La Regione Toscana pone macigni sulla vita indipendente dei disabili

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Per le persone disabili gravi, “Vita indipendente” significa la concreta possibilità di vivere con un grado di libertà comparabile con quello delle altre persone.  Ciò è possibile solo attraverso l’assistenza personale.  Insomma noi disabili cd. gravi vogliamo e pretendiamo di vivere come tutte le altre persone.  È ampiamente dimostrato che, con adeguata assistenza personale, questo è possibile.  E chiediamo a tutte le persone per bene di aiutarci a costringere la Regione a fornirci adeguata assistenza personale.

Questo concetto di vita indipendente si coniuga perfettamente con la lettera e lo spirito degli articoli 2 e 3 della Costituzione della Repubblica italiana.  Del resto spendere denaro per l’assistenza personale vuol dire far germogliare la vita, mentre spenderlo per le armi vuol dire seminare morte. È perciò molto grave che, con la delibera 753 del 2024 e i conseguenti atti, la Regione Toscana complichi molto la vita a chi ha gravi disabilità.  Ciò è diventato pienamente evidente con l’uscita delle graduatorie dei bandi vita indipendente FSE+ nelle Società della Salute e Zone Distretto.

Analizziamo di seguito i motivi principali di tale evidenza.

Il massimale del contributo vita indipendente fu fissato nel 2012 ed è rimasto in vigore fino a febbraio 2025.  Nonostante in tale arco di tempo i costi dell’assistenza siano aumentati di oltre 20% e la Regione abbia aumentato il massimale soltanto da € 1.800 a € 2.000 mensili, di fatto moltissimi disabili non hanno avuto nessun aumento dell’importo del contributo oppure hanno avuto aumenti dell’1 o 2%.  Perciò, da parte della Regione Toscana non sono state tenute nella pur minima considerazione le reali necessità di assistenza personale.

Il nuovo sistema di regole tratta le persone disabili come se ognuna di loro fosse una azienda.  Infatti, il contributo vita indipendente FSE+ è erogato “a rimborso”.  Cioè: prima l’utente disabile deve anticipare di tasca propria la paga agli assistenti personali e, solo dopo aver inviato tutti i giustificativi, lo stesso utente disabile riceverà, chissà quando, il contributo assegnato.   Va tenuto presente che la pensione di invalidità civile per il 2025 ha un importo mensile di € 336,00.   E, pur limitandosi molto, un disabile con molte necessità di assistenza personale supera la spesa di € 2.500 mensili per quest’ultima.  A ciò va aggiunto che spesso si tratta di disabili gravi soli al mondo.

È evidente che, per moltissimi disabili gravi, è impossibile anticipare la retribuzione agli assistenti personali per poi ricevere il rimborso dalla Regione, chissà quando.  Ciò è stato detto più volte alla Regione, ma c’è un muro.  Fra moltissima disperazione abbiamo notizie di disabili costretti perfino a provare a chiedere prestiti alla banca per poter pagare l’assistenza personale, fra l’altro, per andare in bagno o per non marcire a letto tutto il giorno.   Dev’essere chiaro che le persone disabili gravi necessitano di assistenza personale per poter esercitare in concreto i diritti fondamentali e non certo per fare profitto.  Dunque tale accanimento burocratico a carico dei disabili gravi da parte della Regione è un autentico rovesciamento della Costituzione.

Se, ad esempio, la Regione dà un contributo ad un’impresa, ad un ente culturale ecc. può essere legittimo che venga richiesta una rendicontazione stringente del contributo erogato perché, di fatto, il denaro potrebbe essere stato speso per altri scopi.  Ma, se una commissione medica ufficiale accerta seriamente che un certo disabile, ad esempio, non può alzarsi da sé la mattina e/o non può andare in bagno senza assistenza personale, e di conseguenza la Regione eroga al disabile il denaro per la necessaria assistenza personale, è chiaro che questo denaro viene speso per tale scopo perché altrimenti, senza alzarsi la mattina e/o senza andare in bagno, quel disabile finirebbe per morire.

Dunque, per quanto riguarda l’assistenza personale a un disabile grave, una rendicontazione di massima può forse avere un senso, ma una rendicontazione stringente è solo accanimento vessatorio da parte della Regione.  Anche perché quasi tutti i disabili gravi non possono fare una rendicontazione stringente da sé, ma devono rivolgersi ad un commercialista.  E, con tutte le terribili difficoltà che deve affrontare nella vita, è davvero vessatorio che un disabile grave debba pure rivolgersi ad un commercialista o a un Caaf, ad esempio, per alzarsi la mattina e/o per andare in bagno.  E – cosa ancor più paradossale – dopo averci costretto per la difficoltà della rendicontazione a rivolgerci ad un commercialista o a un Caaf, la Regione non riconosce come rimborsabili le spese sostenute per tale servizio.  Se non fossimo sul pianeta Terra contemporaneo, dovremmo dire che è una barzelletta.

Inoltre, tanto più la disabilità è grave quanto sono maggiori la quantità, la qualità e l’articolazione dell’assistenza personale necessaria.  E quindi, con la rendicontazione stringente, tanto più grave è la disabilità quanto più complicata è la rendicontazione da fare.  Mentre dovrebbe essere l’inverso: tanto più grave è la disabilità quanto minori dovrebbero essere le difficoltà scaricate sul disabile.

E ad ulteriore conferma del menefreghismo della Regione Toscana e dei burocrati dei servizi sociali, abbiamo appreso che a “persone con necessità di sostegno intensivo molto elevato” sono stati tolti contributi che integravano quello della vita indipendente consentendo di pagare un po’ di assistenza personale necessaria e specializzata in più.  Si ribadisce che l’ammontare mensile del contributo vita indipendente già è radicalmente insufficiente a coprire i costi dell’assistenza personale necessaria alle “persone con necessità di sostegno intensivo elevato”.  Perciò si ritiene di una gravità scandalosamente inaudita che alle “persone con necessità di sostegno intensivo molto elevato” non sia data la possibilità di fruire di altri contributi necessari a coprire le ulteriori maggiori spese di assistenza personale, magari anche specializzata.

Insomma, la Regione Toscana accontenta a pioggia (stile vecchia DC) solo chi ha poche necessità di assistenza personale.  E l’argomento di aver aumentato le risorse e gli utenti è solo demagogia della peggiore specie.  Alle persone per bene non interessa che venga speso più denaro tanto per raccogliere voti, ma interessa che le risorse vengano spese bene.

Ribadiamo qui le nostre richieste alla Regione:

  • adeguamento dell’importo alle necessità di assistenza personale dell’utente e all’aumento avvenuto in questi anni del costo dell’assistenza personale;
  • anticipo del contributo entro il giorno 25 del mese di riferimento;
  • inclusione degli accantonamenti della tredicesima e tfr nella rendicontazione;
  • conguaglio della rendicontazione a fine anno;
  • rendicontazione mensile entro tempi più lunghi dei 5 giorni richiesti ad esempio da Firenze.

Per maggiori approfondimenti, si rinvia ai link sottostanti:
https://www.avitoscana.org/index.php/16-vita-indipendente/toscana/284-regione-uccide-v-i
https://www.avitoscana.org/index.php/16-vita-indipendente/toscana/289-nostre-considerazioni-sul-decreto-dirigenziale-21904-del-30-09-2024

Associazione Vita Indipendente ETS della Toscana

 

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