Bari: il ciclone vendola e la “capa gira” del PD

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2010-01-23 08:57:27

>[La Repubblica, 23/01/2010] La «capagira» significa il misto di stordimento, rabbia e impotenza col quale oggi il partitone s´avvia a una sconfitta annunciata contro il guerrigliero Nichi Vendola. «Uno che era finito sei mesi fa e noi siamo stati capaci di trasformare in Che Guevara» dicono i vecchi militanti. Soffiano mazzate di vento gelido sul lungomare di Bari e perfino quelle tirano per Vendola. Domenica la gente non andrà in gita e più gente va a votare le primarie, tanto più sale il vantaggio del governatore sullo sfidante. La domanda della gente pugliese non è se vincerà «Nichi o Boccia», dove già la scelta di nome o cognome segna una distanza. Piuttosto «di quanto vincerà Nichi». Se con il dieci, il venti o il trenta per cento. È raro in effetti assistere a una vigilia tanto univoca. Non solo nei sondaggi, per quel che valgono. Ma nei discorsi, negli umori, nei segni sparsi per le strade. Almeno a Bari e dintorni, dove si gioca, cifre alla mano, la metà della partita. Basta confrontare la mestizia delle sedi del Pd con l´allegra sarabanda giovanile di Fabrica, il quartier generale di Vendola. Confrontare i muti e radi manifesti di Boccia con gli squillanti e felicemente populisti del Comandante Nichi, «Solo con(tro) tutti». Misurare con lo sguardo i luoghi della contesa. Mentre i dirigenti del partitone viaggiano per salette da convegno, sezioni desertiche e studi televisivi, Vendola attraversa bagni di folla e prenota per il gran finale di oggi Piazza Prefettura, roba da ventimila persone, che soltanto il Berlusconi dei tempi d´oro è riuscito a riempire con un comizio. L´altro giorno è arrivato finalmente a Bari il segretario Pier Luigi Bersani per sostenere la candidatura di Boccia e l´evento non è riuscito a colmare le trecento poltrone di una sala della Fiera. «Uno spettacolo avvilente e preoccupante» ammette il senatore dalemiano Nicola Latorre. «Non c´era uno della minoranza del partito. Tutti a sostenere l´Opa ostile di Vendola sul Pd». Lo sfascio del partitone in questa guerra insensata è del resto facilissimo da misurare. Nelle due ore trascorse a Fabrica ho assistito al pellegrinaggio di una decina di consiglieri comunali del Pd e all´arrivo di una comitiva di giovani di Molfetta decisa a organizzare una serata «pro Vendola». «Siete di Sinistra e Libertà?» «Macchè, siamo del Pd!». «Per quale motivo, di preciso, avete deciso di suicidarvi?» ha risposto lo scrittore e senatore Pd Gianrico Carofiglio ai messi di Bersani e D´Alema che gli avevano chiesto se «almeno lui» se la sentisse di pronunciarsi per il candidato ufficiale. Dopo che decine di artisti, intellettuali, scienziati e premi Nobel, da Margherita Hack a Dario Fo, avevano aderito agli appelli di Vendola. Dalla parte di Boccia, a sorpresa, è arrivato un solo testimonial e piuttosto bizzarro: Franco Califano. Ma sì, il mitico. Sempre stato «nero». «Ma che te devo di´? Francesco è n´ amico. E poi ‘sto Vendola che fa la vittima m´ha veramente rotto li…». Così oggi Francesco Boccia, che sembra molto più solo contro tutti, si è consolato sfrecciando fra Foggia e Bisceglie su un´Alfa con al fianco "Er Califfo". «Alla faccia della sinistra da bere, meglio il Califfo» dice lo sfidante. «Prima o poi gli elettori capiranno che quella di Vendola è una truffa, retorica allo stato brado». Prima di domani però pare difficile. Quanto all´altro califfo, Massimo D´Alema, ha deciso di rinviare la nomina romana al Copasir a martedì e di rimanere sulla barca del suo candidato fino all´ultima ora utile. Soltanto che la barca continua a prendere