Alga tossica. Pensare dopo Gaza

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C’è una alga mutante e mostruosa che invade acque su cui galleggiano pesci morti. Non è un film horror, ‘i pesci morti’ rappresentano gli homeless, le famiglie povere cacciate via di casa da Trump, a New York, Atlantic City etc., negli anni 90’. E’ una citazione nell’esergo* del quinto capitolo del libro Pensare dopo Gaza, di cui è autore Franco Berardi “Bifo”. L’eruzione psicotica dell’inconscio americano” si intitola il suddetto capitolo, che vede protagonista la banda Bannon-Musk-Vance-Trump, rappresentanti del fascismo americano emergente.

In Mille piani, Deleuze e Guattari definiscono sinteticamente il fascismo come una situazione in cui la guerra è in ogni nicchia. Dunque possiamo dire che l’umanità è entrata in una sorta di tecnofascismo che si manifesta biopoliticamente come sterminio illimitato. […] Torna la ferocia. E scompare la pietà, che non è un sentimento religioso, ma è la capacità di riconoscere nell’altro la continuazione sensibile del sé. […] Quel che sta emergendo è un fenomeno di portata gigantesca, che non si può spiegare in termini politici perché affonda le sue radici nella mutazione tecnoantropologica che l’umanità ha subito negli ultimi quattro decenni, e costituisce lo sbocco dell’iperliberismo che ha fatto della competizione (cioè della guerra sociale) il principio universale delle relazioni interumane.” A questo, va aggiunto, sostiene Bifo, “ l’ipercolonialismo, funzione dipendente dal semio-capitalismo [rappresenta la fase capitalistica in cui la produzione di segni, simboli, affetti diventa centrale]: estrazione violenta di risorse mentali e di tempo di attenzione, in condizione di deterritorializzazione.”

Il Presidente degli Stati Uniti Trump, interessante mix fra Caligola e Nerone, secondo Bifo incarna: “l’eruzione psicotica dell’inconscio bianco senescente […] Slavoy Žižec dice che Trump si comporta come un tizio che defeca rumorosamente in un angolo durante un party dell’élite democratica…una sorta dell’esibizione dell’osceno con cui l’elettorato senescente e tendente alla demenza di molti paesi occidentali si identifica entusiasticamente.”

Pensare dopo Gaza – il titolo di questo bel libro che arriva nel momento giusto – significa pensare senza più futuro, senza più speranza, senza più universalismo, senza più umanità.”

Lo psicotico che dà fuoco alla propria casa, le guerre, il genocidio sionista, i mass shooting (massacri schizoidi), sono la cifra di questi nostri infami anni Venti. Si brucia l’ambiente, negando l’esistenza del problema climatico, e ci si continua a uccidere in un ciclo senza fine di vendetta, assecondando la spinta dell’inconscio psicotico collettivo e personale. Parafrasando Salvador Minuchin, gli esseri umani sono come le lumache, portano con sé il proprio guscio di psicosi, anzi questo è diventato parte integrante di loro.

L’ultimo anello di questa catena psicotica è “Gaza [che] ci ha rivelato la verità conclusiva della storia umana: non c’è nessuna via d’uscita dalla replicazione infinita del ciclo violenza-vendetta-violenza.

Non ci sarà mai un dopo guerra: “a Gaza [che Bifo paragona a ‘Auschwitz con le telecamere’]  si sta svolgendo il primo atto di una guerra mondiale che il suprematismo bianco declinante ha scatenato contro l’umanità. […] Il martirio di Gaza non è solo una tragedia che travolge la vita di milioni di donne e uomini (e soprattutto bambini), ma è una prova del passaggio a un’epoca in cui non ci sarà mai né giustizia né pace. Attendersi giustizia e pace in un futuro possibile vuol dire solo non aver capito.

Uccidere come lavoro

“ Dal momento che la tecnologia è messa al servizio della guerra, la guerra diviene la sua funzione principale. […] Il lavoro di uccidere, che è il lavoro più importante del tempo presente, l’investimento più rilevante in questa economia terminale, diviene tanto più produttivo quanto più l’intelligenza (omicida) si emancipa dalla coscienza (etica).”

Il lavoro di uccidere è usurante, da un punto di vista fisico e psichico, come le SS insegnano, scrive Bifo, la macchina intelligente invece è emancipata da questi limiti: “Uccidere è la funzione universale della tecnologia intelligente […] lo sterminio automatico funziona stocasticamente” Come in un gaming la guerra di sterminio diventa così la killer application dell’intelligenza artificiale. Il sistema israeliano Lavender, una macchina che stabilisce i bersagli basata su algoritmi di autoapprendimento, e il sistema Where’s daddy, creato per uccidere intere famiglie, hanno giocato un ruolo essenziale nei bombardamenti a tappeto dei palestinesi.

La terminazione

Nel nono capitolo Bifo propone la parola ‘figlicidio’, per indicare l’atto fondativo della civiltà occidentale cioè il sacrificio dei figli, da parte di un padre infame, in onore dell’unico Dio, della Nazione, o del Capitale. “La vita che il padre offre ai figli non vale la pena di essere vissuta, e i padri lo sanno” ma hanno bisogno che qualcuno si faccia ammazzare per un qualche sacro valore di merda. Fondatore del patriarcato, è Abramo, che etimologicamente significa ‘padre amato’, personaggio chiave dell’Antico Testamento: “Dubito che Abramo meritasse di essere di essere chiamato come padre. Anzi penso decisamente che fosse una carogna”, scrive Bifo.

“Che il genere umano possa sopravvivere all’attacco congiunto del cambiamento climatico, della demenza aggressiva dilagante e delle tecnologie di intelligenza distruttiva al momento non è certo.”

Bifo indica due possibili soluzioni finali: quella di Netanyahu basata sulla tecnologia intelligente/rizomatica che diverrà sempre più ingovernabile e l’altra, più mordida, meno violenta, suggerita da Marcione (eretico vissuto a Roma tra il 155 e il 168 dopo Cristo) che propone una pacifica autoterminazione, centrata su un processo denatalista, “con buona pace dell’infame energumeno di Milano col rosario.”

Ritornando ai padri: “ La vita che il padre offre ai figli non vale la pena di essere vissuta, e i padri lo sanno. E’ vero che questa vita è punteggiata di momenti di piacere, generalmente piuttosto brevi, momenti che spesso sfociano nella procreazione, perpetuazione di quel dolore, di quell’orrore e di quell’infamia. Da qualche tempo però è diventato possibile godere di quei momenti di gioia senza pagare il prezzo della procreazione. E’ così diventata possibile la diserzione dalla storia umana. […] Chi capisce diserta… Chi ha il coraggio di capire non contribuirà a riprodurre il genere umano, perchè l’esperimento è fallito e questa volta il fallimento è senza appello.”

Questo saggio dalle molte facce, termina con una suggestione poetica tratta da Lucrezio ed Epicuro:

“Quando la mente si dissolve e perde la sua potenza di proiettare, allora esperisce lo spegnimento del mondo, e torniamo finalmente nella condizione in cui eravamo stati per milioni di anni prima dell’attimo del concepimento.”

 

*Felix Guattari, Le TRE ecologie, Sonda, Casale Monferrato (AL) 1991-pg.71, euro 14

Franco Berardi “Bifo”, Pensare dopo Gaza, timeo 2025, pp.226, euro 18

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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