La rete di collettivi Wish lancia la chiamata per la costruzione della street parade 2025

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Dopo quasi un anno di assemblea permanente, a seguito delle nuove azioni (presidi sonori e relativi comunicati) intraprese dalla rete dei collettivi uniti nata dalla Wish Parade del 2024, è iniziato il percorso di costruzione politica e logistica della futura street. La volontà è quella di aprire le porte dell’assemblea a tutti quei collettivi, associazioni, realtà autonome e persone singole che abbiano interesse a condividere con entusiasmo, energia e determinazione le nostre pratiche, attitudini e rivendicazioni. 

Questi mesi di lavoro collettivo hanno permesso la scrittura di un Manifesto programmatico che declina i nostri valori etici, politici e sociali – antifascismo, antirazzismo, anticolonialismo, transfemminismo – rispetto ai desideri che riteniamo più urgenti. Si tratta, nella sostanza, di alcune richieste concrete mosse verso una città che ignora da anni le realtà che promuovono cultura e socialità dal basso: vogliamo spazi safer per la cittadinanza dal basso, e in questo senso esigiamo uno spazio polifunzionale, laboratoriale e ricreativo che legittimi le pratiche di autogestione e autorganizzazione.

Il tema dello spazio è cruciale dato che si inserisce in uno dei momenti in cui la crisi abitativa a Firenze registra livelli allarmanti; come se non bastasse, poi, gli spazi faticosamente liberati vengono sgomberati sotto il segno di una pericolosa illusione securitaria che, lungi dall’alimentare la percezione di sicurezza negli spazi urbani, li depaupera di quelle rare pratiche di cura collettiva di cui necessitano. È triste e sconcertante constatare che il 2024 è stato un anno record per il numero di sgomberi in Italia – non solo degli spazi sociali, ma anche degli appartamenti occupati in palazzine di edilizia residenziale pubblica. La scusa è sempre quella: “ripristinare la legalità”. Che si tratti di un governo di sinistra buono e inclusivo o di destra cinico e cattivo, non fa alcuna differenza; i rispettivi nemici, infatti, sono sempre le persone meno abbienti.

Rimanendo sul tema degli spazi, riteniamo significativo citare l’importanza dell’esperienza de La Polveriera Spazio Comune: il progetto di trasformare un unicuum del centro fiorentino in un mucchio di uffici inutili del DSU Toscana corrisponde ad un preciso meccanismo di ingegneria sociale che prevede la cancellazione della storia di un plesso importante nelle rivendicazioni del diritto allo studio, che prende forma attraverso la rimozione di una storia di resistenza e persistenza. L’assemblea di autogestione de La Polveriera ha saputo anche andare oltre le lotte per i diritti studenteschi, facendosi così portatrice di mutualismo e solidarietà nel quartiere. Rivendichiamo dunque la necessità di garanzie sul futuro del plesso, richiedendo che le istituzioni – DSU e Regione Toscana – intraprendano un proficuo percorso di collaborazione con l’assemblea de La Polveriera per il miglioramento delle condizioni strutturali del plesso di Sant’Apollonia. Giova sottolineare che questo spazio è l’unico luogo di aggregazione rimasto in un centro storico ormai devastato dalla svendita del patrimonio pubblico; uno spazio che esiste poggiandosi sui princìpi di orizzontalità, responsabilità diffusa, libera accessibilità, gratuità, diritto all’autofinanziamento, esclusione delle posizioni escludenti.

Un’altra nostra specifica richiesta riguarda il rifinanziamento del progetto Extreme per la riduzione del rischio che la Cooperativa Sociale CAT porta avanti in Toscana dal 1999. Ricordando che nel 2017 la riduzione del rischio è ufficialmente entrata nei Livelli Essenziali di Assistenza – i LEA rappresentano l’insieme di prestazioni e servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire con le risorse pubbliche a tutt3 l3 cittadin3 –, troviamo inaccettabile che dal 2023 la Regione Toscana non ne garantisca più la copertura diretta. È vero che di recente è stata ufficialmente ribadita la validità di Extreme, ma la sopravvivenza del progetto di riduzione del rischio portato avanti da CAT, che nell’ultimo anno è dipesa dai finanziamenti di ANCI e CNCA, oggi è fortemente a rischio. Proprio in queste settimane, tra le sale della Giunta e del Consiglio regionale, sta venendo redatto il nuovo Piano sanitario e sociale integrato, ovvero il documento che sancirà la divisione e la destinazione dei fondi alle varie Società della Salute della Toscana. Ritenendo che le pratiche di riduzione del rischio – come quelle previste da Extreme – siano fondate su una solida base scientifica che ne dimostra la fattibilità e la sicurezza, oltre che la particolare efficacia per la salute individuale e della comunità in quei contesti marginalizzati che il sistema istituzionale “fatica” ad intercettare, crediamo che le politiche associate alla riduzione del rischio rappresentino un impegno concreto a combattere la discriminazione e a garantire che nessunə venga esclusə dai servizi di salute o sociali di cui ha bisogno sulla base dell’uso di droga, di identità di genere, orientamento sessuale o situazione economica.

