Ex banco dei pegni Via Palazzuolo, De Zordo: "Scelta urbanistica sbagliata, sia che gli illeciti vengano dimostrati oppure no"

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2012-02-22 15:02:38

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<div><span style="font-family: georgia,serif;">Che qualcosa non andasse nella vicenda San Paolino era chiaro sin da subito. perUnaltracittà, insieme all’Associazione Anelli mancanti,  presentò già il 27 maggio 2009 un esposto alla Soprintendenza ai beni architettonici e del paesaggio e per conoscenza alla Procura della Repubblica, con allegati la Delibera del Consiglio del 16/2/2009, le 2 Delibere di Giunta del 11/4/2006 e 21/7/2008.</span></div>
<div><span style="font-family: georgia,serif;"><br /></span></div>
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<div><span style="font-family: georgia,serif;">Sollevammo dubbi sulla compatibilità della trasformazione prevista con la tutela dei beni storici e architettonici anche alla luce di quanto previsto dal Piano di gestione del centro Storico di Firenze – patrimonio Mondiale dell’Unesco. Sottolineammo i vincoli esistenti, tra cui quello archeologico, mentre con la variante al PRG approvata l’edificio passava da classe 0 a classe 5. Mancava anche la Valutazione integrata, come richiesto dall’art 14 della L.R. 1/2005 e chiedemmo che venisse accertata la regolarità delle procedure che hanno consentito la monetizzazione del 20% di Sul da destinare a locazione permanente, il che evitava di realizzare la residenza destinata all’affitto calmierato come previsto invece dalla Convenzione.</span></div>
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<div><span style="font-family: georgia,serif;">Al di là dei veri e propri illeciti, che la Magistratura accerterà, il Piano di recupero di San Polino sottrae alla città per regalarlo alla speculazione privata uno spazio ingente che doveva essere destinato, secondo il PRG, a servizi sociali ed educativi. Servizi che la parte di centro storico gravitante su via Palazzuolo attende da anni e la cui realizzazione nel vicino complesso delle Leopoldine è naufragata con la destinazione a funzioni ben diverse da quelle necessarie e a suo tempo richieste dal Consiglio di Quartiere. E’ grave poi che il Piano abbia previsto la liberalizzazione degli interventi edilizi, prevedendo la distruzione interna di edifici di Classe 1, ovvero "di particolare interesse storico e/o artistico, monumentale".</span></div>
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<div><span style="font-family: georgia,serif;"> Il mutamento a destinazione alberghiera apparve oggettivamente non sostenibile, data anche la saturazione di alberghi intorno alla Stazione.Dunque, anche se paradossalmente non fossero riscontrate illegalità formali, visto che talvolta le norme urbanistiche dei Comuni hanno consentito di aggirare regole di fondo di tutela del territorio, questa resta una scelta urbanistica dannosa per la città che invece di preservare le sue funzioni pubbliche e i suoi beni architettonici,  li svende a privati che hanno come ovvio interesse il far profitto a scapito della collettività.</span></div>
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<div><span style="font-family: georgia,serif;">L’articolo di Repubblica Firenze che ha dato la notizia</span></div>
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<div><strong>Da Monte de’ Pegni a hotel di lusso con sospetto di abuso: due indagati</strong></div>
<div><strong>Per l’albergo a cinque stelle San Paolino, in via Palazzuolo, sotto inchiesta l’ex assessore e l’ex direttore dell’urbanistica</strong></div>
<div>di Franca Selvatici</div>
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<div><strong>"Fermate quella speculazione" aveva chiesto nel giugno 2009 la consigliera comunale Ornella De Zordo di «perUnaltracittà». </strong>Si riferiva al progetto di trasformazione del convento di San Paolino in via Palazzuolo, già sede del Monte de’ Pegni, in un albergo a cinque stelle di 119 camere e 236 posti letto. Il pm Gianni Tei ha studiato le carte, che non lo hanno convinto affatto, e ha chiesto che l’intero iter urbanistico del piano di recupero, approvato il 16 febbraio 2009, venisse studiato da un consulente super partes in incidente probatorio. Nell’inchiesta sono indagate per abuso d’ufficio e falso nove persone, fra cui l’ex assessore all’urbanistica Gianni <span>Biagi</span>, l’ex direttore dell’urbanistica Maurizio Talocchini e l’avvocato Francesco Brizzi, che teneva i rapporti fra la proprietà e l’amministrazione. Secondo le ipotesi della procura, il Comune avrebbe indebitamente favorito la società San Paolino Hotel &amp; Resorts di Massimo Paganini e Simeone Raccah.</div>
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<div>La San Paolino ha acquistato nel 2003 il complesso immobiliare, che ha una superficie di circa 10 mila mq e si estende da via Palazzuolo a Borgo Ognissanti, costeggiando l’ex ospedale di San Giovanni di Dio. Sebbene sfigurato da due capannoni interni per il deposito dei beni in garanzia al Monte de’ Pegni, l’ex convento era quasi per intero classificato come edificio di particolare interesse storico. Per consentire la nascita dell’albergo, Palazzo Vecchio lo ha riclassificato e ha approvato una variante urbanistica e poi un piano di recupero nel quale, secondo le ipotesi di accusa, sono state consentite molte violazioni alle norme urbanistiche.</div>
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<div>La procura ritiene infatti che via Palazzuolo ricadesse in area satura ai fini della perimetrazione delle zone alberghiere, che la proprietà sia stata indebitamente autorizzata a realizzare meno parcheggi di quanti sarebbero stati necessari in base agli standard urbanistici, monetizzando i corrispondenti oneri, e ulteriormente autorizzata a monetizzare anche la quota di 20% di superficie che nei piani di recupero deve essere destinata a residenze sociali. Risultato, secondo le accuse: un aggravio del carico urbanistico della zona e un danno per l’ordinato sviluppo ediliziourbanistico del territorio. Dopo l’approvazione del piano di recupero, peraltro, l’amministrazione non ha rilasciato alcun permesso a costruire, e i lavori non sono mai iniziati.</div>
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<div>L’avvocato Felice Cecchi, che difende il progettista Massimo Maddii, sostiene per contro che il piano di recupero è del tutto regolare e che la realizzazione dell’albergo porterebbe grandi vantaggi alla zona di via Palazzuolo, oggi abbandonata al degrado, tanto più che il Quartiere aveva chiesto alla proprietà di rimettere in ordine la strada. (22 febbraio 2012)</div>
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