Calcestruzzi Spa e cemento “depotenziato”

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2010-04-28 09:17:12

>[Il Manifesto,28/04/2010]<br />Non è un’azienda qualunque, la Calcestruzzi spa, finita ieri nella rete del «Doppio colpo», la maxi operazione di polizia ordinata dai magistrati dell’antimafia di Caltanissetta. Con 232 impianti di betonaggio, 15 cave e 16 impianti di selezione inerti, «ha contribuito – pubblicizza il suo stesso sito – alla realizzazione di importanti opere come le diverse tratte della Tav, il nuovo Ponte sul Po di San Rocco al Porto (Lodi), il Maxi – Museo d’Arte Contemporanea a Roma, la Chiesa di San Paolo Apostolo in Pescara». Si tratta del «primo produttore italiano di calcestruzzo preconfezionato», con sede principale a Bergamo. Controllato, assieme alle imprese consociate Cemencal, Eica, Speedybeton e Monviso, dalla Italcementi Group, «quinto produttore di cemento a livello mondiale e il principale operatore nel bacino Mediterraneo». Il metodo che gli inquirenti ritengono sia stato utilizzato dall’impresa è vecchio quanto i controlli di legge: una doppia ricetta per confezionare il calcestruzzo, una legale per i controlli e una "allungata" per realizzare decine di opere pubbliche in tutta Italia. Lo racconta bene anche il dossier «Cemento disarmato» prodotto da Legambiente a fine luglio 2009, quando le prime indiscrezioni sulle inchieste relative ai crolli nel terremoto dell’Aquila parlavano insistentemente dell’uso indiscriminato di «calcestruzzi disomogenei» da parte di molte imprese, e non solo in Abruzzo. Perfino la Casa dello studente, come scrissero in seguito i periti della procura aquilana, era stata costruita con calcestruzzi (forniti da altre imprese) tali «da potersi definire scadenti». Sebbene, al momento, i magistrati di Caltanissetta sembrano escludere la pericolosità delle opere realizzate dalla Calcestruzzi Spa grazie all’intervento di messa in sicurezza che sarebbe stato disposto dall’amministrazione giudiziaria cui l’azienda è stata sottoposta dal 2008 ad oggi, c’è chi come l’ex presidente di Legambiente Ermete Realacci (Pd), che un anno fa aveva presentato un’interrogazione parlamentare sulla questione, chiede al governo di «avviare immediatamente un monitoraggio degli edifici e delle infrastrutture strategiche, a partire da scuole e ospedali, in tutte le aree che si ipotizzano possano essere coinvolte, soprattutto in quelle classificate ad alto rischio sismico». Perché forse di opere della Calcestruzzi Spa da controllare ce ne sono ben oltre quelle citate dal Gip Giovambattista Tona nell’ordinanza con cui ha accolto le richieste di arresto. Tona infatti parla dello svincolo di Castelbuono e della galleria Cozzo Minneria, entrambe sull’A20, dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, della diga foranea di Gela, della galleria Cipolla, lungo lo scorrimento veloce per Licata, e di alcuni tratti dello «scorrimento 626 Salso III». Tutte in Sicilia. Mentre a leggere il dossier di Legambiente dove, per esempio, si ricorda il sequestro di due lotti dell’autostrada A31 Valdastico, nel vicentino, disposti nel 2008 dalla stessa procura di Caltanissetta, si ha l’impressione di un lavoro d’inchiesta ancora in progress.<br />Eleonora Martini

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