Da anni le scogliere a sud di Livorno sono meta di svaghi anche notturni, grazie alla discoteca in quel di Calafuria. Ci si arriva lungo la strada che serpeggia sul Romito, fra collina e mare: la Statale Aurelia, arteria di collegamento transitata ad ogni ora. A due passi da dov’è stata girata la drammatica scena finale del “Sorpasso”. Il locale, molto conosciuto, ospita da sempre centinaia di avventori. Una parte dentro, l’altra all’esterno, nella speranza di poter entrare. Soprattutto ragazzi e ragazze, che in mancanza di parcheggi adeguati sono costretti a sciamare lungo i margini della carreggiata con macchine e motorini. E a piedi, ovviamente. A qualsiasi ora della notte, con una illuminazione quasi inesistente, creando non pochi problemi alla circolazione e rischiando molto in prima persona, viste le auto che transitano nell’oscurità a poche decine di centimetri.
Bene, di fronte a una situazione così critica, cosa si sono inventati i titolari della discoteca? La richiesta di triplicare il numero dei posti disponibili, portandoli a 600 (diconsi seicento). E cosa avrà mai risposto la Commissione Comunale di Vigilanza dei Locali di Pubblico Spettacolo, che in questi casi dovrebbe verificare la sussistenza delle condizioni? Ovviamente di sì. Cosicché, altrettanto ovviamente, le sere delle festività e dei ponti primaverili di aprile si sono trasformate in un delirio stradale. Calca incontenibile intorno alla discoteca. Gente che parcheggiava dove poteva, sul ciglio della strada e anche a varie centinaia di metri di distanza, con la conseguente necessità di camminare a lungo, nel buio, per raggiungere la discoteca. All’andata probabilmente più sobri e lucidi di quanto sia immaginabile al ritorno. Inevitabili le segnalazioni degli automobilisti in difficoltà e delle forze dell’ordine (Carabinieri e Polizia, un po’ meno presente, pare, la Polizia Municipale).
Evitabile invece l’allarmatissima richiesta di aiuto del sindaco al Prefetto, perché ci mettesse una pezza. Con ordinanza prefettizia arrivata immediatamente: in discoteca potranno entrare solo 196 persone (anziché le 600) e purché abbiano prenotato. Chi non l’ha fatto se ne stia a casa, invece di accalcarsi all’esterno nella solita speranza di intenerire i buttafuori.
A essere ingenui ci sarebbe da chiedersi: ma perché il Comune prima autorizza questa follia e poi corre a chiedere aiuto al Prefetto per smentirla? Non è, per caso, che è sembrato carino (così come in varie altre circostanze a Livorno) non ostacolare la richiesta degli imprenditori della movida salvo poi, di fronte all’assurdità e pericolosità della situazione, fargli dire di no da un’altra Autorità? Non ci voleva la scienza di Einstein per comprendere l’impatto di centinaia di persone su una strada già critica e pericolosa (e non solo i benefici di cassa per il locale). Se non si è fatto non è (solo) per insipienza, c’è di peggio: un atteggiamento che alla tutela dei diritti collettivi preferisce il totale “laissez faire” a beneficio di chi ricerca sempre nuovi guadagni. Così come per le strade inondate dai pullman dei crocieristi, il Romito è semplicemente l’ennesimo luogo pubblico messo a disposizione dei profitti degli imprenditori privati.


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