Dall’ex Fiat di viale Belfiore a The Social Hub: come ci siamo arrivati?

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Ripercorrere le intricate e trentennali vicende della trasformazione dell’area ex Fiat di viale Belfiore a Firenze significa imbattersi in uno dei casi più evidenti di mala politica, commistione di affari pubblico-privato, cementificazione urbana, disprezzo del patrimonio arboreo, mancata considerazione delle richieste dei cittadini. Insomma la sintesi perfetta delle tante storture della gestione urbanistica fiorentina degli ultimi ventanni; non fosse che per questo vale quindi la pena ricostruirne l’iter.

C’era una volta la Fiat, che in in circa tre ettari di terreno tra viale Belfiore e via Benedetto Marcello aveva costruito nell’immediato dopoguerra uno stabilimento industriale, che era diventato poi una filiale di vendita, e era infine stato dismesso negli anni ‘90.

All’inizio degli anni 2000 quell’area, molto appetibile perché in posizione strategica così vicina alla stazione di Santa Maria Novella,viene acquistata per 19 milioni di euro da Btp, il colosso edile Baldassini Tognozzi Pontello del costruttore Riccardo Fusi. Viene presentato un Piano di recupero che prevede la demolizione del fabbricato esistente e una nuova edificazione con volumi molto più elevati. Progetto discutibile persino per la maggioranza di Palazzo vecchio, tanto che in Consiglio Comunale passa per un solo voto favorevole rispetto ai contrari, e i cittadini manifestano da subito una motivata contrarietà al progetto.

Nel 2002 viene bandito un concorso di progettazione per il recupero dell’area, indetto dalla BTP con il patrocinio del Comune di Firenze. Il concorso, su invito, richiedeva un progetto per la realizzazione di un albergo, un centro congressi, una galleria commerciale, ristorazione, uffici e posti auto interrati. Sono invitati a partecipare i più grandi protagonisti dell’architettura contemporanea: Jean Nouvel, Massimiliano Fuksas, Arata Isozaki, Richard Rogers, più tre studi di giovani professionisti selezionati dall’Ordine degli Architetti di Firenze. Risulta vincitore Jean Nouvel e secondo Isozaki. Il progetto Nouvel, tutto da realizzare in vetro, acciaio e cemento, prevedeva un albergo con 205 camere, un grande giardino interno con auditorium, piani sotterranei, gallerie commerciali, un centro benessere, un edificio composto da 104 monolocali, un muro verde di 17 metri lungo tutto il perimetro su viale Belfiore. L’idea dell’archistar francese è quella di un edifico completamente avvolto da pareti verdi continue e dove i muri intermedi dei percorsi erano costituiti da giardini verticali. L’albergo alto 20 metri avrebbe avuto una forma slanciata, forse ispirata a una sorta di “torre”.

Nel 2005 viene approvato il Piano di Recupero, con destinazione alberghiera.

Nel 2006 il Comune rilascia il permesso a costruire, con demolizione della fabbrica. Ma chiede modifiche sostanziali al progetto, con l’abbassamento dell’altezza degli edifici e altri adattamenti alle normative locali. Jean Nouvel decide di ritirare la sua firma ritenendo che la sua visione originale venisse snaturata.

Dalla fine del 2009 dopo avere lasciato una vera e propria voragine nel terreno, il cantiere risulta fermo e in stato di abbandono. Le pompe idrovore (era stata intercettata la falda) smettono di funzionare permettendo la formazione di un lago di acqua di falda trasparente dell’ampiezza di circa un ettaro e che copre la maggior parte dell’area, mentre nelle zone meno profonde nasce un canneto. Invece, la parte permanentemente emersa (di 1.300 mq) viene colonizzata da specie arboree spontanee.

