Il nuovo Piano del verde di Firenze: un’analisi

  • Tempo di lettura:11minuti

Con delibera di consiglio in data 3 marzo 2025 è stato approvato il Piano che avrebbe dovuto accompagnare il Piano Operativo, rispetto al quale risulta residuale per tempistica (un anno di ritardo), per ambito territoriale d’applicazione, soprattutto per gerarchia delle fonti. Il Piano Operativo è infatti obbligatorio e direttamente cogente, quello del verde facoltativo e d’indirizzo, non localizzativo né prescrittivo, dunque principalmente uno strumento di svecchiamento culturale, atto a spostare l’attenzione dei progettisti pubblici e privati verso una visione biocentrica del verde, abbandonando quella accessoria-ornamentale. L’ambito d’applicazione diretta del PdV comprende il verde comunale esistente, le aree individuate come nuovo verde dal PO o inesitate, strade e marciapiedi comunali. Su altre aree, per esempio Piani di Recupero previsti in base al PO, il PdV indica linee guida per la progettazione; gli schemi grafici esemplificativi e gli abachi costituiscono gli allegati più pregevoli al corposo atto, ispirati alle migliori pratiche in uso a livello internazionale. Restano poco attenzionati o esclusi dalla pianificazione:

quasi tutto il territorio rurale così come individuato da apposita tavola ricognitiva “Verde agricolo e forestale”, ove l’uso del suolo è quello proprio dalle pratiche colturali, rilevato con Corine Land Cover semplificato; fanno eccezione tre schede POC relative a nuove aree verdi estese, ma molto periferiche, perciò non immediatamente utilizzabili dalla maggioranza della popolazione: ATs 01.13 Guarlone (cfr foto di copertina DSC00272.JPG), ATs 01.14 Trespiano e ATs 06/07.10 Solliciano, molto complessa, comprendente anche agricoltura produttiva. ATS 02.14 Verde Jahier Dei Bruni, ATs 03.18 Verde Rusciano, ATs 04.12 Verde Assi, ATs 04.13 Verde Carraia, ATs 04.14 ex Campeggio, ATs 04.15 Verde Michelangelo e ATs 11.08 Montughi risultano in quella tavola interne al perimetro del territorio urbanizzato, ma sono incluse nei sub-sistemi della pianura e della collina coltivate ai sensi del Piano strutturale vigente;

il verde privato e di proprietà di Enti diversi (Stato, Università);

i resedi demaniali (corsi d’acqua, aeroporto, autostrade e ferrovie) e delle linee tramviarie, per queste ultime la sistemazione a verde è demandata alla Direzione Sistema Tramviario Metropolitano.

Incendio di vegetazione nell’estate 2024 di terreno interessato dallo sviluppo della rete tramviaria

Obiettivo dichiarato del PdV è di avvicinare l’assetto della città al modello 3, 30, 300 ideato da Cecil Konijnendijk, rendendola resiliente al cambiamento climatico, contrastando inquinamento atmosferico, disordine idro(geo)logico e isole di calore e incrementando la biodiversità, in attuazione dell’art. 8 “Ripristino degli ecosistemi urbani” del Regolamento UE 2024/1991 del Consiglio e del Parlamento.

3 – Pocket garden e verde stradale

Preso atto che in alcune parti della città il verde pubblico è molto scarso, in presenza di una saturazione edilizia che non lascia spazio ad aree di reperimento, il PdV ritaglia piccoli spazi nella rete stradale, in ipotesi minimale individuando marciapiedi depavimentabili in modo da poter ospitare pocket garden, che tuttavia non incidono apprezzabilmente sulla copertura arborea, svolgendo una modesta funzione di intercettazione delle acque piovane e ospitando singoli alberelli nel tentativo di mostrarne almeno tre ai residenti frontisti. Un’ipotesi più ambiziosa ipotizza di alberare strade che attualmente non lo sono, anche riducendo gli stalli di sosta.

Alcune di quelle individuate hanno una sezione sproporzionata, con edifici laterali più alti della larghezza della strada, perciò sono poco idonee ad essere alberate; peraltro in quelle condizioni l’alberatura stradale riduce il ricambio dell’aria, favorendo il ristagno degli inquinanti emessi in prossimità del suolo e incidendo poco sulle isole di calore.

Si prevedono siepi arbustive e arboree lateralmente alle strade comunali rurali, specialmente nella pianura del Quartiere 4, coltivata a seminativo, povera di copertura legnosa; neanche queste incrementano significativamente la copertura arborea complessiva della rispettiva UTOE, ma funzionano da connettori ecologici e trasformano visivamente il paesaggio, da campi aperti, come era ancora meno di un secolo fa, a campi chiusi, assecondando una tendenza già avviata da alcuni proprietari privati.

