Ci vogliono mettere paura ma non è il tempo della rassegnazione, è tempo di lottare per la libertà di tutt3

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Comunicato della Rete No DDL Sicurezza – A pieno regime è stato pubblicato sul sito dei Giuristi Democratici

Da ieri l’Italia è un paese meno democratico, dove l’agibilità politica per chi dissente e per il conflitto sociale è fortemente limitata, dove i diritti degli ultimi sono un problema di ordine giudiziario e non sociale.

Con un atto di inedita arroganza istituzionale, il governo Meloni procede _a pieno regime_, utilizzando la decretazione d’urgenza per approvare i contenuti del Ddl Sicurezza. Accolti solo parzialmente i rilievi del Quirinale, l’impianto che abbiamo denunciato in questi mesi è rimasto immutato.

La maggioranza di centrodestra si tira fuori dall’impaccio delle divisioni interne sul provvedimento, che rischiava in parlamento di finire in un binario morto, imprimendo una svolta autoritaria al paese. Mentre Meloni difende l’amico Trump e la sua politica sui dazi, mentre le borse crollano o a picco, agita un “successo” del governo mostrando il suo volto più feroce.

Ieri ci siamo ritrovati per mobilitarci in molte piazze del paese: forze sociali e politiche, studenti e sindacati, associazioni e movimenti per la giustizia climatica. Manifestazioni si sono tenute a Napoli, Bologna, Roma, Trento, Treviso e Salerno. Oggi a Milano una mobilitazione diffusa, con convergenza alle 18.00 in piazza San Babila.

A Roma il presidio di piazza del Pantheon, chiamato in poche ore e partecipato da alcune migliaia di persone, si è trasformato in un corteo spontaneo che, nonostante le manganellate della polizia in antisommossa, non si è fermato.

La giornata di ieri dimostra che qualsiasi accelerazione dei processi anti-democratici non troverà di fronte un Paese inerme e “pacificato”, ma pronto a rispondere nelle piazze, nei luoghi del sapere e della produzione.

Le destre ci vogliono mettere paura.

Per questo rimane intatta l’urgenza di costruire una manifestazione nazionale contro questo decreto, ormai ex Ddl sicurezza.

Non è il tempo di arrendersi, non è il tempo di tornare a casa, non è il tempo della rassegnazione. È il tempo di lottare per le libertà di tutt3.

Rete No DDL Sicurezza – A pieno regime

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Cosa cambia nel testo del DL sicurezza rispetto a quello del DDL?
Proponiamo alcune brevi note di raffronto ad una prima lettura tra il Disegno di Legge Sicurezza e il testo attualmente disponibile del Decreto, a cura dell’Avv. Cesare Antetomaso

Cosa muta? Pare ben poco. Solo sei disposizioni, sulle trentotto previste, sono state lievemente ritoccate. Vediamole.

Art. 13 (proteste contro le infrastrutture pubbliche): qui c’è una puntualizazione del novero degli ‘obiettivi sensibili’. Si passa dalle opere pubbliche o infrastrutture “strategiche” del DDL alle attuali “infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici”.

Il punto dolente, ossia l’immotivata aggravante, permane.

Art. 15 (detenute madri): permane la facoltatività del giudice di decidere in merito al differimento della pena nei confronti delle condannate incinte o madri di prole di età inferiore a un anno (e fino a tre anni); si specifica tuttavia che si dovrà eseguire obbligatoriamente la pena qualora si crei situazione di pericolo o la possibilità di reiterazione del reato. Si introduce un nuovo articolo del codice di procedura penale che dispone che la donna in ICAM (istituto a custodia attenuata per madri) che evada o tenti di evadere oppure ponga in essere atti che compromettono l’ordine o la sicurezza pubblica o dell’istituto, venga trasferita in carcere senza la prole.

Art. 19 (violenza, minaccia o resistenza a pubblico ufficiale): cancellato il divieto per il giudice, previsto invece dal DDL, di considerare le circostanze attenuanti.

Art. 26 (rivolte carcerarie o nei CPR): si restringe leggermente l’ambito di applicazione di questo nuovo reato, che andrà ad applicarsi ai soli atti “di resistenza all’esecuzione degli ordini impartiti per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza”. Una restrizione più apparente che di sostanza, dal momento che resta la genericità che conduce le “condotte di resistenza passiva” a diventare comunque punibili laddove “impediscono il compimento degli atti necessari alla gestione dell’ordine e della sicurezza” (es.: rifiutarsi all’ordine di uscire dalle proprie celle, all’esterno delle quali talvolta si verificano episodi poco commendevoli). Con pene a dir poco drastiche: fino a sei anni per i partecipanti, fino a dieci per i capi, fino a venti se dalla rivolta derivano lesioni o morte.

Art. 32 (S.I.M. alle persone migranti): non occorrerà il possesso del permesso di soggiorno —come inizialmente previsto nel DDL— ma servirà comunque un documento d’identità per acquistare una scheda telefonica e poter dunque comunicare il proprio arrivo a casa. Con tutte le difficoltà del caso —già note— per chi sbarca nel reperire un documento.

Art. 31 (servizi segreti): la collaborazione richiesta ad Università e pp.aa. da parte dell’intelligence sarà su base facoltativa. Resta però la parte forse più inquietante della norma, la seconda: praticamente, la strategia della tensione da oggi è scriminata per legge, fatto giustamente denunciato con forza dalle associazioni dei familiari delle vittime delle stragi.

Avv. Cesare Antetomaso, Giuristi Democratici

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