Nel 2010 cambia sindaco, a Domenici succede Renzi, e salta il rapporto privilegiato tra Palazzo Vecchio e la BTP. Fusi accusa l’amministrazione di aver mal gestito i rapporti con Jean Nouvel, sottolinea che la catena Marriott si sia ritirata (altro buco nell’acqua) ma, abituato a essere in posizione di forza, è perentorio nei confronti di Palazzo Vecchio: “La concessione di cinque anni sta per scadere e abbiamo bisogno di una nuova concessione. Non abbiamo perso tempo. I primi due anni li abbiamo passati a cercare inutilmente di convincere il Comune a ridurre il progetto di Nouvel che prevede uno scavo di cinque piani in una zona non solo piena di acqua ma fatta di ghiaie che franano continuamente. Fallito l’obiettivo, abbiamo affidato lo scavo alla più brava ditta del settore, la Trevi, ma ci sono voluti tre anni per scavare una buca di 1,2 ettari e profonda 22 metri in cui si doveva procedere settore per settore puntellando tutto a rotazione con pali e tiranti».

Nel 2011 guai giudiziari in vista per la BTP. Dopo la contestazione di una gran quantità di reati in relazione ai lavori del Project Financing (sottopasso di viale Strozzi e parcheggi), si aprono le indagini anche su questo Piano di recupero. Indagini suddivise in due capitoli. Uno riguarda i 92 alloggi destinati all´affitto calmierato che la Btp ha vantaggiosamente potuto costruire, consenziente il Comune, non nell´area Belfiore dove erano previsti, ma in periferia (in via Toscanini a Novoli). Da notare che il Comune ha poi preso in affitto gli alloggi (altro favore fatto alla BTP) per subaffittare alle famiglie in stato di necessità, assumendosi (secondo le accuse) il rischio di impresa e rimettendoci quasi mezzo milione di euro perché molti inquilini non ce l´hanno fatta a pagare i canoni, per niente a buon mercato. L´altro capitolo riguarda numerosi profili di illegittimità dello stesso Permesso a costruire e che ora rendono particolarmente tormentato il rilascio di una nuova concessione. In Comune era stata approvata una variante urbanistica per consentire l´edificazione di un albergo in zona A (centro storico) e un aumento degli indici, con deroga dai limiti di altezza previsti dal Piano Regolatore per quella zona. Era stato dichiarato l´interesse pubblico dell´opera anche grazie alla riserva di una quota del 20% dell´edificato ad affitto calmierato, e a tal fine era stata applicata la riduzione degli oneri di urbanizzazione. Ma, come si è detto, immediatamente dopo era stato consentito alla Btp di costruire gli appartamenti a Novoli. Non solo. Secondo le accuse, la Btp ottenne il permesso sebbene non avesse depositato le prescritte indagini idrogeologiche (le produrrà solo nel dicembre 2007) e sebbene il progetto non fosse stato inviato alla Provincia per i pareri di competenza relativi alla tutela della falda idrica: pareri assolutamente necessari, secondo l´accusa, dato che il progetto prevedeva uno scavo fino a 15 metri e 60, mentre la falda si trova a meno di 5 metri dal piano di campagna, e in effetti l’accusa ha anche evidenziato i danni alla falda idrica di Firenze procurati dai lavori di scavo. In definitiva, la procura ritiene che i lavori autorizzati con il Permesso di costruire del 2006 fossero abusivi, in quanto comportavano «una evidente trasformazione urbanistica ed edilizia dei luoghi in area vincolata, perché ricadente nella zona “Firenze Viali” sottoposta a specifico vincolo dal 1955», e sono tali «da alterare in modo permanente e significativo il contesto ambientale circostante».

Nel 2011 si deposita in Comune una proposta progettuale dell’opposizione di sinistra, bocciata dalla maggioranza, in cui si propone la trasformazione dell’area in verde pubblico. Contestuale alla nostra votazione contraria del Piano Strutturale, il 22 giugno 2011.