acqua e il ventennale califfato di D´Alema in Puglia rischia di chiudersi. Chi l´ha fatto fare a D´Alema, a Bersani e al Pd tutto di ficcarsi nella trappolona pugliese? Alessandro Piva, regista barese che di «capagira» se ne intende, ha la sua teoria: «Vendola è un Berlusconi rosso e li ha fregati con lo stesso metodo che il Cavaliere usa da anni. E´ bravo a far la vittima, quello contro il sistema, quello che si è fatto da solo. E´ più moderno, è un comunicatore, si rivolge direttamente al popolo ed è capace di emozionare. Con lui gli avvisi di garanzia funzionano alla rovescia. È un combattente e ha dimostrato di avere nove vite come i gatti. È come Berlusconi». Almeno un po´ deve essere vero, se il «Berlusconi rosso» non s´offende al paragone, sembra anzi quasi compiaciuto. Ma sugli errori degli ex compagni del Pci, Nichi Vendola ha anche un´altra spiegazione: «Hanno un rapporto nevrotico con la modernità e non hanno mai davvero chiuso i conti col passato. Ma di tutta la grande narrazione politica comunista, quelli come D´Alema e Bersani hanno conservato un solo tratto, il fascino supremo del comando. L´illusione di poter imporre alla base qualsiasi scelta, per quanto impopolare, in nome del fine superiore del partito. Soltanto che questo fine superiore non esiste più. E alla lunga, senza un´utopia, una trascendenza, la gente prima o poi si stufa di obbedire». L´impressione è che il «poi» sia arrivato di colpo, oggi, qui, in Puglia. Dove il Pd di Bersani rischia di correre incontro a una crisi dura, non soltanto locale, ma nazionale. Per la tigna dalemiana, per incapacità di fiutare il vento, per il «rapporto nevrotico con la modernità», va´ a sapere. In ogni caso, a quarantotto ore dal voto delle primarie, perfino nel fronte fedele al candidato ufficiale, si discuteva soltanto di come rimediare alla sconfitta. Come rimettere insieme, da lunedì, i cocci di un´alleanza devastata dal palio delle sinistre. Michele Emiliano, il sindaco di Bari che appoggia Boccia, ma non perde mezza occasione di fare l´elogio di «Nichi», si ritaglia fin da subito il ruolo di grande mediatore per il dopo disastro: «Comunque vada a finire, le primarie del Pd hanno cancellato dalla scena politica il centrodestra e segnalato la ricchezza del centrosinistra agli elettori pugliesi. Boccia e Vendola sono due facce di una bella politica, destinate a collaborare da lunedì se il centrosinistra vuole davvero vincere. Ed è già troppo tardi. Perché se Francesco Boccia fosse stato in questi anni il vice presidente della Puglia e l´assessore al bilancio, come in molti avevamo suggerito a Nichi, oggi la Regione non avrebbe buchi, ma risorse da destinare allo sviluppo». Su una linea pragmatica è Alessandro Laterza, editore e presidente degli industriali pugliesi, che finora si è tenuto lontano dalla rissa: «Aspetto che finisca la disfida per tornare a parlare dei fatti. Per esempio dei tre miliardi di fondi europei che finora non siamo stati in grado di ottenere per la Puglia e che potrebbero cambiare la faccia all´economia della regione. La sconfitta del Pd è annunciata, ma la catastrofe si può ancora evitare. Soprattutto se la vittoria di Vendola non sarà schiacciante, come dicono i sondaggi e il popolo del blog. Perchè altrimenti il vento si porta via tutti i personaggi. Magari al suono di una musica da circo, come nel finale di Otto e Mezzo di Fellini, che ieri mezza Bari bene è corsa ad applaudire al Petruzzelli, nella versione holliwodiana di «Nine». Per distrarsi col festival del cinema dal festival della politica, per sorridere alla fine di un´altra giornata amara. <br />Di CURZIO MALTESE

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