Loro licenziano. Noi siamo tutto

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Scaduta la procedura di licenziamento alla ex Gkn. Sabato un corteo dalla fabbrica al centro di Campi. Dal 4 al 6 aprile il terzo festival di letteratura Working Class

Dal primo aprile potrebbero arrivare le lettere di licenziamento ai 120 dipendenti di Qf, la ex Gkn. La procedura di licenziamento è infatti scaduta il 31 marzo, giorno in cui si è tenuto un incontro con l’azienda, finito in un nulla di fatto. “L’azienda si è presentata senza alcuna documentazione – scrive la Fiom Cgil -, a partire da quella riguardante il piano concordatario presentato pochi giorni fa al Tribunale di Firenze il quale si è preso ulteriori 15 giorni di tempo per richiedere integrazioni e chiarimenti”. Senza sapere cosa contiene il concordato, è stato impossibile valutare un qualsiasi tipo di accordo sul pagamento degli stipendi e di tutte le spettanze degli ultimi 15 mesi, che Qf deve ai propri dipendenti, come riconosciuto anche dal Tribunale del lavoro.

Un atteggiamento di totale sprezzo di leggi e sentenze, che non è nuovo e che coinvolge non solo i lavoratori e le organizzazioni sindacali, ma anche le istituzioni stesse. L’azienda ha infatti respinto la richiesta della Regione Toscana di rinviare i licenziamenti, in modo da dare a tutti la possibilità di fare una valutazione basata su dati effettivi e non su parole volanti, così come ha rifiutato di fornire le buste paga, che i lavoratori non ricevono da ottobre 2023, e di indicare i soggetti che finanzierebbero il debito e la loro bancabilità. Fin qui, niente di nuovo: “Quest’azienda si è dimostrata ancora una volta inaffidabile – scrive ancora la Fiom Cgil -. Con la massima indignazione condanniamo questo comportamento scorretto che ignora ogni principio di responsabilità sociale e di corrette relazioni industriali”.

Con il 31 marzo si chiude una storia industriale e sindacale lunga 87 anni, da quando la Fiat aprì il suo stabilimento a Novoli. Non si ferma però il percorso verso la fabbrica pubblica e socialmente integrata. Va avanti la costituzione del consorzio industriale di sviluppo industriale, il cui iter è stato avviato dalla Regione Toscana e nel quale in questa prima fase dovranno entrare le istituzioni pubbliche, a partire dagli enti locali. Proseguono le valutazioni attorno al progetto industriale della cooperativa Gff, l’unico attualmente in campo per quello stabilimento. Non si ferma la mobilitazione per chiedere che su quell’area sia dichiarata la pubblica utilità. Sarà questo il tema del corteo di sabato 5 aprile alle 18, che partirà dalla fabbrica per raggiungere il centro di Campi Bisenzio, nell’ambito del festival di letteratura Working Class che avrà la sua terza edizione, al presidio ex Gkn, dal 4 al 6 aprile.

Un momento di lotta centrale per la vertenza e per il futuro di quel pezzo di territorio e dei suoi 400 posti di lavoro. Attraverso il racconto della nostra storia di sfruttamento e solidarietà tra subalterne, si crea un nuovo immaginario, si propone un futuro diverso e si raccoglie attorno a tutto questo sempre più partecipazione, proposta, visione. È la letteratura che si fa strumento di lotta, un potente grimaldello nel tira e molla dei rapporti di forza che, si sa, sono a nostro sfavore e ora lo sono ancora di più, ora che il mondo corre verso la guerra e le priorità dei governi si sono spostate dalla riconversione ecologica, per quanto fosse fasulla, all’economia bellica.