Nel 2012 interviene in merito anche  l’assessore Marson ricordando che a suo tempo la Regione aveva presentato un’osservazione alla Variante con contestuale Piano di recupero evidenziando una serie di rilievi. In particolare, veniva rilevato che in base all’art.39 della legge regionale 5/1995, erano ammessi solo interventi di sola ristrutturazione edilizia, mentre in questo caso non si trattava certo di una semplice ristrutturazione. Inoltre mancava uno studio sulla mobilità, non era accettabile la deroga per la realizzazione dell’albergo con un’altezza di quasi 20 metri, e veniva valutato che la prevista realizzazione di un fronte continuo edificato avrebbe generato un considerevole impatto rispetto alla situazione in atto. “ L’assessore Marson fa presente che pertanto, su richiesta della Procura della Repubblica di Firenze, gli uffici della Giunta regionale hanno attivato (art. 39 del D.P.R. 380/20001) la procedura di contestazione del permesso a costruire con delibera della Giunta regionale del dicembre scorso”. La vicenda giudiziaria va avanti per lungo tempo, ma alla fine gli assessori sono stati assolti, mentre alcuni tecnici– di parte privata e pubblica – sono stati condannati a sei mesi per abusi edilizi. Così finisce il processo in primo grado per il maxi-scavo dove, a seguito di una sequela di fallimenti e concordati di varie società, rimane una maxi-buca estesa circa un ettaro profonda 15,60 metri.

Tra il 2013 e il 2015 resta tutto fermo e intanto cresce e si stabilizza il canneto e un bosco di pioppi bianco e nero e salice bianco, della cui difesa si è occupato molto Paolo Degli Antoni, agronomo forestale del comitato Ex Fiat Belfiore-Marcello.

Nel 2016 l’area boschiva nell’area si posiziona seconda nel Comune di Firenze dopo Boboli nei “I luoghi del cuore” del FAI.

Nel 2017, tramite asta giudiziaria (andata deserta per ben due volte) per 28 milioni di euro la proprietà passa alla società olandese The Student Hotel che per la presunta “riqualificazione” dell’area utilizza un progetto ancora più impattante rispetto a quello di Jean Nouvel; un maxi hotel con 550 camere e servizi quali parcheggi, appartamenti e negozi. Il colosso olandese fondato dall’imprenditore scozzese Charlie MacGregor da tempo ha messo nel mirino Firenze acquistando il cosiddetto “Palazzo del sonno” in viale Lavagnini, che fu di proprietà delle Ferrovie. The Student Hotel punta ad avere 41 alberghi in Europa entro il 2021: tra le future apertura in Italia, Bologna (nel 2018), Roma (2019), quindi anche Torino e Milano.

Nel novembre 2018 viene adottata dalla giunta di Palazzo Vecchio la variante relativa al piano di recupero dell’area ex Fiat che chiude il cosiddetto ‘buco’ di viale Belfiore. Il progetto, affidato allo studio Natalini, viene così presentato dal sindaco Dario Nardella: “Un grande giorno, diamo una svolta a questo buco che è stato un elemento di degrado e di abbandono per troppi anni”. Perché per lui il degrado è un’area urbana rinaturalizzata. Per noi la colata di cemento che l’ha sostituita.

Quello che avviene in seguito è storia recente, di cui si è occupata ampiamente la stampa cittadina, ricca di interviste a vari componenti dell’amministrazione, a partire dal sindaco, e uniforme nell’esaltare l’apertura di cantieri che avrebbero dovuto “rigenerare” quell’area tormentata. Qualche dato: il Piano di recupero prevede la realizzazione di tre edifici alti circa 20 metri, 21mila metri quadri saranno occupati dalla nuova struttura alberghiera, poi ‘housing sociale, spazio a negozi e ‘direzionale’ (uffici, probabilmente una palestra e altro), sul tetto una piscina privata riservata ai clienti, e un’ampia terrazza accessibile da una grande scalinata aperta al pubblico.

Nel 2024 il nome cambia da Student Hotel a The Social Hub, mantenendo l’acronimo ma indicando più esplicitamente la finalità del marchio, che è alberghiera.

Nel febbraio 2025 si arriva all’inaugurazione di The Social Hub, che vede varie manifestazioni di protesta, tra cui quella del Comitato Salviamo Firenze.

