L’operazione Multiutility, promossa nel 2021 dai sindaci PD dei Comuni di Firenze (Nardella), Prato (Biffoni) ed Empoli (Barnini) e tacitamente appoggiata dalla destra toscana, vorrebbe consegnare la gestione dei servizi pubblici essenziali (in primo luogo acqua e rifiuti) ai mercati finanziari.
È necessaria una mobilitazione per mantenere la gestione di questi servizi sotto l’effettivo controllo dei Comuni, contrastando un processo fondato sulla esaltazione ideologica della superiorità dei mercati finanziari. È necessaria una mobilitazione per restituire ai territori ed alle comunità voce e capacità decisionale. Nella fase di lancio dell’operazione il dibattito pubblico/collettivo è stato praticamente nullo e i Consigli comunali sono stati condotti al voto senza un’adeguata conoscenza delle implicazioni dell’operazione.
La nuova società è una società di capitali, che ha per scopo il conseguimento di profitti: se lo scopo è il profitto, non può esserci spazio per il perseguimento della funzione sociale, che invece è intrinseca all’erogazione di un servizio pubblico. Lo scopo prioritario della Multiutility è quello di produrre utili per gli azionisti, sia quelli pubblici che quelli (futuri ed eventuali) privati. Perché i Comuni dovrebbero assecondare un’operazione il cui scopo è la negazione delle loro funzioni?
Il processo di finanziarizzazione della gestione dei servizi locali non porterà né una maggiore efficienza né tanto meno – come acriticamente sostenuto dai promotori dell’operazione per renderla più ‘digeribile’ – la riduzione delle tariffe. Tutti gli investimenti sono pagati dagli utenti, con l’effetto di generare continui aumenti sulle bollette di cittadini e aziende, come già sta avvenendo.
Con la legislazione vigente è possibile affidare i servizi in house – vale a dire senza gara – ad un soggetto a capitale interamente pubblico. Rispetto alle aziende in house le amministrazioni possono esercitare un controllo ‘analogo’ a quello che esercitano nei confronti dei propri uffici, mantenendo il pieno controllo degli indirizzi strategici e rendendo la gestione a totale ed effettiva titolarità pubblica.
È necessario dire no alla costituzione di un ambito unico regionale sia per la gestione del servizio idrico che per la gestione del servizio rifiuti: l’ambito unico non accrescerebbe l’efficienza gestionale e ridurrebbe le possibilità di controllo da parte dei Comuni e delle comunità. Nel 2020 l’assemblea dell’Autorità Idrica Toscana (AIT) ha individuato i sub-ambiti nelle Conferenze territoriali: dato che non ci sono ragioni per tornare indietro, è opportuno che la legge regionale recepisca la deliberazione di AIT.
La gestione dei servizi pubblici essenziali è un monopolio naturale: per la gestione del Servizio Idrico Integrato chiediamo di chiudere definitivamente con la stagione della finanziarizzazione, per dare vita a un servizio completamente pubblico; chiediamo pertanto di sospendere la gara per l’affidamento del Servizio nella Conferenza Territoriale n. 3 Medio Valdarno e di avviare senza indugio, e quindi senza ulteriori proroghe della gestione corrente, il percorso di ripubblicizzazione vero e proprio. Chiediamo inoltre che in futuro sia avviato lo stesso percorso per tutte le gestioni che si avvicinano a scadenza.
I Comuni, avendo subito un taglio dei trasferimenti dallo Stato necessari per la copertura delle loro spese, invece di riorganizzarsi per ottimizzarle, hanno scelto di compensare con i dividendi la riduzione delle entrate dovuta all’austerità imposta dal Patto di stabilità. Questi dividendi rappresentano di fatto l’equivalente di una imposta per la quale vengono fatte pagare ai cittadini e alle aziende somme che niente hanno a che fare con il servizio che ricevono. Tra le pieghe delle bollette di questa Multiutility si nasconde l’equivalente di una flat tax.
L’operazione avvantaggia in modo iniquo e sproporzionato il Comune di Firenze, determinando simmetricamente condizioni di dipendenza o svantaggio in tutte le altre amministrazioni coinvolte, presenti e future. I Comuni di Firenze e Prato detengono, insieme, il 55,3% delle azioni di Alia Multiutility. Nessuna decisione potrà essere adottata se contraria agli interessi del Comune di maggiori dimensioni.
L’iniquità dell’operazione riguarda anche le eventuali prospettive di allargamento, gravate dalle velleità di controllo centralistico di Alia/ Multiutility. Le perplessità legate allo sbilanciamento degli assetti societari sono ulteriormente accresciute dall’assenza – ad oggi – di qualsiasi indicazione strategica sul percorso futuro di Alia/Multiutility: la mancanza del piano industriale e del piano economico-finanziario (ripetutamente annunciati e mai presentati) non permette di comprendere le linee essenziali del modello di gestione della società e finisce per rafforzare il potere degli amministratori e dell’unico soggetto (il Comune di Firenze) che al momento ne può decidere la nomina e condizionare politicamente l’operato.

Coordinamento delle Associazioni No Multiutility

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