Quest’anno le proposte per il festival sono state tantissime, molte più degli anni scorsi, segno che questo strumento è riconosciuto in larga parte di chi si oppone alla deriva del capitalismo. Impossibile contenere tutta questa vitalità narrativa e sociale in tre giorni, ma è il segnale di un bisogno che c’è nel paese ed è fortissimo. Il polo della cultura Working Class, che vorremmo veder nascere nella ex-Gkn recuperata, potrebbe essere una risposta a questo bisogno, una sorta di festival permanente, un luogo dove tutto l’anno la cultura operaia si interroga, si confronta, cresce e si fa conoscere. Intanto però, la terza edizione del festival di letteratura Working Class si arricchisce di un elemento di convergenza in più. Sono stati chiamati gli “elefanti nella stanza” e sono nove interventi di altre realtà in lotta, da quelle sindacali come le lavoratrici della Perla, la campagna 8X5 dei Sudd Cobas, i lavoratori dell’editoria di Redacta e le precarie dell’Università, alle vertenze sociali come quella del Quarticciolo Ribelle, il movimento transfemminista con Non Una di Meno Prato, la rete No Ddl Sicurezza e gli Stati Generali della Giustizia Climatica e Sociale, fino alla denuncia del genocidio palestinese con la mostra fotografica dell’associazione Gaza Fuorifuoco Palestina. Infine, una grande vertenza a confronto con quella della ex- Gkn: l’Ilva di Taranto, alla quale saranno dedicati due panel.

In mezzo a tutto questo, dal 4 al 6 aprile a Campi Bisenzio si parlerà di poesia operaia, critica militante, musica popolare, territori deindustrializzati, generi letterari, autobiografia sociale, letteratura migrante. Ci sarà uno spettacolo di teatro canzone, “L’amore ai tempi del Cazhocène”, la prima sera e un concerto di Massimo Zamboni, “Prove tecniche di resurrezione”, il sabato subito dopo il corteo. Sabato 5 aprile, alla fine dell’ultimo panel del pomeriggio, alle 18, ci si alzerà dalla sedia per riunirsi dietro lo striscione del Collettivo di Fabbrica e chiedere, con la forza dei nostri corpi, la pubblica utilità su quell’area industriale, che così tanta effervescenza ha accolto e prodotto in questi tre anni e mezzo di lotta.

Il primo aprile è scaduta la procedura di licenziamento, il 4 aprile inizia il festival, il 5 aprile ci sarà un corteo, il 6 aprile avremo scoperto qualcosa in più e saremo un po’ più forti, con la coscienza che la classe sfruttata è una sola, che essere Working Class oggi non vuol dire solo essere operai, perché lo sfruttamento e la precarietà delle nostre vite accomunano operaie e impiegati, camerieri e ricercatrici universitarie, musicisti e scrittrici. Maurizio Maggiani, uno dei nomi di punta di questa edizione, lo spiega benissimo nel suo messaggio di solidarietà al festival: “Sono un lavoratore. Il mio lavoro è scrivere romanzi e articoli di giornale. Faccio parte dell’industria editoriale, come i librai che vendono i miei libri, che adesso stanno scioperando e hanno buone ragioni per farlo”.

La classe è una e dal 4 al 6 aprile sarà riunita al presidio ex-Gkn, per rivendicare un pezzo di giustizia sociale, climatica e democratica, attorno alla fabbrica pubblica e socialmente integrata. Saremo insieme non solo per partecipare a un festival di letteratura, ma per costruire, dal basso, un pezzo di futuro. Perché, come dice lo slogan di questa edizione: “Noi saremo tutto”. O forse lo siamo già. Loro sono il nulla e licenziano. Noi siamo la Working Class e siamo tutto.

Tutto il programma su https://edizionialegre.it/notizie/festival-di-letteratura-working-class-2025-il-programma/

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Valentina Baronti

Giornalista per passione, ha iniziato la sua attività nel giornalismo di base. Oggi lavora nella pubblica amministrazione e occupa il suo tempo libero raccontando storie, alla continua ricerca di nuovi punti di vista, di angolature diverse, di prospettive alternative per interpretare il mondo nel quale viviamo.

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