Nonostante il nostro tentativo di comunicare queste problematiche direttamente alle istituzioni, quel che abbiamo ottenuto fino a questo momento è un nulla di fatto. Dopo aver ricevuto iniziali manifestazioni di interesse per la nostra capacità di leggere e rispondere alle esigenze socio-culturali della comunità locale, soprattutto giovane, siamo stat3 ignorat3. Ma che cosa dovevamo aspettarci? Era possibile immaginarsi qualcosa di diverso? No. Ma questo non ci ha scoraggiat3. Anzi. Quest’anno torneremo ad invadere le strade di Firenze di musica, colori, arte, corpi liberi, socialità e gioia. Lo faremo aprendo di nuovo l’assemblea, pront3 ad accogliere e a coordinarci con nuove persone che desiderano contribuire alla costruzione dal basso di un diritto alla città che preveda spazi a disposizione di tutt3. E amplificheremo l’eco delle nostre rivendicazioni politiche attraverso una delle pratiche più antiche dell’umanità: la danza. Saremo un corpo unico, uno spirito comune, una comunità che vibra intorno ad una grande festa, un rituale di liberazione, un’occasione di gioia condivisa, un momento in cui tornare a vivere gli ambienti cittadini in modo autentico e spontaneo.

Dimostreremo ancora una volta la forza delle reti collettive che riescono a compiere azioni dal basso; lo faremo più consapevoli grazie alla redazione di un Manifesto e allo sforzo di definizione di un’identità politica; lo faremo rafforzat3 dall’affinamento di pratiche di convergenza intersezionale che ci permettono di abbracciare più lotte. Per un universo più equo in cui nessun popolo è oppresso e un mondo in cui la legge del profitto viene sostituita con una politica del desiderio. Questa non sarà solo l’occasione di fare una festa, ma di impugnare la festa come strumento di costruzione di rete, lotte, relazioni, progetti. La festa come esercizio orizzontale di consenso e cura verso di noi e l3 altr3.

Porteremo esattamente quello che ci dovrebbe essere per strada: la vita.

 

2 commenti su “La rete di collettivi Wish lancia la chiamata per la costruzione della street parade 2025”

  1. Paolo Chiappe

    Carissimi le vostre proposte sono poetiche, artistiche e creative però a nome della parte anziana, malata, di questa città, di chi si deve alzare presto la mattina, vi prego con vera amicizia di non fare troppo fracasso almeno di notte che già c’è quello del traffico e della movida. Voi siete credo tutti giovani e vitali, bene così, ma pensate anche agli altri, pensate alla tortura dei decibel per chi sta magari morendo nel suo letto. Alla disgrazia del fracasso voluto dal capitale non deve aggiungersi la disgrazia del fracasso anticapitalista.

    1. Ornella De Zordo

      Buongiorno Paolo, ecco la risposta del collettivo Wish Parade, (che peraltro è impegnato in un’iniziativa in Piazza Leopoldo, dove la Coop intende coprire di cemento, togliendo spazi attualmente adatti al parkour): “Grazie per la lettura e il tempo, Paolo. Faremo il possibile per condividere le nostre pratiche in anticipo per spiegare alle persone chi siamo, cosa facciamo, e come e perché lo facciamo. Ovviamente ci dispiace se durante la notte la musica potrà dar fastidio a qualcuno, ma crediamo che chi vive nei centri urbani debba essere consapevole della presenza di grandi eventi sporadici come manifestazioni, grossi concerti o eventi sportivi. Fortunatamente, Firenze non è solo un dormitorio di lusso; infatti, Firenze è anche (e soprattutto) una città viva e piena di movimenti che hanno bisogno di spazio. Come recita il nostro Manifesto, richiediamo uno spazio per dar forma a una riunione di corpi in sintonia con il resto della città: in assenza di uno spazio, dobbiamo rivendicare tale richiesta per le strade.
      Con tutta la franchezza e il rispetto del caso, non possiamo accettare che al fracasso anticapitalista non siano concesse nemmeno 24h. Il problema, se mai, è da rintracciarsi nel silenzio prodotto dal baccano neoliberista tutto il resto dell’anno.”

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