Per una lettura critica di questa operazione urbanistica, ma anche sociale – andando a rafforzare la fisionomia di Firenze città del lusso – si sono occupati con articoli, analisi e manifestazioni pubbliche il laboratorio perUnaltracittà con vari interventi pubblicati su la Città invisibile e il Comitato salviamo Firenze che ha organizzato il referendum finalizzato a bloccare l’esproprio della città da parte dei grandi fondi immobiliari, con un focus specifico sugli studentati di lusso.

La storia delle trasformazioni di quest’area è stata studiata e raccontata da Paolo Degli Antoni, del comitato ex Fiat Belfiore-Marcello e da Adriana Dadà, del Comitato San Iacopino, che sono intervenuti con più articoli anche su La Città invisibile. Paolo Degli Antoni vi ha dedicato anche il saggio “Un caso di studio fiorentino da orti di guerra a fabbrica, a cantiere, a bosco planiziale”.

Della fase più recente si è occupato il gruppo Urbanistica di perUnaltracittà che ha pubblicato i “Quaderni di inchiesta urbana” La fabbrica del turismo, A chi fa gola Firenze? Guida alle holding che si appropriano delle città di Antonio Fiorentino e più di recente Turismo di classe. Studentati di lusso e selezione sociale a Firenze, a cura di Ilaria Agostini e Francesca Conti. I contributi che hanno arricchito il volumetto hanno analizzato con dati alla mano i casi emblematici e la filosofia di fondo di quell’economia dell’arricchimento che svuota la città dalla residenza originaria, divora suolo e sottosuolo, nega il diritto allo studio e all’abitare. Una città che respinge chi non appartiene al circuito esclusivo, e molto spesso opaco nella sua composizione, che trae profitto da scelte politiche e amministrative spacciate per “rigenerazione” urbana.

Svelare i grandi player della monocoltura del turismo del lusso, contrastare la mercificazione del patrimonio culturale, denunciare la selezione sociale della città securitaria sono alcuni degli obbiettivi che perseguiamo, mettendo il nostro impegno di giornalismo dal basso e del tutto indipendente a disposizione di chi voglia proseguire, insieme, nella stessa direzione.

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Ornella De Zordo

Ornella De Zordo, già docente di letteratura inglese all'Università di Firenze, e attiva per anni nei movimenti, è stata eletta due volte in Consiglio comunale - dal 2004 al 2014 - per la lista di cittadinanza 'perUnaltracittà', portando dentro il palazzo le istanze delle realtà insorgenti e delle vertenze antiliberiste attive sul territorio. Finito il secondo mandato di consigliera di opposizione ai sindaci Domenici e Renzi, prosegue con l'attività di perUnaltracittà trasformato in Laboratorio politico, della cui rivista on line La Città invisibile è direttrice editoriale.

4 commenti su “Dall’ex Fiat di viale Belfiore a The Social Hub: come ci siamo arrivati?”

  1. Paolo Degli Antoni

    Ricostruizione accurata ed efficace, che rende merito alla pluralità di soggetti intervenuti nel tentativo di contrastare l’operazione, comprese le centinaia di persone che votarono il bosco di neoformazione come luogo del cuore del FAI, poi definito in conferenza dei servizi “vegetazione infestante” SIC! Aggiungo un dettaglio: TSH ha poi acquistato all’asta gli immobili di via Toscanini e ricorso con successo al TAR, evitando così di destinare il 20% della superficie utile di Belfiore-Marcello ad alloggi a canone calmierato, cosa che infastidiva la nuova proprietà, che evidentemente ambisce alla selezione sociale, respingendo in periferia le famiglie meno abbienti e lungo-residenti

  2. Alberto Di Cintio

    Davvero tanti complimenti a Ornella De Zordo per questo articolo, anzi per questa bella inchiesta che rimette in ordine i vari passaggi (alcuni davvero clamorosi) di una vicenda speculativa che disonora la Città di Firenze. e non è la sola purtroppo, nè l’ultima, vedasi i due grattacieli di 64 mt. che Giani e la Regione Toscana intendono costruire a Novoli.

    1. Ornella De Zordo

      Grazie Alberto, anche per l’impegno sul progetto di Giani dei grattacieli a Novoli!. Forse lì siamo ancora in tempo a fermare questa follia!

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