30 – copertura arborea

Il quadro conoscitivo descrive un Comune esteso oltre 102 Km2 in prevalenza urbanizzato, con suolo in gran parte impermeabilizzato (persino nel 70% del verde comunale), coperto da vegetazione alta (alberi e arbusti arborescenti) complessivamente per il 32%, ma per meno del 30% nel centro abitato, con record negativi nei Quartieri 1, 4 e 5 e nelle UTOE 7 (14,4%), 10 (9,1%) e 12 (13,8%) Nelle zone più critiche si dovrebbe intervenire più energicamente, ma le aree di reperimento sono scarse e nell’UTOE 10 il PO prevede pesanti ulteriori urbanizzazioni, non esplicitamente vincolate all’obiettivo 30%.

Il Piano strutturale prevede a est dell’aeroporto un grande parco, potenziale occasione di forestazione urbana, tuttavia non ribadito dal PO né dal PdV, evidentemente per indisponibilità dei terreni.

Vengono individuate le isole di calore, le principali, come prevedibile, nelle UTOE 10 e 12, per il contrasto delle quali si dovrà agire prioritariamente incrementando la superficie coperta da vegetazione, anche dove adesso non c’è posto per alberature in piena terra, ricorrendo alla depavimentazione e, come soluzione estrema, alla piantagione in casse (es. Piazza Annigoni).

300 – accessibilità alle aree verdi

La fruibilità del verde da parte della popolazione è un tema di giustizia sociale e in questo senso risulta insufficiente e insoddisfatto l’intento dichiarato dal PO di assicurare verde pubblico di qualità (non dunque un’aiuola spartitraffico o decorativa) a distanza pedonale non superiore a 10 minuti di cammino da ogni abitazione; il PdV si sforza di avvicinarlo ancor più e per questo cartografa i percorsi di 300 e 500 metri da ogni numero civico. Abitazioni poste a oltre 500 m da un’area verde sono diffuse in tutta la città e sono la maggioranza nell’UTOE 12, dove si sarebbe dovuto recuperare ogni possibile area di reperimento, per esempio assicurare la fruizione pubblica del Chiostro del Maglio dell’ex caserma F.Redi di Via Venezia (AT 12.07), non alienare Palazzo Vivarelli Colonna (AT 12.19) col suo prezioso giardino, a suo tempo comunale.

Chiostro del Maglio da via Cherubini

Non si registreranno miglioramenti delle percorrenze pedonali dalle abitazioni alle aree verdi di qualità più prossime in due delle aree elementari ISTAT più densamente popolate, con oltre 15000 abitanti per Km2: Leopoldo e Viesseux, dato che le nuove aree verdi previste nel Quartiere 5 distano oltre 500 metri. Nell’altrettanto densamente popolata area elementare Puccini-Ponte alle Mosse, la nuova area Bonsanti nel Quartiere 1 avvicinerà al verde alcune abitazioni; le ex OGR restano area di reperimento strategica e irrinunciabile per nuovo verde 300 in quella parte di città, afflitta da isole di calore.

Altre soluzioni per contrastare il surriscaldamento delle superfici

Vengono proposti muri verdi e coperture vegetali leggere, privilegiando soluzioni in piena terra, come le pareti di rampicanti. Inoltre il PO impone una densa alberatura dei parcheggi, che altrimenti diventerebbero isole di calore.

Successione secondaria Un paragrafo dedicato a questo argomento segna un cambio di paradigma culturale impensabile ancora pochi anni fa, quando il direttore pro-tempore della Direzione Ambiente in Conferenza dei Servizi sul Piano di Recupero Area ex FIAT Belfiore-Marcello definì “vegetazione infestante” l’albereta di pioppi e salici spontaneamente insediatasi nel cantiere abbandonato da un decennio. Si riconosce finalmente il valore del “selvatico urbano” definendo un insieme di habitat ospitati in una data area, fornendo un’indicazione di ciò che potrebbe essere reperibile in potenza nelle aree incolte lasciate all’invasione spontanea della vegetazione e anche utili indicazioni per la ricostruzione della rete ecologica.

