La Preparedness Union Strategy dell’UE è stata presentata il 26 marzo 2025 dalla Commissione europea. Il lancio è stato accompagnato da affermazioni prive di fondamento: “Rafforzerà la capacità dell’UE di anticipare, prevenire e rispondere a un’ampia gamma di minacce”. La Commissione ha messo insieme disastri naturali, conflitti geopolitici, rischi di cybersicurezza e cambiamenti climatici. Probabilmente per accontentare diverse lobby e ottenere il loro sostegno, ma anche per assicurarsi che il treno dei guadagni non si fermi quando finirà il conflitto in Ucraina. La strategia delineata nel rapporto non è esattamente nuova, si basa sul Rapporto Niinistö (ottobre 2024), che chiedeva un cambiamento di mentalità verso una “preparazione globale”.
La Commissione europea si basa su uno “stato di emergenza” permanente per espandere il controllo centralizzato, la militarizzazione e la sorveglianza con il pretesto della sicurezza. L’integrazione civile-militare della strategia è deliberatamente progettata per confondere i confini tra la vita civile e le agende di sicurezza, il che potrebbe portare alla sospensione delle norme legali, della democrazia e delle libertà individuali, come è accaduto durante l’operazione Covid. È un manuale nel segno di Carl Schmitt: un’emergenza, o stato d’eccezione, è la prova definitiva del potere politico e rivela a chi spetta tale potere. Lo stato di eccezione determina chi è sovrano in un determinato Stato. Su questa base teorica, egli sviluppa il concetto di decisionismo, in base al quale non è il contenuto effettivo o il “cosa” di una decisione l’elemento chiave, ma piuttosto il “chi” della decisione e se un determinato “chi” (o decisore) è l’autorità appropriata e il possessore della necessaria sovranità.
La Commissione europea rivendica una forma di sovranità all’interno dell’UE, insistendo sul fatto che gli Stati membri dell’UE stanno affrontando minacce che richiedono una mobilitazione permanente e rivendicando il potere di decidere cosa costituisce una “emergenza” e come rispondere. L’invito ai cittadini ad accumulare scorte e l’attenzione alle vaghe “minacce ibride” sono concepiti per alimentare il panico anziché placarlo. L’obiettivo non dichiarato è quello di ristrutturare la società per opprimerla piuttosto che per proteggerla.
L’allarmismo è il modo in cui l’UE aumenterà il sostegno a misure più autoritarie. L’unica vera emergenza, la recessione economica, non viene nemmeno menzionata nel rapporto. Ma state certi che l’allarmismo non farà altro che aggravare i problemi economici. Le narrazioni guidate dalla paura eroderanno la fiducia dei consumatori, portando a una riduzione della spesa. Quando le persone prevedono una crisi, spesso riducono gli acquisti discrezionali, rallentando così la crescita economica.
A causa dell’incertezza, le imprese e gli investitori possono ritardare o cancellare gli investimenti, a meno che non operino nel settore delle armi. La retorica negativa può scatenare il panico nei mercati finanziari, facendo crollare i prezzi delle azioni e aumentando i costi dei prestiti per i governi e le imprese.
I governi potrebbero reagire in modo eccessivo alle minacce percepite, attuando politiche poco mirate, che possono soffocare l’attività economica.
La paura può approfondire le divisioni all’interno dell’UE, in quanto gli Stati membri possono dare priorità agli interessi nazionali rispetto alle soluzioni collettive, indebolendo la capacità dell’Unione di affrontare efficacemente le sfide economiche. Ma non ditelo a Ursula e ai suoi tirapiedi. Il loro lavoro consiste nel fabbricare crisi piuttosto che prevenirle.
Traduzione del testo in inglese di Laura Ruggeri sul suo canale Telegram

Redazione

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