani che Giorgia Meloni aveva promesso di combattere su tutto il globo terracqueo sono in realtà ben accolti in Italia. Era già accaduto a Bija, criminale internazionale la cui presenza ai tavoli di trattative imbanditi da Minniti è stata ampiamente documentata, così come al figlio di Haftar, il signore della Cirenaica. Poco importa che questi criminali siano anche nemici tra loro, i nostri governi vedono sempre di buon occhio chi promette di “risolvere il problema migratorio” con discrezione. Una discrezione che può essere garantita dalla combinazione di ferocia ed omertà. 

Un modello che non solo è operativo da molti anni (e rinnovato attraverso un accordo ufficiale ogni 6 mesi a partire dal 2017 – allora Minniti ministro dell’interno del governo Gentiloni), ma così apprezzato da diventare un esempio, come nel caso delle relazioni stabilite con il nuovo signore della Tunisia, il presidente autoritario Kais Saied, sotto il cui comando sono terribilmente peggiorate le condizioni dei migranti sub-sahariani.

Né stupisce nemmeno il fatto che per sostenere questi alleati, alcuni apparati dello Stato si dedichino, anche attraverso metodi di spionaggio illegali, a dare la caccia a figure ben diverse dai “trafficanti di esseri umani”, ma ai solidali delle navi di soccorso, alle persone che osano denunciare, alle persone migranti che cercano di arrivare vive dall’altra parte del Mare, come avvenuto con lo spionaggio dello Spyware Paragon sui cellulari di oltre 90 persone in Europa, fra cui in Italia giornalisti e attivisti come il direttore di Fanpage ed i nostri Luca Casarini e Beppe Caccia, rispettivamente capomissione e armatore di Mediterranea.

La crudeltà, unita alla ripetuta sfida al sistema giudiziario e all’evidente spreco di denaro, rappresenta anche la cifra, al massimo insopportabile, della così detta operazione Albania, in cui i migranti, già provati come sono, subiscono la sospensione   della tutela dei propri diritti umani insieme con l’ulteriore calvario dell’andata e ritorno con l’Albania. 

Si è infatti ripetuto, come largamente prevedibile, quanto successo a novembre col primo trasferimento, ed a nulla è valso lo spostamento da parte del governo della competenza dalle sezioni Immigrazione alle Corti d’appello. Infatti per i 43 migranti portati in Albania i giudici della Corte d’appello di Roma hanno deciso di sospendere il giudizio e non hanno convalidato il trattenimento nella struttura albanese, facendoli rientrare in Italia,  in attesa della decisione della Corte di giustizia europea il prossimo 25 febbraio. 

Andiamo avanti con la forza della solidarietà

Il quadro italiano e internazionale è sempre più minaccioso, ma tutto questo non ci fa paura e non ci ferma, perché insieme a noi sono migliaia le persone che non sono disposte ad accettare una politica, in Italia e in Europa come negli USA, che moltiplica guerre muri e confini di morte. Per questo continueremo, per mare e per terra, a far conoscere e denunciare quel che accade, allargando il campo delle persone consapevoli e attive.

Giovedì 20 febbraio, noi di Firenze lo faremo ad esempio alla cdp del Galluzzo, con una cena di finanziamento preceduta dall’incontro con Danny Castiglione soccorritore volontario della Mare Jonio, tutte le informazioni qui: 

https://www.facebook.com/events/1818306468935089/

L’Equipaggio di terra di Firenze si riunisce in presenza circa due volte al mese, presso la sede di Fuori Binario in Via del Leone 76. Ci trovi sui social e via e-mail qui: vieni a conoscerci!

https://www.facebook.com/MediterraneaFirenzeEdT

https://www.instagram.com/mediterraneafirenze/

mailto:firenzemediterranea@gmail.com

Infine invito ad associarsi e/o donare a Mediterranea S.H. direttamente sul sito nazionale:

https://mediterranearescue.org/it/associati  

 

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Chiara Giunti

Chiara Giunti – bibliotecaria per 35 anni nella Biblioteca nazionale di Firenze e tuttora attiva nella formazione professionale e nell’Associazione italiana biblioteche (AIB) – iniziata alla politica della sinistra di alternativa nel gruppo del Manifesto-Pdup “da ragazza degli anni 70”, ritornataci dopo una lunga pausa nei primi anni Duemila nel Laboratorio per la democrazia e in “Unaltracittà-Unaltro mondo”, poi nell’Associazione fiorentina per una Sinistra unita e plurale e quindi in ALBA e in “AltraEuropa”. Nel 2018 ho contribuito a fondare “Firenze Città Aperta” (FCA) di cui sono stata eletta presidente nello scorso luglio, contemporaneamente sono socia attiva di Mediterranea Firenze dal 2020. Mi piace scrivere e promuovere la lettura, e provo a farlo con la rubrica “Mercoledì leggendo” sulla pagina FB di Palazzuolo Strada Aperta-Biblioteca Torrigiani e con la rassegna di presentazioni “Libri nella città”, i cui video ritrovate su FB e su Youtube. chiaragiunti28@gmail.com

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