Boschi di neoformazione e aree con vegetazione in transizione arbustivo-arborea sono individuati col codice Corine Land Cover 342 nella Carta dell’Uso e Copertura del Suolo della Regione Toscana. Nel territorio definito dalla tavola 12 “Verde agricolo e forestale”, ma non in quello urbanizzato, dove pure esistono, sono individuati i boschi, compresi indistintamente quelli di neoformazione, senza censire distintamente le aree in successione secondaria avviata. Questo doppio standard, peraltro topograficamente incoerente con la zonazione del Piano strutturale e con quella “esclusiva o prevalente funzione agricola” della tav. 11 “Ecologia del territorio”, produce uno sfasamento tra la superficie forestale, pari all’8% del territorio secondo altri documenti comunali, e quella censita dal PdV, pari al 5,6%; manca all’appello il 2,4% costituito soprattutto da boschi di neoformazione interni al centro abitato, che sarebbero eccellenti aree di reperimento per nuovo “selvatico urbano”; a titolo d’esempio, si possono nominare due aree private abbandonate, ricolonizzate dalla vegetazione spontanea: l’ex area estrattiva alle Piagge e i terreni agricoli abbandonati adiacenti al lato ovest del Parco del Mensola.

Successione secondaria in stadio avanzato ai margini del Parco del Mensola

Dispiace che il PdV non tenga in debito conto del contributo conoscitivo prodotto dall’Accademia italiana di Scienze forestali, che censisce più generosamente i boschi di Firenze (circa 10% del territorio) evidenziandone l’incremento rispetto al secondo dopoguerra.

Greenway

Il verde urbano non è destinato alla sola fruizione statica, come la sosta su panchine, o alle attività sociali presso tavoli, giochi e attrezzi sportivi, bensì anche a lunghe, facili passeggiate che consentano attività motoria in città e nella campagna immediatamente circostante, evitando quanto più possibile luoghi trafficati. Il Comune di Firenze ha pubblicizzato una rete di percorsi pedonali. Da Firenze partono il Cammino di Francesco in Toscana, la cui prima tappa urbana risale l’Arno, e il piccolo Cammino di San Jacopo che, dopo aver raggiunto il prezioso reliquario pistoiese, prosegue fino a Livorno, loc. Acquaviva, da dove i pellegrini si imbarcavano per la Catalogna per raggiungere da lì a piedi Santiago di Compostela. Nel 2020 la greenway in riva sinistra d’Arno, presentata dalla paesaggista Maria Chiara Pozzana, si è classificata al terzo posto del premio del Paesaggio 2019 dell’Osservatorio regionale del Paesaggio della Regione Toscana. Proprio in riva sinistra d’Arno il rione San Niccolò risulta essere il meglio dotato di parchi, giardini e copertura arborea, con diverse aree verdi, alcune delle quali però accessibili in tempi stagionalmente ristretti (es. Giardino dell’Iris, Forte Belvedere), orari d’apertura ridotti (es. Parco di Palazzo Vegni) e con modalità di fruizione proprie di un museo, con divieto di picnic e gratuità limitate ai residenti, per gli altri a particolari festività. Curiosamente, poco più a valle in riva sinistra, proprio dove il mondo rurale, bosco compreso, si avvicina alla città, il verde pubblico risulta scarso e troppo pavimentato. Una nuova greenway sarà possibile tra i parchi delle Cascine e Florentia ATs 08/09.16, risulterà potenziata quella del cammino di San Jacopo tra Il Pellegrino e Montughi. L’area ex OGR, se opportunamente sottratta a mire speculative spregiudicate, si presterebbe a prolungare fino ai rioni Leopolda-Puccini-San Jacopino la greenway lungo le due sponde d’Arno a ovest della città.

Firenze Respira

Il PdV, curato da personale interno ed esterno all’Amministrazione, nella sua parte tecnica è basato sulle migliori pratiche in uso in Europa e sulla letteratura più avanzata. Era stato preceduto da un percorso di partecipazione civica finanziato dalla Regione Toscana, svolto con qualche difficoltà in tempi di pandemia, in parte con confronto diretto, sulla base di temi e di parole chiave prestabiliti, con 445 cittadini/e in presenza durante point lab, mappature itineranti nei Quartieri e 105 online, in parte in via telematica, con 581 contributi a testo libero su una mappa interattiva. Il report finale evidenzia una visione antropocentrica del verde da parte dei cittadini, che chiedono soprattutto sicurezza, accessibilità, attrezzature, socialità organizzata e mitigazione climatica dei luoghi frequentati; pochissimi chiedono corridoi ecologici, piante mellifere e altri accorgimenti finalizzati all’incremento della biodiversità e della qualità paesaggistica “tema ancora non del tutto assimilato dalla cittadinanza”. A titolo d’esempio si riportano due contributi postati sulla mappatura Firenze Prossima, tema “Territorio, patrimonio e paesaggio” entrambi relativi al Canale Macinante:

“Coprire il tratto del Fosso, in totale degrado, oggi esistente in piazza Gui, e collegare finalmente piazza Gui con piazza Vittorio Veneto”;

“Contrariamente a quanto sostenuto dal marketing immobiliare, gli abitanti non disdegnano i vuoti urbani, anzi riconoscono loro valore attuale e potenziale; attuale perché facilitano la circolazione dell’aria, l’illuminazione solare invernale e la vista di brani dell’orizzonte geografico, potenziale perché si prestano all’evoluzione di ecosistemi interstiziali (disprezzati dalla mentalità iper-umanistica passatista, ormai retaggio minoritario in Europa) e allo sviluppo di servizi collettivi e di spazi per la socializzazione non mercantile, ma anche per passare il tempo libero in ricercata solitudine, in modo statico su una panchina o dinamico passeggiando nel verde. L’area ex OGR è suscettibile di costituire un corridoio verde lungo il canale macinante, connesso spazialmente e funzionalmente con alcuni lotti inedificati presenti nei Quartieri 1 e 5. Detto corridoio potrebbe essere facilmente raggiunto a piedi o in bicicletta dagli abitanti dei rioni frontisti e funzionare da collegamento col parco delle Cascine, con la posa di alcune passerelle ciclopedonali”.

Sulle reti sociali e in riunioni di cittadini/e si ripetono abbastanza di frequente commenti tesi a svalutare le aree verdi, percepite come sottoutilizzate e pericolose (es. ci sono giardini quasi sempre vuoti, ne volete altri? per richiamare altra criminalità?), disordinate (es. giammai lasciare l’erba alta in primavera o cespugli non potati, dove possono nascondersi criminali) o addirittura degradate se la vegetazione presente è spontanea, non intenzionale; in ambito accademico alcuni urbanisti diffidano della visione biocentrica degli spazi aperti, che ne negerebbe l’atteso carattere di urbanità; un architetto in un’intervista radiofonica definì discarica l’area Nucci più fittamente alberata. Di queste circostanze è evidentemente edotta l’Assessora Paola Galgani, che nell’introduzione al PdV scrive: “Il Piano del Verde e degli spazi aperti del Comune di Firenze è intrinsecamente anche uno strumento di cambiamento culturale nell’approccio politico e tecnico dell’amministrazione e della cittadinanza. Ancora oggi, nonostante sia ampiamente dimostrato che l’investimento sulle infrastrutture verdi e blu ha effetti positivi dal punto di vista ambientale, in termini di miglioramento della qualità dell’aria, riduzione dell’inquinamento acustico, contenimento del consumo di suolo, tenuta dell’assetto idrogeologico, mitigazione climatica e conservazione della biodiversità oltre che dal punto di vista socioculturale e del benessere psico-fisico degli individui, molte sono ancora le resistenze nell’adottare questo necessario e urgente cambiamento di paradigma”.

Cartello informativo su area di biodiversità a bassa manutenzione

The following two tabs change content below.

Paolo Degli Antoni

Paolo Degli Antoni, dottore forestale, Comitato Ex Fiat Belfiore-Marcello

2 commenti su “Il nuovo Piano del verde di Firenze: un’analisi”

  1. Interessante articolo, peccato che sia troppo accademico per essere compreso da persone di media cultura. Cmq non ho trovato menzione di nessun progetto di mettere qualche albero o qualche pianta in vaso nella zona della stazione di Santa Maria Novella, isola di calore riconosciuta da tutti ma ugualmente ignorata, dove si muore d’infarto d’estate e di freddo d’inverno. Oltre al fatto che alle fermate del tram e degli autobus non ci sono nemmeno le pensiline…. anche questa cosa fatta notare in più sedi, ma ignorata alla grande.

    1. Paolo Degli Antoni

      Gentile Beatrice, il PdV è corredato di cartografie tecniche complesse, talvolta di non facile leggibilità, ancora non pubblicate. Tuttavia l’Assessora all’Ambiente promette di realizzare una mappa interattiva webgis di facile consultazione da parte anche di non addetti ai lavori. Durante le presentazioni della delibera nelle commissioni consiliari sono state mostrate, tra le altre, le tavole 4 -Aree pedonali, marciapiedi e piazze- e 5 -Alberabilità stradale- che rilevano la fattibilità di nuove piantagioni nelle strade comunali, qualcuna anche intorno alla stazione SMN.
      Si tratta di uno studio di fattibilità astratta, non di un progetto concreto, dato che la competenza diretta della Direzione Ambiente è limitata al verde pubblico comunale esistente (qualcosa anche intorno alla stazione SMN), previsto dal POC e a qualche area inesitata, come mostrato in https://opendata.comune.fi.it/page_dataset_show?id=d0ffa579-e002-4dc3-94b4-d69207cae114 non comprensivo della viabilità comunale.
      La tramvia, comprese le pensiline e le sistemazioni a verde collegate, è di competenza esclusiva della Direzione Sistema Tramviario Metropolitano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha *